La verità di Sandro Campagna. Dopo la sentenza che ha squalificato per sei mesi il Settebello, togliendo alla Nazionale italiana di pallanuoto la possibilità di giocare la prossima World Cup, e dopo la multa (50mila euro da pagare entro 90 giorni, altri 50mila “sospesi” per due anni e cancellati in caso di buona condotta), sono arrivate le motivazioni. Pesanti, dure, in qualche caso infamanti. Si è letto di aggressioni agli arbitri, di spintoni anche una direttrice di gara incrociata per caso nel parcheggio dopo Italia-Ungheria alle Olimpiadi. Necessarie le precisazioni del Ct.
- Squalifica Settebello, la precisazione di Campagna
- Il retroscena: Italia-Ungheria si doveva ripetere
- La smentita sugli insulti all'arbitro del Montenegro
- L'incontro con gli arbitri nel parcheggio: la ricostruzione
- L'aggressione all'arbitro donna e il cellulare sottratto
Squalifica Settebello, la precisazione di Campagna
In un’intervista concessa al Corriere della Sera, l’allenatore azzurro – che con la sua lettera di scuse consegnata a World Aquatics ha probabilmente evitato guai peggiori – chiarisce i passaggi più spinosi delle motivazioni della sentenza. Fa subito un’ammissione – “una squalifica giusta, che mi aspettavo, non si può protestare così” – ma aggiunge: “Se fossero vere tutte le accuse, comprese le aggressioni fisiche, sei mesi non sarebbero niente”.
Il retroscena: Italia-Ungheria si doveva ripetere
Di certo c’è che nei quarti di finale contro l’Ungheria è stato commesso un evidente errore da parte di arbitro e Var, che hanno espulso per brutalità l’azzurro Condemi senza alcun motivo valido. “Il giorno dopo un responsabile di World Aquatics mi ha detto ‘state pronti, ci sono gli estremi per l’errore tecnico, al 99% la partita si ripete’, la clamorosa rivelazione di Campagna. “Abbiamo aspettato cinque ore il giury d’appello che poi se ne è uscito con quella decisione piena di paradossi: non abbiamo gli strumenti normativi per ripetere la partita”.
La smentita sugli insulti all’arbitro del Montenegro
Nella sentenza si fa apertamente il nome di Campagna a proposito di una frase offensiva rivolta all’arbitro montenegrino – “Cosa ne sai di pallanuoto tu che sei del Montenegro?”, circostanza rigettata dall’esperto allenatore con fermezza: “Gli ho detto solo: ‘Ti rendi conto dell’errore che hai fatto, può rovinare la tua carriera?’. C’erano alcuni delegati, se fossi stato aggressivo mi avrebbero fermato”. La frase incriminata, probabilmente, è stata pronunciata da qualcun altro.
L’incontro con gli arbitri nel parcheggio: la ricostruzione
Da Campagna una precisa ricostruzione di quanto accaduto nel parcheggio. Il Ct ha ricevuto un messaggio da un membro del comitato tecnico di World Aquatics che accusava l’arbitro romeno di aver forzato la decisione del collega montenegrino. Campagna ha girato il vocale al direttore di gara romeno che ha però smentito: l’altro arbitro davanti al monitor aveva già preso la decisione. I due poi si sono incrociati e hanno ragionato con calma, senza alterarsi. Anche quando è comparso il direttore di gara del Montenegro, quello dell’errore. E degli insulti lamentati.
L’aggressione all’arbitro donna e il cellulare sottratto
Nessuna aggressione alla delegata di World Aquatics, che aveva provocato – giustamente – sdegno e scalpore. Vero, invece, l’episodio del cellulare sottratto a qualcuno di World Aquatics: lo stesso Campagna lo ha tolto di mano al giocatore azzurro e lo ha restituito al proprietario. “È vero, i giocatori erano agitati, 25 persone urlano ‘avete rovinato la partita più bella’, c’è concitazione, non ci sono offese. Ora mettiamo un punto”, chiosa il Ct. “Le nostre proteste sono state inopportune, oggetto di squalifica giusta. Ma all’Olimpiade non può essere accettabile che le immagini non siano buone”.