Proviamo a tornare indietro nel tempo: la scuola è finita, le vacanze appena cominciate, ma il rituale di andare fuori dalla porta e scrutare attentamente le pagelle di fine anno è il vero lasciapassare per immergersi a pieno regime nel tempo del riposo e dello svago. Per i protagonisti e le protagoniste della stagione del circo bianco quel periodo coincide con aprile e maggio: non tarderà l’ora di tornare al lavoro, ma dopo 5 mesi di viaggi e spostamenti intercontinentali è tempo di tirare il fiato. E di osservare da vicino i voti di una stagione che per l’Italia è annoverare tra le migliori di sempre, con la ciliegina sulla torta della Coppa delle Nazioni vinta dalla squadra femminile che ha reso unica anche l’ultima giornata di gare.
- Brignone da sogno, Goggia combattiva, Paris resiliente
- Pirovano e Franzoni per il futuro, Curtoni e Casse da rivedere
- Vinatzer e De Aliprandini, così non va. Incubo Schieder e Bassino
- Collomb la speranza, le Delago in crisi, il saluto di Gross
Brignone da sogno, Goggia combattiva, Paris resiliente
- FEDERICA BRIGNONE 10 E LODE. Alzi la mano chi avrebbe soltanto osato ipotizzare una Fede così forte, continua e dominante a 34 anni e mezzo. Nelle ultime stagioni segnali erano arrivati, ma il picco massimo della carriera della valdostana pareva essere alle spalle. Invece no: la vittoria (a sorpresa) a Soelden nel gigante d’apertura è stata soltanto la prima di 10 stagionali, con il tabù discesa infranto dopo lungo inseguimento (con tanto di coppa di specialità in bacheca) e una rincorsa alla sfera di cristallo della generale coronata con costanza, determinazione e grande intelligenza. E in mezzo, giusto per non farsi mancare niente, c’ha infilato pure due medaglie mondiali, salvando la spedizione azzurra. Qualcuno dirà che se Mikaela Shiffrin non fosse caduta a Killington magari le cose sarebbero andate in modo diverso, ma la verità è un’altra: quest’anno nessuna ha meritato la coppa più di Federica. Che un paio di anni fa dubitava se andare avanti fino a Milano-Cortina, dove invece ora rischia di essere l’atleta da battere in tre discipline su quattro, con la più che giustificata ambizione di ricoprire il ruolo di portabandiera. Lunga vita a Fede. Patrimonio della montagna italiana.
- SOFIA GOGGIA 7,5: non è stata sempre facile la stagione di Sofia, che pure doveva essere (e in parte lo è stata) di pura transizione: il rientro soft dopo l’infortunio (grave) al malleolo del febbraio 2024 le ha consigliato di andarci cauta. Lei però di andare piano non ne vuol sapere: pronti via ed è tornata come un razzo, con tre podi nelle prime tre gare (seconda in discesa e prima in supergigante a Beaver Creek, terza in supergigante a St. Moritz). Poi ha vinto di nuovo a Cortina, pagando un po’ di fatica a febbraio, proprio in concomitanza con i mondiali, dove è rimasta giù dal podio per pochi centesimi. Ha ritrovato però la gamba in gigante, soprattutto ha chiuso la stagione senza infortuni: è un dato che dice tanto per il futuro, perché a 33 anni (li compirà a novembre) Sofi ha ancora tanti sogni e obiettivi da inseguire, dai giochi di Milano-Cortina alla generale di Coppa del Mondo.
- DOMINIK PARIS 7: alla fine tra i maschi è sempre Domme a tirare la carretta. E non è propriamente una bella notizia: classe 1990, Paris ha saputo correggere in corso d’opera una stagione nata male, con problemi di materiali e una lotta infima con gli scarponi. Una volta sistemate le cose, i risultati sono tornati: a gennaio ha ritrovato il feeling (benissimo a Wengen), dopo i mondiali (sfortunati: medaglie sfuggite davvero per poco) è stato l’unico davvero all’altezza degli svizzeri, mettendoseli alle spalle due volte a Kvitfjell sia in discesa che in supergigante. Chiaro che la motivazione di provare a giocarsela sulla Stelvio di Bormio alle olimpiadi del 2026 è la molla che lo spinge a non mollare. E comunque, se sta bene e ha tutto in ordine, Paris è ancora tra i migliori.
Pirovano e Franzoni per il futuro, Curtoni e Casse da rivedere
- LAURA PIROVANO 6,5: l’ora della maturità si avvicina e Laura, a 28 anni, capisce che si può alzare l’asticella. Dopo Brignone e Goggia è lei la migliore delle italiane, 19esima nella generale e addirittura sesta nella classifica di specialità di discesa. Peccato che ancora non sia arrivato il primo podio, sfiorato però in 5 occasioni (un quarto, due quinti e due sesti posti). Le basi per crescere ancora ci sono tutte.
- ELENA CURTONI 6: è un voto che viene un po’ dal cuore, perché Elena dopo un anno di stop è tornata in un mondo che è cambiato, con tante nuove avversarie agguerrite e un po’ di difficoltà legate al fatto che certi stop incidono tanto nel fisico, quanto nella testa. Ha sorpreso con i quarti posti a St. Moritz (dove s’infortunò a fine 2023) e Cortina, poi ha finito la benzina e non ha replicato le belle prestazioni nel proseguo dell’annata. A 34 anni sa che le difficoltà andranno sempre aumentando, ma Elena lotta e non vuole mollare. E comunque ha chiuso quinta nella coppa di supergigante.
- GIOVANNI FRANZONI 6: voto sulla fiducia. Intendiamoci: a 24 anni non si è più giovanissimi, ma l’Italia deve aggrapparsi necessariamente a lui se vuol sperare di raccogliere qualcosa di buono nelle discipline veloci. Il quarto posto di Beaver Creek aveva un po’ illuso, perché poi la top ten è arrivata soltanto a Kitzbuhel e a Sun Valley (in entrambi i casi, decimo). La prossima stagione sarà quella della verità.
- MATTIA CASSE 6-: la vittoria nel supergigante sulla Saslong è davvero l’unica buona notizia di una stagione altrimenti vissuta all’ombra dei rivali. Ed è anche il motivo che gli consente di raccogliere una sufficienza stiracchiata, quando in realtà se fosse stato a scuola sarebbe stato rimandato a settembre. Dopo il quarto posto di Bormio è andato in calando fino alla caduta di Kvitfjell dove ha rimediato la frattura al gomito, chiudendo la stagione con un mese d’anticipo.
Vinatzer e De Aliprandini, così non va. Incubo Schieder e Bassino
- LUCA DE ALIPRANDINI 5,5: a parole sue, questa è stata la miglior stagione le circo bianco. In realtà tre anni fa fece meglio, seppur di poco, ma la sostanza non cambia: Luca ha 35 anni, un talento che non si discute, ma è lontano comunque dai big che circolano in gigante. Il terzo posto di Adelboden è tanta roba, ma a conti fatti è l’unico vero acuto di una stagione vissuta all’ombra di svizzeri e norvegesi. Chiude con 5 top ten e qualche manche un po’ buttata. Il problema è un altro: dietro di lui tra le porte larghe c’è il vuoto.
- ALEX VINATZER 5: il secondo posto ottenuto in slalom a Kitzbuhel è l’unico vero acuto stagionale, senza tralasciare l’exploit in gigante a Soelden a fine ottobre (quinto). Alex non è più giovanissimo (a settembre saranno 26 le candeline), ma continua a non trovare continuità e fiducia. L’oro nel team event ai mondiali è un palliativo che nulla aggiunge al racconto: deve decidere cosa vuol fare da grande, e visti che i ricambi mancano, quando smetterà Paris avrà ancora più responsabilità. Brignone ha dimostrato che si può crescere anche dopo i 30, lui dovrà prendere esempio e mettersi al lavoro. E cominciare a limitare le uscite.
- FLORIAN SCHIEDER 4,5: salvate il soldato Florian! Annataccia per il discesista di Castelrotto, che a parte un quinto posto a Crans Montana davvero non ha mai trovato la velocità per stare al passo con i migliori. Un’involuzione che preoccupa: a 29 anni ci si aspettava uno step di crescita, invece è tornato indietro.
- MARTA BASSINO 4: dispiace dover bocciare sonoramente una delle migliori sciatrici italiane dell’ultimo decennio. Marta però quest’anno non ne ha azzeccata una: difficoltà con i materiali, condizione mai al top, una fatica bestiale a tenere il passo con le altre due big della nazionale. Per fortuna però la stagione è finita e adesso la piemontese può resettare tutto e ripartire. Fino a tre anni fa era il riferimento in gigante, oggi è l’ombra della Bassino che fu, per la prima volta dal 2018 fuori dalla top 10 della generale (ha chiuso 22esima). Ma a 29 anni sa che il meglio (se vuole) può ancora venire. E il quarto posto in supergigante a Sun Valley può essere la motivazione giusta per vivere un’estate un po’ più serena.
Collomb la speranza, le Delago in crisi, il saluto di Gross
Gruppone finale: Giorgia Collomb (6,5) promette bene, e oltre all’oro nel team event a Saalbach ha dimostrato che potrebbe diventare un buon riferimento in slalom, dove Martina Peterlini, Marta Rossetti e Lara Della Mea (sufficienza stiracchiata per tutte e tre) hanno fatto fatica a entrare anche solo una volta nelle 15. Stagione senza gloria per le sorelle Delago, Nadia e Nicol (5 per entrambe), discontinue Asja Zenere e Roberta Melesi (5 anche per loro).
Nelle discipline tecniche sono dolori anche tra gli uomini, con Thomas Kastlunger e Filippo Della Vite (5,5) da rivedere e Giovanni Borsotti (5) che pare essersi smarrito. Alliod, Molteni e Zazzi da rivedere nella velocità. Menzione speciale per Christof Innerhofer (6 di stima) e Stefano Gross (5,5), il cui finale non è stato degno del passato illustre.