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Sinner: io come Spalletti, la nostra missione non è vincere, ecco cosa cerchiamo

Il tennista ha salutato la nazionale negli Usa e stasera sarà sugli spalti a tifare per gli azzurri prima di esordire nel Miami Open contro Vavassori

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Fabrizio Piccolo

Fabrizio Piccolo

Giornalista

Nella sua carriera ha seguito numerose manifestazioni sportive e collaborato con agenzie e testate. Esperienza, competenza, conoscenza e memoria storica. Si occupa prevalentemente di calcio

Ieri ha fatto visita alla Nazionale, ricevuto da rockstar tra foto, applausi e inchini, stasera sarà sugli spalti del Chase Stadium di Fort Lauderdale a tifare per l’Italia di Spalletti prima di esordire al Miami Open nel derby contro Vavassori. Anche in Florida Jannik Sinner è una celebrità, adottato dal pubblico a stelle e strisce. Qui a Miami era arrivata la prima finale in un Masters 1000 contro l’amico Hurkacz, persa a 19 anni. Ora invece è favorito nell’Hard Rock Stadium assieme a Carlos Alcaraz, numero 2 del tabellone. Intervistato dalla Gazzetta l’altoatesino si racconta.

La visita di Sinner alla Nazionale

E’ stato uno show che è piaciuto a tutti il suo blitz per salutare l’Italia, che sarà impegnata negli Usa stasera contro il Venezuela e domenica contro l’Ecuador: “Volevo davvero conoscere Spalletti e gli azzurri. È stato bello, io e il c.t. abbiamo capito di venire da famiglie molto, molto normali. E non siamo cambiati con il successo“.

Sinner si rivede in Spalletti

Il tennista trova similitudini con il ct azzurro: «Ci somigliamo. Siamo riusciti, almeno io ci sto provando, a fare una cosa bella, che non è vincere o perdere, ma appassionare gente nuova, ragazzi, adulti. E non soltanto con i successi, ma con la normalità. Nel tennis sta succedendo da un po’: Fabio Fognini ha vinto a Montecarlo, Berrettini in finale a Wimbledon, io ho fatto il mio. Sta arrivando tutto in modo normale».

La normalità è uno dei punti di forza di Sinner: «Io sono uno che vive il successo molto tranquillamente. Se perdo, il giorno dopo mi vado ad allenare. Se vinco, il giorno dopo… mi vado ad allenare. Il punto di vista cambia relativamente poco. Spalletti è molto simile».

Spalletti ha usato spesso la metafora Sinner per chiedere il massimo ai suoi: «Sì, mi ricordo, ho sentito quando lo diceva l’anno scorso. Chiesa non lo conosco personalmente, ma Spalletti sì e il paragone con lui mi fa piacere. Non sono riuscito a parlargli perché si allenava e non volevo disturbarlo. Sono stato a lungo con Buffon».

Sinner non sente pressione dopo la finale persa a Indian Wells

Il ricordo del ko nella finale di Indian Wells non pesa: «Ma no, è soltanto un match perso, succede. Ogni torneo offre una nuova opportunità cominciando da Miami. A Indian Wells c’è stato qualche momento difficile, importante la sconfitta sia arrivata in semifinale“.

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