Non si può più godere neppure di una vittoria. Più o meno deve averla pensata così Francesco Bagnaia quando s’è sentito dire da Jorge Lorenzo che l’esultanza seguita alla vittoria di Mandalika è stata “un errore”. “Questi non sono bei gesti da fare, perché non ha senso stuzzicare la bestia quando è ferita. Il rivale va mantenuto calmo, non va fatto arrabbiare. E poi, diciamolo chiaramente: Jorge Martin è caduto, altrimenti avrebbe vinto senza difficoltà la gara. Anche per questo motivo farebbe bene Bagnaia a non festeggiare troppo frettolosamente”.
Le parole del “Martillo”, arrivate durante il post gara a DAZN Espana, in qualche modo sono destinate a rinfocolare una polemica che pure, vista anche la grande correttezza del duello tra Bagnaia e Martin, non avrebbe avuto alcun motivo di esistere. Ma sembrano state messe ad arte per alzare un po’ di fumo in un momento nel quale il campionato mondiale ha vissuto una giornata destinata a rovesciare quella che pareva essere l’inerzia consolidata dell’ultimo periodo, con lo spagnolo in forte recupero e addirittura capace di sopravanzare il piemontese in vetta alla classifica grazie alla vittoria (netta) nella Sprint Race del sabato. Ma dopo lo scivolone della gara domenicale, di nuovo tutto è torsato in discussione, con Pecco fiondatosi avanti di 18 punti.
Polemica strumentale
Lorenzo, che in carriera ha vinto tre titoli mondiali, di cui l’ultimo (2015) grazie al portentoso aiuto di Marquez, capace di ostacolare a più riprese Valentino Rossi in una sorta di “patto tra spagnoli” per controbattere il nemico comune col 46 sulla carena, ha fatto capire da che parte sta, per quanto la logica impone che privilegiare un connazionale (parlando peraltro ai microfoni di una rete spagnola) non è poi una cosa tanto sbagliata. Ma le critiche rivolte a Bagnaia sono sembrate per lo più pretestuose, anche perché non legate certo ad aspetti tecnici, come da un ex pilota e campione del mondo ci si potrebbe aspettare.
Lorenzo ha poi rincarato la dose, tornando nuovamente sul concetto espresso a fine gara. “Cosa fare se io fossi Bagnaia? Non lo so, ma con intelligenza sceglierei di tenere un profilo basso. La fortuna gli ha dato una grossa mano, perché senza l’errore di Martin non credo che sarebbe riuscito a vincere la gara. Per questo dico che stuzzicare il rivale e farlo arrabbiare ancor più di quanto già non fosse arrabbiato non credo sia stata una buona idea. Così facendo, Jorge nella prossima gara tornerà più forte e arrabbiato di prima. Senza dimenticare che è stato lui a perdere la gara, non Pecco a vincerla”.
Il rush finale
Che tra Lorenzo e Bagnaia non ci sia grosso feeling lo si era capito già in altre occasioni, nelle quali “El Martillo” non aveva lesinato critiche per il modo di correre del piemontese, accusato spesso e volentieri di essere “troppo irruento” e di buttare via le gare con troppa facilità. “Quando si cade una volta si commette un errore, quando si cade 4-5 volte allora c’è una ragione diversa”, aveva sentenziato dopo la caduta avvenuta al Sachsenring nel giugno del 2022, quando ancora la rimonta nei confronti di Quartararo appariva alla stregua di una chimera (c’erano 91 punti a dividerli in classifica: alla fine però il mondiale l’avrebbe portato a casa Bagnaia). Critiche alle quali Pecco non ha mai risposto a parole, ma soltanto con le vittorie in pista.
Bagnaia vuole riprendersi il Mondiale
Un po’ come fatto domenica scorsa a Mandalika, bravissimo a riscattare l’opaca prestazione nella Sprint Race, dove ha chiuso ottavo alle spalle di Bastianini, incapace di superarlo nonostante ripetuti tentativi portati (e anche su quelli Lorenzo ha avuto da ridire, affermando quanto “Bagnaia fosse più nervoso del solito, forse perché sta perdendo troppi punti da Martin”). La gara indonesiana ha contribuito a rimescolare le carte, ma adesso è chiaro che la posta in gioco diventa ancora più elevata: domenica si corre a Philip Island, dove un anno fa vinsero addirittura la Suzuki di Rins (con Marquez secondo sulla Honda) e Bagnaia chiuse terzo (Martin sesto), poi si va a Buriram, in Thailandia, pista che lo scorso anno sorrise alla KTM di Oliveira.
Difficile capire se la rimonta di Martin, al netto della caduta di domenica scorsa, abbia subito un colpo determinante o se si sia trattato solo di un incidente di percorso. Il tutto prima del gran finale tra Sepang, Qatar e Valencia che in 15 giorni, in pieno novembre, deciderà la volata per il titolo iridato. E chissà Lorenzo cosa avrà a da dire al riguardo.