“C’è stata tristezza e qualche lacrima per tutti” l’ammissione sulla finale persa da Jannik Sinner contro Carlos Alcaraz al Roland Garros fatta da Darren Cahill, che in occasione della lunga intervista rilasciata al podcast Served condotto da Andy Roddick ha affrontato tanti temi oltre a quello della delusione per la fine del French Open, a partire dalla sezione del n°1 al mondo e dei suoi obiettivi a lungo termine, fino al proprio futuro al fianco dell’altoatesino.
- L’ammissione di Roddick su Sinner
- Cahill e la reazione disperata di Sinner dopo la finale a Parigi
- Cahill svela l’obiettivo a lungo termine di Sinner: “Vuole giocare fino ai 38 anni”
- Cahill: “Mi tolgo il cappello davanti ad Alcaraz”
- Cahill allontana il ritiro e fa sperare Sinner
L’ammissione di Roddick su Sinner
Da grande appassionato di tennis, Andy Roddick è anche grande fan di Jannik Sinner, al fianco del quale si è schierato più volte anche sulla questione clostebol. Del n°1 al mondo lo statunitense non apprezza solamente l’incredibile livello che è capace di esprimere ogni volta che scende in campo, ma anche la sua personalità, tanto da fare anche un’ammissione sorprendente: “Anche il discorso dopo la sconfitta, sembra così genuino e così elegante, che mi fa sentire male riguardo a me stesso. Ha gestito quel momento devastante con una classe incredibile. Ma non mi sorprende”.
Cahill e la reazione disperata di Sinner dopo la finale a Parigi
Oltre al comportamento impeccabile evidenziato dall’ex n°1 ci sono però anche le immagini di Sinner sulla sua panchina emotivamente devastato dopo aver perso la finale del Roland Garros contro Carlos Alcaraz nella quale aveva avuto a disposizione anche tre championship point. A svelarci però quale sia stata la sua reazione e quella del team una volta terminata la premiazione ed essere rientrato negli spogliatoi è stato il suo coach Darren Cahill in occasione dell’intervista rilasciata a Roddick in occasione dell’ultima puntata di Served, il podcast da lui condotto: “Dopo la finale abbiamo parlato pochissimo. Chiaramente c’era delusione, è rimasto in spogliatoio per 15-20 minuti buoni. Ognuno del team si è avvicinato e gli ha dato un abbraccio. Gli abbiamo detto che eravamo davvero orgogliosi di lui e del suo impegno. Ma non era il momento giusto per fargli un discorso su cosa imparare da tutto questo. Supereremo la cosa. Bisognava mostrare un po’ di empatia per quello che stava passando. C’è stata tristezza e qualche lacrima per tutti”.
La disperazione per quel match sfuggitogli via proprio quando sembrava ormai a un passo non è ovviamente svanita in breve tempo dall’animo di Sinner, anzi, forse mai come dice Cahill: “Quella stessa sera, qualche ora più tardi, non se ne era ancora fatto una ragione. E non se ne farà mai davvero una ragione. Credo che una partita così ti rimanga dentro per sempre e cerchi di migliorare grazie a essa. Però lui ha una grande capacità di mettere tutto in prospettiva”.
Cahill svela l’obiettivo a lungo termine di Sinner: “Vuole giocare fino ai 38 anni”
Cahill però ci tiene anche a ribadire i punti di forza di Sinner che certamente lo aiuteranno a rialzarsi da questa sconfitta, svelando anche qualche indizio sul futuro di Jannik: “È giovane, ma ha una grande consapevolezza di sé. E questa è una cosa essenziale per un campione: saper gestire bene sia la vittoria che la sconfitta. Ha un’etica del lavoro straordinaria, resilienza, uno scopo ben definito. Ama il tennis e vorrebbe giocare fino ai 37–38 anni. Ha una prospettiva diversa: sa che la carriera può durare molto e investe per questo”.
Cahill: “Mi tolgo il cappello davanti ad Alcaraz”
L’allenatore australiano ha anche fatto i complimenti a Carlos Alcaraz e ammesso di sentirsi ancora più orgoglioso di Sinner dopo quella finale, da lui esaltata nell’intervista a Served: “Eravamo dannatamente orgogliosi di Jannik, a prescindere dal fatto che avesse vinto o perso quella partita. Il modo in cui è stata giocata, quanto è stata bella, quanto bene hanno gareggiato quei due ragazzi, senza pause per andare in bagno, niente fisioterapisti, niente allenatori, niente lamentele, solo cinque ore e mezza di tennis brillante, tennis professionale e grande rispetto tra i due giocatori, non si può chiedere di meglio. A prescindere dal risultato, mi tolgo il cappello davanti a Carlos. Ma che ci crediate o no, ora che guardo Jannik dopo quella partita nella finale del Roland Garros nutro ancora più rispetto per lui di quanto ne avessi prima, ed è difficile dirlo perché lo conosco molto bene. Quindi, per me, quella è stata la lezione più importante da quella finale del Roland Garros”.
Cahill allontana il ritiro e fa sperare Sinner
Questa teoricamente dovrebbe essere l’ultima stagione di Cahill al fianco di Sinner. Teoricamente perché, stando a quanto detto dal coach australiano a Roddick, il ritiro non sembra ancora essere una decisione ufficiale, ma solamente un’intenzione che l’allenatore “È un anno ancora lungo, lui è veramente un bravo ragazzo. Quest’anno compirò 60 anni e arriva un momento in cui capisci che è il momento di fermarsi. Abbiamo avuto questa conversazione al termine dello scorso anno, lui non avrebbe dovuto dirlo pubblicamente, ma ha fatto un errore”.
Cahill ha poi raccontato anche un aneddoto dietro all’annuncio del suo ritiro al termine di stagione fatto da Sinner, il quale però si è subito pentito di aver rivelato in diretta televisiva un qualcosa che gli era stato detto in confidenza: “Lui ha detto in conferenza stampa che sarebbe stato il mio ultimo anno da allenatore, poi è tornato negli spogliatoi mettendosi le mani nei capelli e dicendo ‘ho fatto un errore enorme’ ma gli ho detto che era tutto ok. Il piano era che questo, che sarebbe stato il mio ultimo anno, ma questo è un anno molto lungo. Mi sto divertendo molto a lavorare con lui, e anche il mio ruolo si instaura alla perfezione con il primo allenatore, che è Simone Vagnozzi. Un nuovo allenatore non gli farebbe male, quindi il piano rimane quello di salutarci alla fine dell’anno, ma sarà un anno ancora lungo”.