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MotoGP, "Marquez rischia la vita": l'avvertimento dell'ex campione

Secondo Wayne Gardner Marc Marquez dovrebbe smettere con la MotoGP: troppi infortuni e troppi rischi inutili, a suo dire, potrebbero costare carissimo all'otto volte campione del mondo spagnolo

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Luca Santoro

Luca Santoro

Giornalista

Esperto di Motorsport ma, più in generale, appassionato di tutto ciò che sia Sport, anche senza il Motor. Dà il meglio di sé quando la strada fa largo alle due o alle quattro ruote

Dall’ultimo mondiale vinto nel 2019, la carriera di Marc Marquez è precipitata in una spirale negativa, una via crucis di infortuni di una certa entità che lo hanno via via messo ai margini di una MotoGP che ha trovato nuovi protagonisti e più varietà al vertici.

Il declino fisico e sportivo di Marc Marquez

Il casellario delle sfighe del campionissimo spagnolo è lunga, ed ha subito una notevole accelerata da quella disgraziata stagione 2020 che non disputò a causa di una frattura dell’omero nel GP di Spagna che, da palla di neve, è diventato una valanga che lo ha travolto (anche perché il rientro in Andalusia a pochi giorni dall’infortunio è stato più un peccato di hybris che una prova di forza caratteriale e fisica).

Tra infortuni, svariati interventi, una diagnosi di diplopia, rientri e cadute, Marquez sta dimostrando una tenacia senza pari ma al tempo stesso un’ostinazione che, secondo altrettanto blasonati colleghi, potrebbe costargli caro.

Gardner consiglia a Marquez il ritiro: “Fermati sinché sei in tempo”

Wayne Gardner ha scritto la storia della MotoGP inserendo il proprio nome nell’albo d’oro del 1987. L’australiano, padre dell’altrettanto pilota Remy (trionfatore nella Moto2 del 2021 ed attualmente in gara nella Superbike dopo un addio non proprio all’acqua di rose in MotoGP con KTM), parlando ai microfoni della testata Motosan ha messo in guardia il Cabronçito, consigliandogli sic et simpliciter il ritiro.

“Sono un suo grande fan – ha premesso – ma temo che si possa fare male in modo serio se insiste con il voler tornare”. E quindi Gardner ha proposto questa disamina: “Le moto sono cambiate, i piloti sono molto più giovani. Ha già 30 anni ed hai una mentalità diversa. Non lo dico perché voglio criticare, ma perché sono preoccupato per la sua vita futura, deve capire che ha ancora almeno altri 50 anni da vivere”.

Non solo guai fisici: i rapporti tesi tra Marquez ed Honda

Se è vero che l’epopea Honda è finita ed adesso a dominare sono le desmosedici Ducati, anche per Marquez i tempi di gloria sembrano lontani. Al di là dei meri risultati (il migliore sino ad ora è il terzo posto nella Sprint Race del primo appuntamento stagionale) l’iberico sta continuando a pagare pegno ad un fisico che inizia ad essere un po’ usurato, come dimostra l’ennesimo infortunio patito (al metacarpo) che lo ha lasciato lontano dalle gare per tre GP.

Emblematico poi il fine settimana horror del Sachsenring, dove tra l’altro sono venuti al pettine i nodi con una Honda con cui i rapporti sono allo zero termico. Il dito medio mostrato in mondovisione durante le prove libere, come protesta per una RC213V tutto fuorché stabile, la sfilza di ben cinque cadute nelle varie sessioni, lo sconforto plateale: una sequela di momenti nerissimi culminata poi con la decisione di non correre ad Assen, al successivo GP d’Olanda per via degli infortuni alle costole, ad un dito e ai legamenti del piede.

Le responsabilità di Honda secondo Gardner

“Marc ha subito molti infortuni, poi però torna e si infortuna subito di nuovo. […] Ai miei tempi, se avessimo avuto cinque o sei incidenti all’anno ci saremmo ammazzati“, ha continuato Gardner, che ha poi sottolineato come i progressi tecnici attuali fanno sì che ci siano meno infortuni ma più cadute.

“Mi sono ritrovato nella stessa situazione di Marc e quando hai subito molti infortuni è difficile vincere di nuovo. La mentalità cambia, il corpo si indebolisce e tutto questo alimenta un ciclo di frustrazione”. Ma per l’ex pilota australiano anche Honda ha le sue responsabilità, a cominciare dal fatto che non vengono fatti investimenti per “buoni collaudatori”.

“Fanno affidamento su Marc Márquez, che è molto veloce, ma non credo sia un buon collaudatore. Márquez ha molto talento, ma il problema è che non è un collaudatore e non sa come migliorare la moto. Perciò, consapevole che molti piloti non sono all’altezza del suo livello, lui continua a spingere al di là di ciò che è gli consente il mezzo stesso”, è la disamina di Gardner, che spiega anche le continue cadute dello spagnolo.

“Mi auguro che Marc capisca che è il momento di godersi la vita”

Quindi, è la chiosa dell’australiano, “vincere un’altra gara dopo aver vinto otto campionati del mondo non dovrebbe essere una priorità ora. La mia opinione è che abbia già fatto abbastanza. Il problema è che Marc è fatto così, è molto competitivo e continua a girare sempre più veloce finché non cade. Ci siamo passati tutti – ha concluso Gardner – , ma un giorno ti svegli ed ammetti a te stesso che forse non dovresti correre un tale rischio e che sarebbe meglio goderti il resto della tua vita. Mi auguro che presto anche Marc la veda così”.

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