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Sinner, Gramellini e la teoria sul no a Parigi: tonsillite, fidanzata o scarso attaccamento? La vera ragione

L'autorevole firma del Corriere della Sera torna a scrivere di Jannik e mette in evidenza quello che, a suo giudizio, è forse l'ultimo piccolo, grande limite del campione azzurro.

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Rino Dazzo

Rino Dazzo

Giornalista

Se mai ci fosse modo di traslare il glossario del calcio in una nicchia di esperti, lui ne farebbe parte. Non si perde una svista arbitrale né gli umori social del mondo delle curve

Tutti, più o meno, si sono fatti un’opinione sul forfait olimpico di Jannik Sinner. Un no alla partecipazione ai tornei parigini nel singolare e nel doppio motivato con la forte tonsillite che ha colpito il numero 1 al mondo, costringendolo a un periodo di riposo forzato. Molti quelli che hanno espresso dubbi, perplessità o semplicemente sposato la prudenza di Jannik attraverso mail inviate a Massimo Gramellini, che nel suo appuntamento quotidiano sul Corriere della Sera – “Il Caffè” – proprio alcuni giorni fa aveva detto la sua sulla nuova preoccupante tendenza di buona parte del web: quella di connotare negativamente la relazione dell’altoatesino con Anna Kalinskaya.

“Sinner-Kalinskaya dopo Berrettini-Satta”

“Sinner.Kalinskaya hanno preso il posto di Berrettini-Satta”, aveva scritto Gramellini schierandosi apertamente contro le paturnie dei social. Neanche a farlo apposta, dopo qualche ora era arrivata l’ufficialità della rinuncia ai Giochi. E la crociata contro “la Russa” è ripartita, da parte di molti haters. L’autorevole firma del Corriere è dunque tornata sull’argomento. ” Vorrei rassicurare gli amici del bar sport: secondo i più aggiornati studi scientifici, tra le cause della tonsillite non risultano esservi né le fidanzate russe né la residenza a Montecarlo“, l’arguto incipit della seguitissima rubrica. “Anche Djokovic abita lì, ma le rare volte in cui gli è venuta una tonsillite, è stata la tonsillite a darsela a gambe in preda al terrore”.

Rinuncia ai Giochi: tutte le accuse a Jannik

Certo, forse Sinner avrebbe potuto “rischiare” e partecipare ugualmente al torneo, magari imbottendosi di antibiotici, tanto più che al debutto avrebbe affrontato un avversario abbordabile. “Qualche maligno ha ritirato in ballo la storia dello scarso attaccamento al tricolore, ma, se non per la patria, Jannik sarebbe dovuto andare a Parigi almeno per gli sponsor“, ha proseguito Gramellini. “Chissà che fine farà, adesso, la (esagerata) sfilza di spot televisivi di cui è protagonista. E allora perché è rimasto a letto?”. Già, perché è rimasto a letto a curarsi? Ognuno, come detto, si è fatto una sua idea.

La teoria di Gramellini sull’unico limite di Sinner

Quella di Gramellini è che ci sia una piccola limitazione che Jannik deve ancora superare, una sorta di tallone d’Achille del giovane campione altoatesino su cui sarebbe il caso di lavorare: “Ognuno, qui al bar sport, ha la sua teoria. La mia è che Sinner, come tutti i talenti più costruiti che naturali, pensi di funzionare solo quando la macchina del suo corpo risponde alla perfezione. La minima crepa basta a fargli perdere certezze e a indurlo alla resa. Invece, nel Grande Slam della vita, si diventa grandi «nonostante»”. E la conclusione ha un sapore romantico: “Le imprese che ricordiamo con più piacere sono quelle che abbiamo compiuto quando la logica ci suggeriva di rinunciarvi“.

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