Chiusa la stagione 2024 con il GP della Solidarietà di Barcellona, è tempo di un sommario bilancio di questa annata di MotoGP che ha visto il primo trionfo in carriera nella classe regina di Jorge Martin. Dietro di lui il campione uscente 2023 Francesco Bagnaia, che però non merita una bocciatura: a tal proposito scopriamo i nostri personalissimi voti ai protagonisti principali di questa stagione.
- MotoGP 2024, il pagellone dei principali duellanti al titolo: Martin, Bagnaia e Marquez
- Tra voglia di riscatto e rookie sorprendenti: Bastianini ed Acosta
- Quartararo nonostante tutto, Marini se l'è andata a cercare?
MotoGP 2024, il pagellone dei principali duellanti al titolo: Martin, Bagnaia e Marquez
Jorge Martin, 10: Un campione è tale se anziché perseverare nei propri errori comprende con umiltà dove sbaglia, e da lì lavorare per smussare angoli anche caratteriali e, con tenacia, dare il massimo per migliorarsi. Questo è ciò che ha fatto lo spagnolo, che nel 2024 ha fatto un passo avanti rispetto allo status di colui che nel 2023 spiccava nelle Sprint senza però quel passo in avanti decisivo per essere costante in ogni fine settimana e ambire al titolo. In questa stagione la situazione si è capovolta con la sua eterna ma rispettata nemesi Bagnaia, e Martin non si è lasciato scomporre né dall’incursione nel duello per il titolo di Marquez, né da un mercato dove la strada per l’agognato posto in Ducati ufficiale gli è stata sbarrata, preferendogli proprio il connazionale. Il futuro pilota Aprilia ha mantenuto lucidità, arrivando all’ultimo appuntamento della stagione con un vantaggio di 24 punti su Pecco. E nonostante Pecco abbia conquistato Sprint e gara a Barcellona nell’ultimo appuntamento dell’anno, Martin è arrivato a questa tappa conclusiva come il principe di Condé prima della battaglia di Rocroi: con la serenità quindi di chi sa di aver fatto tutto il possibile per avere quel vantaggio necessario per blindare sino all’ultimo il proprio titolo.
Francesco Bagnaia, 7,5: Una stagione snervante per il campione uscente, con un duello vissuto contro Martin (più l’intromissione estemporanea di Marquez e la crescita del compagno di squadra Bastianini) sul filo dei punti. Intendiamoci, il suo 2024 non è stato un disastro, con in particolare il doppio trionfo al Mugello (nonostante una penalità) a stagliarsi nella stagione di Pecco. Ma al tempo stesso qualche errore di troppo, come riconosciuto dallo stesso pilota sabaudo prima di Barcellona (dove pure ha venduto carissima la pelle), ha compromesso la possibilità di portarsi a casa il quarto titolo mondiale in carriera. Spigolatura finale: meriterebbe comunque un 10 e lode per la caratura umana dimostrata a seguito dei fatti di Valencia, sostenendo senza remore di essere pronto a rinunciare alla lotta per il titolo pur di non correre sulla pista vicino ai territori colpiti dall’alluvione. Una risolutezza mica scontata per uno sportivo professionista del suo livello.
Marc Marquez, 9: Gli ultimi tempi con Honda sembravano il preludio al tramonto di un pilota che poteva instradarsi verso il pensionamento, beandosi comunque dei titoli mondiali portati a casa in una carriera sfavillante. E invece il nuovo inizio in Gresini con una Ducati precedente rispetto a quella a disposizione dei piloti ufficiali ha rappresentato una scommessa vinta dello spagnolo. Dopo un avvio in sordina, la sua stagione è stata un crescendo rossiniano con tanto di doppio trionfo in Aragona tra Sprint e gara, terminando così un digiuno di ben 1.043 giorni senza vittorie in MotoGP. Marquez è stato il vero terzo incomodo nel duello tra Martin e Bagnaia per il titolo, nonché il migliore dei non eletti in questa tenzone tra il connazionale e l’italiano prossimo suo compagno di squadra. E infatti come se non bastasse, puntando i piedi si è guadagnato pure il sedile nel team ufficiale Ducati dal prossimo anno. Sconvolgendo il mercato piloti. Un genio del male.
Tra voglia di riscatto e rookie sorprendenti: Bastianini ed Acosta
Enea Bastianini, 8,5: Dopo un 2023 da tregenda un 2024 di assoluta rinascita. Pur dovendo sostenere le incertezze sul proprio futuro e sentendosi ormai sacrificabile nel mercato Ducati (e difatti il prossimo anno lo vedremo nel team Tech3 di KTM) dà fondo al proprio serbatoio di rabbia e voglia di rivalsa firmando un campionato memorabile. La doppietta a Silverstone è l’apogeo, così come l’essersi candidato anche a potenziale rivale per il titolo, ma non bisogna dimenticare la continuità di cui ha dato prova finendo sempre tra i primi quattro in nove gare di fila.
Pedro Acosta, 6,5: Il rookie che in bacheca può vantare i titoli Moto3 e Moto2 ha avuto un inizio di stagione al fulmicotone, tanto è vero che i media che volteggiano in attesa di piombarsi sulla promessa di turno da magnificare lo avevano eletto come potenziale contendente al titolo. La realtà invece è stata più spietata (e concreta) del previsto, e i due podi di fila in MotoGP da record (il più giovane di sempre ad ottenere questo filotto) sono stati più che altro un acuto estemporaneo. La mancanza continuità infatti ha azzoppato il pilota, assieme alla crisi che sta vivendo KTM e che inevitabilmente si riverbera in pista. Senza dimenticare poi gli errori, inevitabili peccati di gioventù, e nonostante ciò lo stesso spagnolo si è detto stupito di poter lottare per la quinta posizione del campionato dopo una stagione del genere. Si merita comunque qualcosa più della sufficienza risicata per la determinazione messa in campo, più forte di cadute e infortuni (come quello patito nella Sprint del GP d’Australia che lo ha costretto a saltare la gara), per la resistenza alle pressioni mediatiche e per un talento in vitro destinato a sbocciare. E, non ultimo, una personalità che spicca, nel bene e nel male (oltre ad averci regalato in diretta tv uno dei momenti più trash della storia della MotoGP, tuonando una plurima eruttazione dal cavo orale nel retropodio del GP di Indonesia davanti ad un impassibile e sempre elegante Bagnaia).
Quartararo nonostante tutto, Marini se l’è andata a cercare?
Fabio Quartararo, 6: Il suo miglior risultato in gara è stato il sesto posto nel GP della Malesia, a fronte di una stagione vissuta stazionando tra le soglie e le retrovie della top ten. Eppure merita la sufficienza perché rispetto ai disastri degli anni precedenti (lì le bocciature non gliele leva nessuno, ahilui) si è intravista la proverbiale luce in fondo al tunnel. Lo stesso francese, ammettendo una stagione tra le peggiori mai vissute in termini di risultati, ha comunque guardato al bicchiere mezzo pieno del lavoro svolto con il team e con la M1. Certo, ha dovuto impegnarsi ulteriormente a fortificare la propria pazienza di Giobbe, migliorando dal punto di vista caratteriale in questo 2024 e resistendo dal mandare a stendere chiunque nel box. Yamaha dal prossimo anno potrà godere dei rinforzi del team Pramac, e lo stesso Quartararo inizia a guardare al futuro con un po’ di fiducia in più.
Marco Bezzecchi, 6: In una stagione in cui ha imparato come diventare più forte tra fatiche e difficoltà, il pilota al suo ultimo anno nel team VR46 ha subito un ridimensionamento rispetto ad un 2023 in cui ad un certo punto sembrava un potenziale sfidante per il titolo. Il 2024 invece potrebbe essere visto come un anno di transizione verso il nuovo capitolo Aprilia, dove condividerà il box con Martin.
Fabio Di Giannantonio, 5: Il rinnovo con Ducati gli ha dato la serenità che meritava rispetto alle passate incertezze di mercato. Conquista diversi piazzamenti al quarto posto nelle gare lunghe, come in Olanda, in Australia e in Thailandia (queste ultime due di fila), ma non ripete l’exploit della vittoria ottenuta alla fine della stagione 2023 nel GP del Qatar. L’infortunio che gli impedisce di finire l’attuale campionato azzoppa ulteriormente una stagione non pessima, ma neppure sfavillante. E Di Giannantonio inizia a non avere più lo status della brillante promessa, ma è chiamato a cercare qualche certezza in più per fortificare la propria carriera.
Luca Marini, 4,5: Meriterebbe un 10 per il coraggio dimostrato nel mollare l’universo Ducati sulla cresta dell’0nda per una Honda avviata sul cupio dissolvi (o forse una bocciatura per l’incoscienza, a seconda dell’approccio apocalittico o integrato sul cambio di team stabilito dal pilota di Urbino). Ma la prima stagione con la casa giapponese è stata a dir poco deludente, anche se un po’ si sapeva, e la RC213V definita da Marini “impeccabile” non ha dato le giuste risposte in termini di prestazioni. Un anno di crescita per l’ex VR46, in attesa di magnifiche sorti e progressive che però sembrano al momento una pura utopia.