Negli ultimi anni abbiamo assistito a un grande cambiamento nella MotoGP. Non ci sono più i campioni indiscussi, i capopopolo che col loro talento e le loro prestazioni erano in grado di convogliare l’attenzione del mondo intero. Ora stiamo assistendo a un livellamento generale della MotoGP, dovuto alla fabbricazione di moto praticamente uguali tra di loro.
Questo però ha fatto sparire un poi’ di magia in questa categoria, ed è anche per questo che la MotoGP si trovi ora con problemi finanziari non irrisori. Ora ci sono non più 2 o 3 piloti, ma 8-10 a contendersi il Mondiale.
Lin Jarvis ritiene comunque che oltre ai Rossi e ai Marquez ci sia ancora qualcuno di speciale, ovvero Fabio Quartararo.
- La MotoGP è diventata popolare con gli idoli: ora non ce ne sono
- L'analisi di Lin Jarvis verte proprio su questo
- Jarvis eleva Quartararo al livello dei più grandi
- Cosa manca a questa MotoGP per tornare ai fasti del passato
La MotoGP è diventata popolare con gli idoli: ora non ce ne sono
Tralasciando le epoche ormai molto indietro negli anni, dal 1995 ad oggi la MotoGP è diventata una categoria che ha iniziato a interessare tutto il mondo anche a livello televisivo prima e di Pay-Tv poi? Per quale motivo? Grazie a persona, Valentino Rossi.
L’interesse verso lo sport è derivato dalle rivalità negli anni (Rossi-Biaggi, Rossi-Gibernau, Rossi-Perdonsa, Rossi-Lorenzo, Rossi-Stoner, Rossi-Marquez). Ora, questo aspetto non esiste più, dato che non si vedono più i veri fenomeni, quelli che dominano i campionati e annichiliscono gli avversari. Di conseguenza, non esiste più neanche un catalizzatore dell’attenzione mondiale.
Marquez è stato un dominatore in pista, e potrebbe esserlo nuovamente, ma non ha mai avuto la popolarità di Rossi (vedi 2015, quando a livello di marketing internazionale Marquez si è demolito mettendosi a confronto con Rossi, ndr).
La MotoGP ha bisogno di un idolo per tornare a essere l’attrazione che era. Di capopopolo, di gente che attragga l’attenzione non solo per le vittorie in solitaria, ma anche per come si esprime fuori dal tracciato. Al momento, all’orizzonte, di soggetti simili non se ne vedono.
L’analisi di Lin Jarvis verte proprio su questo
Lin Jarvis, capo della Yamaha, ha parlato proprio di questo aspetto ai microfoni di Crashnet. L’epoca dei titani è finita, soprattutto per via dell’elettronica che ha invaso la categoria. Una soluzione che permette di estremizzare le prestazioni delle moto ma che livella molto tutti i contendenti in pista.
Questo toglie spettacolo, appeal ed emozioni. La mancanza di una forte componente umana è decisamente il maggior motivo per il quale molti appassionati del Motorsport non guardano più le gare, se non quelle dove il componente umano è ancora rilevante (vedi la Dakar di questi giorni). La stessa direzione l’ha intrapresa la F1 con la rivoluzione del 2022, una soluzione per creare più spettacolo (in linea teorica, poi abbiamo visto come è andata, ndr).
Queste le parole di Jarvis:
“Sono sempre molto cauto nel confrontare centauri di epoche diverse. Al tempo dei quattro alieni – Rossi, Stoner, Lorenzo e Pedrosa -, avevano un livello diverso rispetto agli altri e vincevano tutto, mentre ora non è più così. Nella MotoGP attuale abbiamo otto o dieci piloti ad un alto livello e vediamo tanti vincitori diversi. E questo credo sia dovuto al fatto che le prestazioni delle moto sono ora più livellate”.
Jarvis eleva Quartararo al livello dei più grandi
Nella stessa intervista, Jarvis attribuisce al Diablo Quartararo, vincitore del titolo del mondo 2021, le caratteristiche dei più grandi, dei Rossi, dei Lorenzo e dei Marquez.
Un’opinione che non si può ignorare, data la persona che la esprime, ma che lascia comunque alcune perplessità a livello più emotivo che tecnico:
“Ci sono sempre dei talenti straordinari e Fabio è sicuramente uno di questi, ha un qualcosa in più. Ad esempio Casey era uno di questi, e anche Valentino lo riconosceva. Si tratta di coraggio, abilità, tempi di reazione, comprensione della moto. Quartararo ha sicuramente questi aspetti. Non dobbiamo poi dimenticare l’aspetto fuori dalla moto, alcuni piloti hanno la capacità di fare squadra attorno a sé. Rossi ne è un esempio, e lo è anche Marquez. Nel gruppo di lavoro di Marc in HRC sono tutti molto uniti e affiatati. Ed è lo stesso per Quartararo”.
Cosa manca a questa MotoGP per tornare ai fasti del passato
Insomma, alla MotoGP manca comunque qualcosa da un po’ di anni a questa parte, ma cosa? La risposta è semplice, ed è la stessa cosa che non può esserci senza i Rossi, senza i Senna e gli Schumacher, senza i Federer e i Nadal, senza anche i Marquez: mancano gli idoli, mancano le emozioni, manca il tifo.
Bene la vittoria di Bagnaia, bene i successi di Bastianini e di Di Giannatonio, ma manca l’idolo, manca l’one man show, quel fenomeno non solo in pista, ma anche a livello di media. Il Dottore, Rossifumi, Valentink, era molto più di un pilota, così come lo era il kaiser Schumacher o il Re Federer.
Si può discutere di tecnica, di motociclette, di talento, ma finché mancano gli idoli in grado di muovere le masse, lo sport rimane solo agonismo, non emozione. Finché non nascerà un altro personaggio simile, il problemi della MotoGp rimarranno.