La gara disputata al sabato del GP d’Australia causa condizioni meteo (invertendo il giorno con la Sprint Race, con le competizioni di domenica anticipate di un’ora ma comunque sempre in bilico) ci ha consegnato un vinto d’eccezione, ovvero Jorge Martin. Lo spagnolo sulla Ducati del team Pramac si è distinto suo malgrado per aver monopolizzato la testa della gara sino a perderla nell’ultimo giro, causa gomme. E per un ex pilota MotoGP dietro c’è qualcosa.
- La scelta di Martin per il GP d'Australia, poi tradito dalla gomma posteriore
- Martin: "Non ho forzato alcuna scelta, ho fatto ciò che pensavo"
- Il complotto insinuato da Marco Melandri
La scelta di Martin per il GP d’Australia, poi tradito dalla gomma posteriore
Andiamo con ordine: la gara del sabato ha visto il trionfo di Johann Zarco, al suo primo successo nella classe regina. A seguire Francesco Bagnaia, autore di un sorpasso all’ultimo giro sulla principale nemesi per il titolo Martin, terzo uno sfavillante Fabio Di Giannantonio. Concentriamoci però sul duello tra Pecco e l’iberico del team satellite Ducati: Martin aveva deciso di montare come posteriore una gomma soft, così come fatto da Marc Marquez e da Pol Espargarò.
Per tutti loro una scelta infausta, più pesante però per colui che contende a Bagnaia l’iride MotoGP. Dominatore della gara per 26 giri, al 27esimo ed ultimo però inizia a perdere terreno, con la gomma dietro che non ha più retto. Martin viene così infilato dal compagno di squadra Zarco, e poi dagli altri (finirà quinto).
Martin: “Non ho forzato alcuna scelta, ho fatto ciò che pensavo”
Lo spagnolo puntava a gettare il cuore oltre l’ostacolo rischiando con una posta in palio altissima, ovvero la vittoria con strategia pneumatica azzardata, di quelle che o trionfi o perdi malamente. E cedere la leadership nell’ultimo giro di una gara che è stata una passeggiata sul velluto ricade sicuramente nella seconda ipotesi. E da un vantaggio in testa alla classifica iridata di 7 punti, l’iberico è sceso al secondo posto dietro a Bagnaia con un gap di 27 lunghezze.
Martin post gara ha riconosciuto l’errore, ma ha anche messo le mani avanti: “Io non ho dovuto forzare nessuna scelta, forse mi è mancato qualcuno che mi dicesse che quella gomma non si poteva mettere. Ma in queste decisioni siamo un po’ da soli e abbiamo fatto quello che pensavamo”.
Il complotto insinuato da Marco Melandri
Ma da casa qualcuno ha lanciato un sospetto, piuttosto vago a dire il vero. Parliamo di Marco Melandri, uno che la MotoGP la conosce bene e non necessita di ulteriori presentazioni. In una storia del suo profilo Instagram l’ex pilota ha insinuato che ci fosse qualcosa sotto dietro la strana decisione da kamikaze di Martin, che più che da banzai è stata da seppuku.
“Martín va il doppio di tutti – ha scritto Melandri – come per magia monta solo lui una soft al posteriore che a Phillip Island lo sanno anche i bambini che non finisce la gara… Sarà così poco intelligente o lo avranno ‘spinto’ a farlo…?”.
Una dietrologia che però fa a pugni con la dichiarazione di Gigi Dall’Igna, direttore generale di Ducati Corse, che ha spiegato a Sky Sport come la scelta particolare delle gomme, pur “rischiosa”, è stata una libera decisione del pilota. “Noi abbiamo cercato di dirglielo di non usare quella gomma. La scelta è poi sempre del pilota“.
E come si può capire, Dall’Igna ha praticamente confutato la ricostruzione dello stesso Martin sul fatto che fosse stato lasciato solo nella sua – forse avventata – decisione. I complotti meglio lasciarli fuori dalla MotoGP, almeno qui grazie.
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