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Plusvalenze Juve, affare Mandragora nel mirino: Udinese indagata per falso in bilancio ed evasione

Torna l'incubo plusvalenze: iI presidente Soldati, il vicepresidente Campoccia e la stessa Udinese nel registro degli indagati per l'operazione Mandragora con la Juventus.

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Rino Dazzo

Rino Dazzo

Giornalista

Se mai ci fosse modo di traslare il glossario del calcio in una nicchia di esperti, lui ne farebbe parte. Non si perde una svista arbitrale né gli umori social del mondo delle curve

Plusvalenze ancora nel mirino. I fascicoli dell’Inchiesta Prisma inviati alle varie Procure hanno determinato l’apertura di un altro procedimento, che riguarda l’Udinese. Il club friulano è finito sotto indagine per l’affare che riguarda l’acquisto dalla Juventus di Rolando Mandragora, ingaggiato nel 2018 per venti milioni di euro, e il successivo riacquisto da parte della Vecchia Signora. Come riporta l’edizione odierna del Messaggero Veneto, la Procura di Udine vuol vederci chiaro su un affare che già all’epoca aveva suscitato polemiche, sospetti e veleni.

La Guardia di Finanza nella sede dell’Udinese

Lo scorso 3 novembre, in particolare, il Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza ha eseguito perquisizioni nella sede dell’Udinese. In seguito all’acquisizione del materiale, al presidente dell’Udinese Franco Soldati e al vicepresidente Stefano Campoccia, oltre che alla stessa società, è stata notificata l’iscrizione nel registro degli indagati da parte del pm Lucia Terzariol. Le ipotesi di reato sono falso in bilancio, ostacolo all’esercizio delle funzioni delle autorità di vigilanza e dichiarazione fraudolenta mediante documenti falsi.

L’affare Mandragora: ombre su recompra Juve

Mandragora, appunto, nel 2018 è passato dalla Juventus all’Udinese per venti milioni, valutazione che sin dall’inizio ha determinato ironie da parte dei tifosi delle antagoniste della Juventus. Ma sono i dettagli del contratto tra i due club ad aver fatto scattare i sospetti degli inquirenti. L’accordo, infatti, prevedeva una sorta di “obbligo” e non di “diritto” di recompra da parte della Juve, che infatti lo ha esercitato riacquistando a titolo definitivo il centrocampista per venti milioni nel 2020. Il falso, secondo l’accusa, sarebbe rappresentato dall’iscrizione nelle immobilizzazioni materiali di un valore “non spettante” e dalla rappresentazione nel conto economico degli ammortamenti riferiti allo stesso giocatore anch’essi “non spettanti”.

Gli altri punti oscuri legati all’operazione Mandragora

Oltre all’ipotesi del falso in bilancio c’è anche quella dell’evasione fiscale, dal momento che l’Udinese nella dichiarazione dei redditi presentata il 31 marzo 2020 aveva comunque indicato la detrazione delle quote d’ammortamento, pari a 6,6 milioni, relative a Mandragora. Considerando il sostanziale azzeramento economico dell’operazione, per la Procura quegli elementi passivi sarebbero da considerare fittizi, con evasione d’iposta di poco inferiore a 1,6 milioni di euro. Mandragora, intanto, nell’estate del 2022 è passato alla Fiorentina. Per venti milioni? No, per soli 8,2 milioni di euro, più uno di bonus.

Il caso Orsolini e le parole dell’avvocato del presidente friulano

Anche le Procure di Genova, Bergamo, Modena e Cagliari sono al lavoro sugli incartamenti arrivati da Torino (nel frattempo, come noto, l’indagine principale è stata trasferita a Roma), mentre a Bologna l’indagine relativa all’affare Orsolini è già stata archiviata. L’avvocato del presidente Soldati, Maurizio Conti, al Messaggero Veneto ha ribadito che il suo assistito è assolutamente sereno, non avendo dubbi sulla correttezza del suo operato:

L’operazione di cessione dei diritti sportivi è regolare e tutte le appostazioni contabili riflettono movimenti di denaro realmente avvenuti.

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