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Brignone da leggenda, Goggia e Paris resistono. Male Vinatzer e Bassino, Collomb il futuro: il pagellone di fine stagione

Pagellone di fine anno: Federica Brignone nasconde qualche lacuna "evidente" della squadra italiana. Bene Goggia e Paris che puntano Milano-Cortina. Bassino da ritrovare

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Roberto Barbacci

Roberto Barbacci

Giornalista

Giornalista (pubblicista) sportivo a tutto campo, è il tuttologo di Virgilio Sport. Provate a chiedergli di boxe, di scherma, di volley o di curling: ve ne farà innamorare

Proviamo a tornare indietro nel tempo: la scuola è finita, le vacanze appena cominciate, ma il rituale di andare fuori dalla porta e scrutare attentamente le pagelle di fine anno è il vero lasciapassare per immergersi a pieno regime nel tempo del riposo e dello svago. Per i protagonisti e le protagoniste della stagione del circo bianco quel periodo coincide con aprile e maggio: non tarderà l’ora di tornare al lavoro, ma dopo 5 mesi di viaggi e spostamenti intercontinentali è tempo di tirare il fiato. E di osservare da vicino i voti di una stagione che per l’Italia è annoverare tra le migliori di sempre, con la ciliegina sulla torta della Coppa delle Nazioni vinta dalla squadra femminile che ha reso unica anche l’ultima giornata di gare.

Brignone da sogno, Goggia combattiva, Paris resiliente

  • FEDERICA BRIGNONE 10 E LODE. Alzi la mano chi avrebbe soltanto osato ipotizzare una Fede così forte, continua e dominante a 34 anni e mezzo. Nelle ultime stagioni segnali erano arrivati, ma il picco massimo della carriera della valdostana pareva essere alle spalle. Invece no: la vittoria (a sorpresa) a Soelden nel gigante d’apertura è stata soltanto la prima di 10 stagionali, con il tabù discesa infranto dopo lungo inseguimento (con tanto di coppa di specialità in bacheca) e una rincorsa alla sfera di cristallo della generale coronata con costanza, determinazione e grande intelligenza. E in mezzo, giusto per non farsi mancare niente, c’ha infilato pure due medaglie mondiali, salvando la spedizione azzurra. Qualcuno dirà che se Mikaela Shiffrin non fosse caduta a Killington magari le cose sarebbero andate in modo diverso, ma la verità è un’altra: quest’anno nessuna ha meritato la coppa più di Federica. Che un paio di anni fa dubitava se andare avanti fino a Milano-Cortina, dove invece ora rischia di essere l’atleta da battere in tre discipline su quattro, con la più che giustificata ambizione di ricoprire il ruolo di portabandiera. Lunga vita a Fede. Patrimonio della montagna italiana.
  • SOFIA GOGGIA 7,5: non è stata sempre facile la stagione di Sofia, che pure doveva essere (e in parte lo è stata) di pura transizione: il rientro soft dopo l’infortunio (grave) al malleolo del febbraio 2024 le ha consigliato di andarci cauta. Lei però di andare piano non ne vuol sapere: pronti via ed è tornata come un razzo, con tre podi nelle prime tre gare (seconda in discesa e prima in supergigante a Beaver Creek, terza in supergigante a St. Moritz). Poi ha vinto di nuovo a Cortina, pagando un po’ di fatica a febbraio, proprio in concomitanza con i mondiali, dove è rimasta giù dal podio per pochi centesimi. Ha ritrovato però la gamba in gigante, soprattutto ha chiuso la stagione senza infortuni: è un dato che dice tanto per il futuro, perché a 33 anni (li compirà a novembre) Sofi ha ancora tanti sogni e obiettivi da inseguire, dai giochi di Milano-Cortina alla generale di Coppa del Mondo.
  • DOMINIK PARIS 7: alla fine tra i maschi è sempre Domme a tirare la carretta. E non è propriamente una bella notizia: classe 1990, Paris ha saputo correggere in corso d’opera una stagione nata male, con problemi di materiali e una lotta infima con gli scarponi. Una volta sistemate le cose, i risultati sono tornati: a gennaio ha ritrovato il feeling (benissimo a Wengen), dopo i mondiali (sfortunati: medaglie sfuggite davvero per poco) è stato l’unico davvero all’altezza degli svizzeri, mettendoseli alle spalle due volte a Kvitfjell sia in discesa che in supergigante. Chiaro che la motivazione di provare a giocarsela sulla Stelvio di Bormio alle olimpiadi del 2026 è la molla che lo spinge a non mollare. E comunque, se sta bene e ha tutto in ordine, Paris è ancora tra i migliori.

Pirovano e Franzoni per il futuro, Curtoni e Casse da rivedere

  • LAURA PIROVANO 6,5: l’ora della maturità si avvicina e Laura, a 28 anni, capisce che si può alzare l’asticella. Dopo Brignone e Goggia è lei la migliore delle italiane, 19esima nella generale e addirittura sesta nella classifica di specialità di discesa. Peccato che ancora non sia arrivato il primo podio, sfiorato però in 5 occasioni (un quarto, due quinti e due sesti posti). Le basi per crescere ancora ci sono tutte.
  • ELENA CURTONI 6: è un voto che viene un po’ dal cuore, perché Elena dopo un anno di stop è tornata in un mondo che è cambiato, con tante nuove avversarie agguerrite e un po’ di difficoltà legate al fatto che certi stop incidono tanto nel fisico, quanto nella testa. Ha sorpreso con i quarti posti a St. Moritz (dove s’infortunò a fine 2023) e Cortina, poi ha finito la benzina e non ha replicato le belle prestazioni nel proseguo dell’annata. A 34 anni sa che le difficoltà andranno sempre aumentando, ma Elena lotta e non vuole mollare. E comunque ha chiuso quinta nella coppa di supergigante.
  • GIOVANNI FRANZONI 6: voto sulla fiducia. Intendiamoci: a 24 anni non si è più giovanissimi, ma l’Italia deve aggrapparsi necessariamente a lui se vuol sperare di raccogliere qualcosa di buono nelle discipline veloci. Il quarto posto di Beaver Creek aveva un po’ illuso, perché poi la top ten è arrivata soltanto a Kitzbuhel e a Sun Valley (in entrambi i casi, decimo). La prossima stagione sarà quella della verità.
  • MATTIA CASSE 6-: la vittoria nel supergigante sulla Saslong è davvero l’unica buona notizia di una stagione altrimenti vissuta all’ombra dei rivali. Ed è anche il motivo che gli consente di raccogliere una sufficienza stiracchiata, quando in realtà se fosse stato a scuola sarebbe stato rimandato a settembre. Dopo il quarto posto di Bormio è andato in calando fino alla caduta di Kvitfjell dove ha rimediato la frattura al gomito, chiudendo la stagione con un mese d’anticipo.

Vinatzer e De Aliprandini, così non va. Incubo Schieder e Bassino

  • LUCA DE ALIPRANDINI 5,5: a parole sue, questa è stata la miglior stagione le circo bianco. In realtà tre anni fa fece meglio, seppur di poco, ma la sostanza non cambia: Luca ha 35 anni, un talento che non si discute, ma è lontano comunque dai big che circolano in gigante. Il terzo posto di Adelboden è tanta roba, ma a conti fatti è l’unico vero acuto di una stagione vissuta all’ombra di svizzeri e norvegesi. Chiude con 5 top ten e qualche manche un po’ buttata. Il problema è un altro: dietro di lui tra le porte larghe c’è il vuoto.
  • ALEX VINATZER 5: il secondo posto ottenuto in slalom a Kitzbuhel è l’unico vero acuto stagionale, senza tralasciare l’exploit in gigante a Soelden a fine ottobre (quinto). Alex non è più giovanissimo (a settembre saranno 26 le candeline), ma continua a non trovare continuità e fiducia. L’oro nel team event ai mondiali è un palliativo che nulla aggiunge al racconto: deve decidere cosa vuol fare da grande, e visti che i ricambi mancano, quando smetterà Paris avrà ancora più responsabilità. Brignone ha dimostrato che si può crescere anche dopo i 30, lui dovrà prendere esempio e mettersi al lavoro. E cominciare a limitare le uscite.
  • FLORIAN SCHIEDER 4,5: salvate il soldato Florian! Annataccia per il discesista di Castelrotto, che a parte un quinto posto a Crans Montana davvero non ha mai trovato la velocità per stare al passo con i migliori. Un’involuzione che preoccupa: a 29 anni ci si aspettava uno step di crescita, invece è tornato indietro.
  • MARTA BASSINO 4: dispiace dover bocciare sonoramente una delle migliori sciatrici italiane dell’ultimo decennio. Marta però quest’anno non ne ha azzeccata una: difficoltà con i materiali, condizione mai al top, una fatica bestiale a tenere il passo con le altre due big della nazionale. Per fortuna però la stagione è finita e adesso la piemontese può resettare tutto e ripartire. Fino a tre anni fa era il riferimento in gigante, oggi è l’ombra della Bassino che fu, per la prima volta dal 2018 fuori dalla top 10 della generale (ha chiuso 22esima). Ma a 29 anni sa che il meglio (se vuole) può ancora venire. E il quarto posto in supergigante a Sun Valley può essere la motivazione giusta per vivere un’estate un po’ più serena.

Collomb la speranza, le Delago in crisi, il saluto di Gross

Gruppone finale: Giorgia Collomb (6,5) promette bene, e oltre all’oro nel team event a Saalbach ha dimostrato che potrebbe diventare un buon riferimento in slalom, dove Martina Peterlini, Marta Rossetti e Lara Della Mea (sufficienza stiracchiata per tutte e tre) hanno fatto fatica a entrare anche solo una volta nelle 15. Stagione senza gloria per le sorelle Delago, Nadia e Nicol (5 per entrambe), discontinue Asja Zenere e Roberta Melesi (5 anche per loro).

Nelle discipline tecniche sono dolori anche tra gli uomini, con Thomas Kastlunger e Filippo Della Vite (5,5) da rivedere e Giovanni Borsotti (5) che pare essersi smarrito. Alliod, Molteni e Zazzi da rivedere nella velocità. Menzione speciale per Christof Innerhofer (6 di stima) e Stefano Gross (5,5), il cui finale non è stato degno del passato illustre.

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