Il debutto di Luka Doncic in maglia Lakers, le prime avvisaglie del potenziale della combo Curry-Butler con i Warriors, le solite serate “in ufficio” di Shai Gilgeous-Alexander, Victor Wembanyama, Nikola Jokic e Jayson Tatum, giusto per ribadire al resto della lega chi è che comanda e con chi eventualmente ci sarà da fare i conti quando sarà il momento. La notte in cui l’NBA ha riacceso i motori dopo la brevissima pausa per il Super Bowl non ha tradito le attese, e anzi ha ricordato al mondo intero che da qui a giugno ce ne saranno di motivi per sacrificare qualche ora di sonno per chi abita al di qua dell’oceano.
- Luka ci va piano, ma i Lakers sono già ai suoi piedi
- Curry festeggia la partita numero 1.000: con Butler rose e fiori
- Jokic e Tatum alzano i giri, bene i nuovi Spurs
Luka ci va piano, ma i Lakers sono già ai suoi piedi
Tutti i riflettori erano puntati su Los Angeles, dove quello che pochi avrebbero anche solo osato immaginare s’è tramutato in realtà: Luka Doncic in maglia gialloviola, al rientro in campo a più di 40 giorni dall’ultima gara disputata nel Christmas Day (ma con la maglia di Dallas).
Doncic che ci va piano: 14 punti in 24’, con una tripla a referto (primo canestro assoluto della nuova era) su 7 tentate e in generale una condizione che ancora non può essere migliore di così. LeBron però gongola: la Crypto.com Arena ha accolto la nuova coppia con tutti gli onori del caso (c’è anche Nowitzki), e il numero 23 ha fatto capire di essere ben felice di poter condividere il campo con la stella del futuro di casa Lakers. Che per giunta ottengono la sesta vittoria consecutiva, sebbene di questi tempi battere gli Utah Jazz è esercizio tutt’altro che impossibile (132-113, con 24 punti di James, 22 di Reaves e 21 di Hachimura).
E il pensiero corre veloce all’ex compagno di squadra Anthony Davis, il “sacrificato” nella discussa trade che ha portato Doncic a LA: Davis s’è infortunato all’esordio con Dallas e ne avrà per almeno un mese e mezzo. Alimentando ulteriori dubbi sulla decisione del front office dei Mavs di liberarsi così frettolosamente dello sloveno, anche se prima o poi la verità dovrà pur venire fuori.
Curry festeggia la partita numero 1.000: con Butler rose e fiori
Chi gongola, oltre ai Lakers, è Golden State, che da quando è sbarcato Jimmy Butler alla corte di Steve Kerr ha ripreso a marciare verso un posto (almeno) al play-in. Seconda vittoria consecutiva per la nuova coppia Butler-Curry, con quest’ultimo che firma 38 punti nel successo in casa dei Milwaukee Bucks, privi di Giannis Antetokuonmpo (il greco sarà costretto a saltare anche l’All Star Game: al suo posto, dentro Trae Young, mentre Kyrie Irving sostituirà il nuovo compagno Davis), ma con un Damian Lillard da 38 punti.
Curry ha festeggiato nel migliore dei modi la partita numero 1.000 in carriera e l’intesa con Butler (20 punti, 9 rimbalzi e 6 assist) comincia a carburare. Ossigeno pure per Golden State, che nel selvaggio West che va delineandosi torna prepotentemente in gioco scoprendo anche il rookie Quinten Post, scelta numero 52 al Draft (13 punti con 3/4 dall’arco).
Jokic e Tatum alzano i giri, bene i nuovi Spurs
Per il resto, i grossi calibri non hanno avuto difficoltà a rispondere presente. Viaggiano sempre a mille OKC e Cavs: i Thunder hanno spazzato via comodamente i Pelicans volando in fretta sul +25 grazie al trentello del solito SGA, mentre Cleveland ha avuto ragione di Minnesota nonostante i 44 punti di Edwards.
Jokic non ha alcuna difficoltà a firmarne 40 nel successo di Denver su Portland (che veniva da 10 vittorie nelle ultime 12 partite), anche se stavolta la tripla doppia non arriva (8 rimbalzi e 7 assist, ma non c’era bisogno di dannarsi troppo l’anima). Bene anche Tatum con Boston che spazza via senza troppa pietà quel che resta di Miami, orfana nella circostanza anche di Herro. Tatum segna 20 dei suoi 33 punti di serata nel terzo quarto, rendendo improbo qualsiasi tentativo di rimonta degli Heat (105-83 il finale).
E poi c’è la nuova combo Wembanyama-Fox che firma 61 dei 131 punti di serata degli Spurs in casa dei Wizards: aspettando il ritorno in panchina di Popovich (non è escluso che possa avvenire direttamente dopo l’estate), il nuovo corso a San Antonio promette comunque bene, anche se forse è tardi per rimettere piede nel play-in.