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Rugby, riscatto Italia contro Tonga: la mischia chiusa domina, finisce 36-14

Prova di forza degli azzurri che non concedono molto spazio ai pur volenterosi tongani. Bene Trulla, Ioane, Lamaro e Garbisi. Ora sotto col Giappone

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Roberto Barbacci

Roberto Barbacci

Giornalista

Giornalista (pubblicista) sportivo a tutto campo, è il tuttologo di Virgilio Sport. Provate a chiedergli di boxe, di scherma, di volley o di curling: ve ne farà innamorare

Il riscatto è servito, e non soltanto il punteggio a dire che questa Italia è stata di tutt’altra pasta rispetto a quella vista contro Samoa. Il 36-14 rifilato a domicilio a Tonga nel secondo test match delle Summer Nations Series è la risposta che Gonzalo Quesada cercava: azzurri più brillanti e concreti, certamente più determinati e guardinghi, sebbene gli errori non siano mancati pensando a quanti ovali sono stati lasciati per strada per banali sbavature, oltre alle difficoltà palesate in alcuni momenti del match in rimessa laterale. Certo, Tonga s’è rivelato essere un ostacolo un po’ inferiore rispetto a Samoa, ma è stata comunque l’Italia a mostrarsi differente rispetto alla sfida di una settimana fa.

Il piano partita: mischia dominante, punti d’incontro vinti

Un’Italia che presentava ben 8 cambi di formazione, dettati più dalla necessità di far recuperare chi aveva giocato prima (gravato anche dai tanti spostamenti intercontinentali) che non da una reale intenzione di volerlo fare. Stavolta però le cose prendono da subito la piega desiderata: Tonga prova a metterla sul piano del ritmo ma commette diversi errori, anche perché sui punti d’incontro e in mischia ordinata la superiorità azzurra è evidente e tale da consentire a Capuozzo e compagni di gestire al meglio ogni singola fase di gioco.

I tongani provano a placcare forte, ma al 15’ non trovano il modo per fermare la ripartenza azzurra, con Menoncello bravissimo a servire Trulla, a sua volta bravo a cogliere impreparata la difesa di casa e a schiacciare l’ovale praticamente al primo pallone toccato in tutta la gara.

L’Italia riesce a darsi un’organizzazione, sebbene non sempre trova la giusta continuità per restare nella metà campo avversaria. La seconda meta arriva comunque al 33’ per merito di Ioane, che sfrutta l’ennesimo dominio della mischia ordinata dopo che Paolo Garbisi aveva già portato il vantaggio oltre il break siglando un piazzato (ma sbagliandone uno e la seconda conversione: 15-0 il punteggio al riposo).

Menoncello sbaglia ma si fa perdonare

La ripresa si apre con la prima vera offensiva tongana degna di tal nome e con l’ottima intuizione di Taulani, che trova scoperta la difesa italiana sugli sviluppi di una ruck a 5 metri dalla linea di meta e riaccende l’entusiasmo del pubblico locale (c’è anche il Re in tribuna: splendida la cornice con le tribune naturali in erba ai lati del campo).

La meta subita desta di nuovo un’Italia che quando vuole dimostra di saper giocare alla mano, eccome: splendido il duetto tra Vintcent (entrato per Zuliani) e Lamaro dopo una favolosa carica di Menoncello ad aprire il campo, col capitano che non trova difficoltà a schiacciare l’ovale e consegnare una comoda trasformazione a Garbisi con una mezzora abbondante ancora da giocare. L’altro Garbisi, cioè Alessandro, aumenta ulteriormente il divario trovando una comoda via d’uscita dopo un evidente placcaggio sbagliato dalla difesa tongana.

Nel finale calano un po’ ritmi e anche la lucidità: un mancato intercetto di Menoncello offre a Paea la possibilità di farsi 50 metri di campo e andare a schiacciare in mezzo ai pali, poi in chiusura di partita la mischia ordinata azzurra fa ancora la voce grossa e trova una sacrosanta metà tecnica sulla quale arriva il fischio di chiusura.

Ora il Giappone: con una vittoria settimo posto vicinissimo

Il 36-14 finale è tutto sommato una buona risposta dopo le troppe titubanze mostrate contro Samoa. Certo Tonga, al netto di elementi di provata esperienza internazionale (vedi Paea e soprattutto l’ex All Black Fekitoa che giocano a Treviso), s’è rivelata essere un avversario più morbido. Tra gli azzurri benissimo capitan Lamaro, Iachizzi, Page-Relo (schierato mediano di mischia) e soprattutto la prima linea, con Riccioni e Fischietti dominanti e l’ottimo ingresso di Spagnolo a portare ulteriori dividendi.

Adesso l’Italia tornerà nel quartier generale in Nuoza Zelanda prima di imbarcarsi verso l’ultima partita del tour nel Pacifico, quella più importante di tutte: a Sapporo domenica 21 luglio (ore 7 italiane) contro il Giappone gli azzurri dovranno dimostrare una volta di più di meritarsi quel credito di cui hanno giustamente goduto dopo l’ottima cavalcata al recente Sei Nazioni. E con una vittoria, se combinata a un’altra sconfitta dell’Argentina contro la Francia nel secondo test march della serie, si aprirebbero le porte a una clamoroso approdo nella settima posizione del ranking IRB, dopo che vincendo a Tonga l’Italia ha già recuperato l’ottava posizione persa nei confronti dell’Australia la scorsa settimana.

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