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Nainggolan e il suo 'odio' per la Juventus: ecco tutti i motivi

Il centrocampista della Spal ha spiegato al Corriere della Sera perché ha sempre rifiutato di prendere in considerazione l'ipotesi bianconera

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Radja Nainggolan è un calciatore atipico, ossia ama vivere anche fuori dal campo, fare serate, bere e qualche volta far arrabbiare i vari allenatori che ha incontrato nella sua carriera. Walter Sabatini lo ha definito scherzosamente un ‘delinquente’. Oggi gioca in Serie B, nella Spal, perché lo voleva il suo amico Daniele De Rossi, che poi è stato esonerato. In una lunga intervista al Corriere della Sera, il belga ammette di ‘odiare’ una squadra, la Juventus, dove mai sarebbe andato a giocare. E spiega anche il perché.

Nainggolan: “La Juventus pagava gli arbitri”

L’odio per la Juventus, secondo Nainggolan, nasce dal fatto che i bianconeri non sarebbero mai stati onesti. Secondo il belga, arrivava a “pagare gli arbitri”. Ricorda in particolare un episodio, per lui significativo: “Ho detto mai alla Juventus, è vero. Saranno pure stati i più forti, ma ho esperienze in campo contro di loro dove vincevano, e non solo per bravura. Erano agevolati. Con la Roma, nel 2014, perdemmo 3-2, con due rigori fuori area”.

Insomma, il ciclo di nove scudetti consecutivi sarebbe arrivato grazie agli ‘aiutini’ secondo il Ninja, che in A ha vestito le maglie dei grandi avversari della Juve, vale a dire Roma e Inter.

Nainggolan: “Ho bevuto anche 20 shottini prima di un match”

Vita sregolata quella di Nainggolan, non da atleta. Ma a lui sta bene così: “Sono un calciatore e prima ancora un uomo che ha scelto di essere felice. Ho nella testa e nell’anima le sofferenze che ho vissuto da ragazzo. Eravamo poveri, mia madre faceva le pulizie e mille lavori extra per sostenerci. Mio padre ci ha lasciati che ero giovanissimo. Mi sono sacrificato per diventare un calciatore, guadagnare e far vivere bene i miei cari che come me e con me hanno sofferto”. Le notti fuori sono una costante: “La natura mi ha fatto un dono: ho un fisico che non ha mai risentito delle cavolate che ho fatto. Certo a 20 anni esci tutte le sere, adesso magari di serate ne faccio due-tre, se mi va. Ma non rinuncio a vivere. Posso anche bere un po’ la sera, l’importante è poi andare in campo a tremila. Si racconta che creavo problemi negli spogliatoi, ma da Piacenza, al Cagliari, alla Roma e all’Inter ho avuto buoni rapporti con tutti. Ci sono compagni che sento ancora oggi”.

Sabatini, ancora lui, diceva che era capace di bersi otto drink tutti insieme: “L’ho chiamato e gli ho detto che otto sono pochi. Ne bevo anche venti. E che poi vado in campo lo stesso. Mi vuole bene, mi ha sempre consigliato di avere una vita più tranquilla. Pensa che avrei avuto una carriera migliore. Ma non sono d’accordo, in campo ho dato il massimo”.

Nainggolan: “Ho fatto cavolate ovunque”

Ammette di essere andato spesso oltre le righe, Radja: “Ovunque ho fatto cavolate. A Roma arrivavo in ritardo, ci sono stati video in cui di sera ero poco lucido e poi quel famoso Capodanno a casa mia… Lo ricorderò per tutta la vita. Forse è stata quella la notte più folle”. Entra nei dettagli: “Beh, nei miei video si vede che ero ubriaco, che fumavo e dicevo parole fuori posto: fece il giro del mondo. Fui attaccato da tutti, la Roma andò su tutte le furie. E avevano ragione”.

All’Inter, Conte lo fece fuori: “Situazione diversa da quella di Icardi. Conte con me fu chiaro, mi disse che non facevo parte del progetto. Apprezzai la sua sincerità anche se non mi fece piacere”. Il cuore dice “Roma”. Spalletti: “A Roma benissimo, all’Inter ho giocato poco ma comunque ho fatto 6 gol in 29 partite. Mi ha sempre detto le cose in faccia. L’ho sentito ultimamente, ci siamo presi in giro”.

Pure all’Anversa le cose non sono andate bene: “Ero contento di essere tornato nella città dove ci sono due delle mie figlie e dove sono cresciuto. Quando sono arrivato all’Anversa dicevano che ero un grande giocatore, alla fine mi hanno trattato come un pezzo di m…, un parassita. Non li perdono”. In Belgio è stato beccato mentre fumava in panchina e alla guida con la patente scaduta: “Sì ho sbagliato, si può ogni tanto? Agli umani succede. Non è che poi per un mese si deve parlare sempre del mio errore. Mi hanno impedito di entrare dalla porta principale, spostavano le mie cose nello spogliatoio. Mi dissero: dimostra che sei cambiato e mi sono comportato bene. Non hanno mantenuto la parola”.

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