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Scontri tra ultrà: da gemellati a nemici, cosa c’è dietro l’agguato all’autogrill

Il folle agguato all'autogrill è solo l'ultimo atto di una rivalità sempre più accesa tra frange estreme del tifo organizzato di Napoli e Roma. Da gemellati a nemici, 36 anni di minacce, insulti, botte e un morto.

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Rino Dazzo

Rino Dazzo

Giornalista

Se mai ci fosse modo di traslare il glossario del calcio in una nicchia di esperti, lui ne farebbe parte. Non si perde una svista arbitrale né gli umori social del mondo delle curve

Dal “derby del Sole” di Fuorigrotta o dell‘Olimpico alla megarissa all’autogrill, con l’A1 chiusa e l’Italia spaccata in due. Gli scontri tra ultrà di Napoli e Roma hanno provocato danni, disagi e feriti. La Procura di Arezzo ha parlato di “agguato”, in realtà quello tra tifosi (si fa per dire) azzurri e giallorossi era piuttosto un “appuntamento”. Si erano messi d’accordo per suonarsele di santa ragione, per prendersi letteralmente a mazzate. L’Alto Medioevo in versione 2.0, con le chat e i social network al posto dei messi, degli ambasciatori e dei piccioni viaggiatori del passato.

Napoli e Roma gemellate negli anni 80

Ma da dove nasce l’odio calcistico tra Napoli e Roma? Fino agli anni 80 le due tifoserie erano addirittura gemellate, pronte a far fronte comune contro le grandi storiche del Nord. Al San Paolo i tifosi del Cucs (Commando Ultrà Curva Sud) erano accolti in Curva B, all’Olimpico 15mila sostenitori azzurri occupavano stabilmente la Curva Nord in occasione delle sfide con la Roma, in un clima di festa. I primi scricchiolii al momento dell’ingaggio di Bruno Giordano, ex bandiera laziale, da parte del Napoli nell’estate del 1985. Anche se la rottura del gemellaggio ha una data precisa: 25 ottobre 1987.

Il gesto dell’ombrello di Bagni alla Sud

Quel giorno era in programma Roma-Napoli all’Olimpico, seconda in classifica contro prima. Nei minuti precedenti l’inizio del match andò in scena il rituale scambio di gagliardetti tra rappresentanti delle due tifoserie: applausi per i portabandiera della Roma sotto la Curva Nord, fischi e bottigliette per i napoletani sotto la Curva Sud. Poi a fine partita, pareggiata incredibilmente dal Napoli in nove contro undici grazie a un gol di Francini su calcio d’angolo, il “fattaccio”: Bagni nell’uscire dal campo fece il gesto dell’ombrello ai tifosi della Sud. “Ho chiesto scusa ogni volta che mi viene ricordato e lo faccio ancora”, ripeterà più volte, disperato, il ‘guerriero’ del primo scudetto azzurro.

Cori, minacce e botte; rivalità accesissima

Da quel momento tra Napoli e Roma è stata guerra aperta. Ogni partita un’occasione per litigare. Dai cori pro Vesuvio o pro Nerone alle botte. Con scontri come quelli che paralizzarono Fuorigrotta in occasione della sfida di inizio giugno 2001, potenzialmente decisiva per lo scudetto giallorosso e per la salvezza dei partenopei, o come quelli legati a una partita di Coppa Italia a dicembre 2005 tra il Napoli, all’epoca in C, e i giallorossi – guarda un po’ i casi della vita – di Spalletti. E tante altre scaramucce, compresa un’invasione di massa dei tifosi napoletani a Roma nell’agosto 2008 con denunce di treni e autobus danneggiati, fino a quel maledetto 3 maggio 2014, quando addirittura non era neppure in programma una sfida tra Napoli e Roma.

La pagina più nera: l’omicidio di Ciro Esposito

All‘Olimpico si giocava la finale di Coppa Italia tra Napoli e Fiorentina. Prima della partita un ultrà giallorosso – Daniele De Santis – sparò ad altezza d’uomo ferendo un giovane tifoso azzurro, Ciro Esposito, che sarebbe morto dopo 53 giorni di agonia al Gemelli. I riflettori mediatici furono puntati soprattutto su “Genny a’ Carogna”, il capo ultrà del Napoli che ‘trattò’ con capitan Hamsik l’inizio differito del match coi viola: si sarebbe giocato solo se dall’ospedale fossero giunte notizie rassicuranti su Ciro. Solo dopo l’attenzione si spostò piuttosto su “Gastone” De Santis, l’ex capotifoso giallorosso poi condannato a 16 anni per l‘omicidio Esposito.

Napoli-Roma, ancora minacce e appuntamenti

Cosa è stato fatto dopo per ricomporre i cocci di una rivalità sempre più accesa e pericolosa tra i vari gruppi ultras? La mamma di Ciro Esposito, Antonella Leardi, si è battuta e si batte ancora per la distensione: per tutta risposta è stata oggetto di striscioni polemici e di cori oltraggiosi all’Olimpico. A livello di club, invece, nessuna mossa concreta. Le tifoserie di Napoli e Roma, così simili per mille aspetti, ostaggio di gruppi e gruppetti che anche oggi, il giorno dopo i gravi fatti dell’A1, si rimbalzano sui social minacce, insulti e si rinnovano la promessa di regolare i conti, una volta per tutte. E dire che una volta erano amici.

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