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Papa Francesco, l'ultimo omaggio del San Lorenzo e l'insolita coincidenza tra tessera e data della sua morte

Il dolore profondo del mondo dello sport e del calcio per la scomparsa del Sommo Pontefice che tocca i cattolici e gli uomini per l'addio a una figura unica

Ultimo aggiornamento:

Elisabetta D'Onofrio

Elisabetta D'Onofrio

Giornalista e content creator

Giornalista professionista dal 2007, scrive per curiosità personale e necessità: soprattutto di calcio, di sport e dei suoi protagonisti, concedendosi innocenti evasioni nell'ambito della creazione di format. Un tempo ala destra, oggi si sente a suo agio nel ruolo di libero. Cura una classifica riservata dei migliori 5 calciatori di sempre.

Non ha mai celato, da primo argentino divenuto Papa e gesuita, quella preferenza che poi avremmo chiamato tifo qualora a esercitare con altrettanta partecipazione questo esercizio non fosse stato il Santo Padre, Francesco. Amava il San Lorenzo, la squadra che ha palesemente preferito nell’arco della sua esistenza senza negare stima e apprezzamento nei riguardi di personaggi che hanno popolato e reso unico il calcio argentino. E non indossando mai, quella casacca.

D’altronde, il San Lorenzo gli ha offerto un omaggio semplice ma carico di affetto per il Pontefice che mai ha nascosto la sua fede in Dio, in primis, e quella calcistica per il club argentino, poi.

Il Papa e il San Lorenzo

D’altronde già quando guidava Buenos Aires, era nota la sua inclinazione verso il San Lorenzo che ha dedicato un dono eccezionale e speciale che di consueto viene riservato a protagonisti assoluti, ma diversi appartenenti alla scena calcistica. Fu così per Diego Armando Maradona al quale, a fronte di una scomparsa tragica e dolente, è stato intitolato lo stadio di Fuorigrotta a Napoli e quel che si deve agli onori di un campione unico che ha mischiato e compreso il proprio ruolo nel calcio, ma pure nella politica, nella cultura sudamericana tutta. Presto uno stadio porterà il suo nome.

Il calcio, lo sport, nella vita argentina del Papa ha costituito un capitolo a sé. Con la “pelota de trapo”, un pallone di stracci, giocava nelle vie della sua giovinezza prima di dedicarsi al basket e comprendere la propria vocazione, a principio, osteggiata in famiglia.

La scomparsa del Pontefice, il dolore dei tifosi

Papa Francesco è mancato nelle prime ore di lunedì, all’età di 88 anni nella sua residenza di Santa Marta dove aveva scelto di vivere, a Roma. E in cui ha trascorso gli ultimi minuti della sua vita terrena, morendo a causa delle conseguenze di un ictus che lo ha colpito e la conseguente insufficienza cardiaca.

Sono trascorsi decenni, da quei fatti che abbiamo rammentato, l’emblematico incontro con la verità, le persone, quel pallone ma Bergoglio è divenuto Papa senza mai perdere la semplicità di un linguaggio incisivo ed efficace di chi ha conosciuto ogni angolo delle emozioni umane.

La tessera del San Lorenzo

Così il San Lorenzo, la sua passione giovanile, torna e rimane: la tessera che riporta il nome completo del Papa, Jorge Mario Bergoglio, specifica che era un membro “semplice attivo” (ovvero coloro che non utilizzano le strutture del club ma desiderano mantenerne i benefici).

L’immagine è riproposta dai social in concomitanza con la sua morte, a testimonianza di un legame viscerale e profondo con il San Lorenzo, il Cuervo che rimanda al fondatore e al rapporto decisivo con il sacerdote salesiano che lo fondò e la Chiesa argentina.

Su quella foto è indicata la data di adesione di Jorge Mario Bergoglio: 12 marzo 2008. La particolarità però sta nel numero di tessera: 88235 . Le prime due cifre corrispondono all’età al momento del decesso, mentre le ultime tre corrispondono all’ora del decesso: 2:35 in Argentina. Una coincidenza che turba i social e che sta suscitando interesse nel Paese natio del Santo Padre.

Come è nato l’amore per il Cuervo

Come riportato i siti di informazione argentini, su tutti La Nacion, l’amore di Bergoglio per il Cuervo è nato dal padre Mario José Bergoglio, che giocava a basket nel club. A soli nove anni, il Sommo Pontefice visitò per la prima volta il Gasómetro di Avenida La Plata e rimase stupito dai suoi colori, dal trasporto e dall’entusiasmo che solo il calcio sa suscitare. Erano i tempi dell’allenatore Diego García, nel lontano 1946. Anni dopo, nel 2008, decise di entrare a far parte del club. Aveva sempre le rate in regola.

“Ho guardato quasi tutte le partite casalinghe del campionato del 1946, che avremmo vinto pochi giorni prima che compissi 10 anni, e più di 70 anni dopo, ricordo ancora quella squadra come se fosse ieri : Blazina, Vanzini, Basso, Zubieta, Greco, Colombo, Imbelloni, Farro, Martino, Silva… I Magnifici Dieci. E poi… Poi c’era Pontoni. René Alejandro Pontoni, il centravanti, il capocannoniere del San Lorenzo, quello che si trascinava dietro il ‘Ciclón’, il mio preferito”, ha ricordato Francesco nella sua autobiografia ‘Esperanza’ (2025).

L’amore di Francesco per il San Lorenzo era tale che, quando divenne Santo Padre nel 2013, il giornalista e connazionale Gonzalo Rodríguez gli chiese una benedizione per l’Argentina e lui rispose: “Che vinca San Lorenzo”.

La sua consacrazione suscitò clamore: gli spalti si ricoprirono di blu e rosso e raffigurarono il volto del papa e anche personaggi come Novak Djokovic si sono spinti fino a dire di voler “far parte del club del Papa”, a rimarcare quanto la sua figura fosse carismatica e trascinante.

Pochi giorni dopo il suo insediamento presso la Santa Sede, Francesco è stato fotografato con indosso una maglietta del San Lorenzo nei pressi della Basilica di San Pietro. Una scelta che ebbe il suo impatto, anche per la FIFA, che decise di collocare una maglia del Ciclon nel suo museo, accanto alla fotografia del Papa tifoso capace di innalzare il club del San Lorenzo a una gloria inedita.

I suoi impegni non gli davano mai tregua, anche se trovava sempre il tempo per andare a San Lorenzo. Appena un anno dopo la sua nomina, ha potuto godersi il trionfo del Ciclón in Copa Libertadores con Edgardo Bauza contro il Nacional del Paraguay.

Pochi giorni dopo aver raggiunto la vetta delle Americhe, una delegazione di leader e giocatori si è recata in Vaticano per consegnargli una replica del trofeo e una maglia. Quando gli mostrarono l’aureola che avevano messo sullo scudo, Francesco rise e regalò l’ennesima battuta che il suo senso dell’umorismo gli ispirò.

Fonte: ANSA

La bandiera del San Lorenzo a San Pietro

Il lutto del San Lorenzo

La sensazione di perdita e la percezione del lutto, in Argentina come per il San Lorenzo, è assoluta e indiscutibile. Il club gli dovrebbe intitolare lo stadio, come annunciato anche da altre società in segno di devozione e gratitudine nei riguardi del Pontefice.

Il post è assai esplicito, in questo senso: “Non è mai stato solo uno di noi ed è sempre stato uno di noi. Cuervo da bambino e da uomo… Cuervo da sacerdote e cardinale… Cuervo anche da Papa… Ha sempre trasmesso la sua passione per il Ciclón: quando andava al Viejo Gasómetro a vedere la squadra del 46, quando cresimava Angelito Correa nella cappella della Ciudad Deportiva, quando riceveva le visite del Barça in Vaticano, sempre con totale felicità… Numero di tessera 88235”.

“L’anno scorso aveva ricevuto il nostro presidente Marcelo Moretti che gli aveva proposto ufficialmente che il nostro futuro stadio in Avenida de la Plata venisse chiamato ‘Papa Francesco’. Emozionato, il Santo Padre aveva accettato senza il minimo dubbio”, ha poi ricordato il club. “Avvolti da un profondo dolore, oggi #SanLorenzo dice a Francesco: Addio, grazie e arrivederci! Saremo insieme per l’eternità!”.

Il dolore per la perdita del papa argentino, grande tifoso ed estimatore del calcio del suo paese, lo si comprende anche dalle parole del presidente della Federazione, Claudio Tapia, e il comitato esecutivo, “esprime il suo dolore, le sue condoglianze e rende omaggio a Papa Francesco dopo la sua scomparsa. Francesco – afferma in una nota pubblicata sul sito – era una figura di spicco non solo dal punto di vista spirituale, ma anche calcistico: incontrò giocatori, allenatori e leggende del calcio, come il capitano della nazionale argentina Lionel Messi e Diego Armando Maradona”.

Messi e Maradona

Proprio su Messi e Maradona, Bergoglio era stato capace di inventare una risposta esemplare destando il sorriso in chiunque fosse presente. L’ennesima riprova della sua capacità, umana ma unica, di trovare nel linguaggio della gente la forza del suo messaggio.

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