Perché Aurelio De Laurentiis, da sempre intransigente nei confronti delle richieste degli ultrà del Napoli, acconsentì lo scorso aprile ad incontrare i capitifosi storici e a siglare con loro la “pace”? Questa la domanda che s’è posta la Procura della Repubblica di Napoli, che ha aperto un’inchiesta sulla vicenda: per gli inquirenti il presidente del club partenopeo fu vittima di un’estorsione.
- Napoli, l’incontro tra De Laurentiis e gli ultrà
- Napoli, la strategia degli ultrà contro De Laurentiis
- Napoli, l’ipotesi di estorsione contro De Laurentiis
Napoli, l’incontro tra De Laurentiis e gli ultrà
La vicenda è nota: lo scorso 15 aprile Aurelio De Laurentiis, presidente del Napoli, tiene un “incontro di pace” con i rappresentanti dei gruppi ultrà nella hall dell’Hotel Britannique, celebrato alla fine con una foto di gruppo. L’obiettivo, apparentemente, è quello di mettere fine alle incomprensioni tra club e gruppi organizzati, in particolare sul regolamento d’uso dello stadio Maradona, che avevano portato allo sciopero del tifo da parte della curva durante la partita tra il Napoli e il Milan di campionato del 2 aprile. In realtà, secondo i magistrati della Procura della Repubblica di Napoli, De Laurentiis fu costretto a partecipare a quell’incontro e a siglare la pace con gli ultrà. Lo riferiscono oggi Il Mattino e La Repubblica.
Napoli, la strategia degli ultrà contro De Laurentiis
Questa è la tesi alla base dell’inchiesta della Procura di Napoli condotta dai pm Francesco De Falco e Danilo De Simone e dall’aggiunto Sergio Amato, finita all’interno degli atti della misura cautelare nei confronti di Gennaro Grosso, capotifoso del gruppo Masseria, e del suo complice Carmine Della Cerra, agli arresti per le aggressioni avvenute a novembre contro i tifosi dell’Ajax prima della partita di Champions League tra i lancieri e il Napoli di Spalletti.
Secondo gli inquirenti, quegli incidenti, al pari dello sciopero del tifo in Napoli-Milan del 2 aprile e alle violenze perpetrate quel giorno in curva contro i tifosi che avrebbero voluto sostenere gli azzurri, violando i comandi degli stessi ultrà, farebbero tutti parte di una strategia volta a mettere pressione al Napoli e a De Laurentiis, a cui non a caso in quei giorni viene assegnata una scorta. Un piano per colpire il club e il suo presidente, che nel mese di aprile si sarebbero poi dovuti giocare la qualificazione alla semifinale di Champions League sempre contro il Milan: una sfida che metteva in palio milioni di euro.
Napoli, l’ipotesi di estorsione contro De Laurentiis
L’ipotesi di reato è di estorsione, con De Laurentiis nel ruolo della vittima: secondo gli inquirenti il presidente del Napoli fu dunque costretto a incontrare i capitifosi e a fare pace con loro violando quella politica di intransigenza verso gli ultrà adottata fin dall’inizio della sua avventura in azzurro.
Resta però ora da chiarire il ruolo delle istituzioni: in un suo comunicato ufficiale, infatti, il Napoli ha affermato che la Prefettura fosse a conoscenza dell’incontro del Britannique e che la Digos fosse presente.