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Tamberi di nuovo in ospedale: la polemica con Ceccon è senza senso e i due avranno presto modo di chiarirsi

Dopo il calvario di Parigi, Gimbo è tornato a casa e, attraverso le storie di Instagram, torna a mostrarsi in ospedale. Intanto, la polemica con Ceccon va smontata

Pubblicato:

Lorenzo Marsili

Lorenzo Marsili

Sport Specialist

Giornalista pubblicista, redattore, divulgatore. E' una delle anime video del sito: racconta in immagini un evento e lo fa come pochi altri

Gianmarco Tamberi è tornato in Italia e, sui social, aggiorna i tifosi sulle proprie condizioni di salute. Attorno all’azzurro, però, nelle ultime ore si è alzato un vero e proprio polverone, causato da quella che (erroneamente, è meglio chiarirlo fin da subito) in molti hanno letto come un frecciatina di Thomas Ceccon nei suoi confronti. Ma andiamo per gradi.

Un’occasione troppo ghiotta

Thomas Ceccon condivide un post del comico Andrea Pucci e scoppia il caso. “Ce l’ha con Gianmarco Tamberi!”, “I due campioni ai ferri corti!”, “Frecciata a Tamberi!” Un 2+2 troppo semplice da fare, troppo ghiotto per non essere cavalcato. Nomi importanti. Olimpiadi ancora sulla pelle e negli occhi. Polemica facile e contatti a palate senza alcuno sforzo.

Il post in questione, che il nuotatore ha postato aggiungendoci un “Pucci n1”, è il seguente: “Questo è un campione, si fa i ca**i suo, non fa scene da protagonista, vittima, vince e se ne va. E poi non lo ca*a più nessuno perché si fa la sua vita senza continuare a fare l’attore che non è capace. Grande Ceccon“. Nessun riferimento, nessun nome se non quello di Ceccon. E se anche il comico avesse alluso a Gimbo, perché mai Thomas avrebbe dovuto farlo? Eh, però…

Eh, però…

Però?! Beh, sì, però! Magari… Sai com’è, sui però si può costruire il mondo… e non è nemmeno complicato. E, allora? Allora, via sulla tastiera a dare una forma alla propria interpretazione, a collegare galassie lontanissime perché il pubblico vuole questo, e chi siamo noi per non darglielo? Che vuoi che sia una notizia in più, una polemica in più? Sfamiamo la massa, facciamo contatti. Questo conta. Questo è il nostro lavoro. Al massimo, ci penseranno i diretti interessati a smentire e copriremo anche questo. Meglio, ancora!

Sfamare la massa

Lo scrive uno, lo riprendono tutti. Chi meglio, prestandosi al gioco dei click, ma senza dare nulla per scontato. Chi, invece, inebriato dalla possibilità di sparare in homepage lo scoop, finisce per dimenticarsi che i verbi possono essere declinati al condizionale e che una storia Instagram condivisa da un campione, che prima di tutto è ragazzo, non deve per forza avere un bersaglio, ma può semplicemente anche solo riportare un complimento.

Fonte: Instagram @ceccon_thomas

Un complimento colorito, polemico, buttato giù di getto. Certo, tutto quello che si vuole, ma quello resta un complimento. Punto. Di un amico? Può anche essere. Di un comico che Ceccon apprezza? Probabile. Contro qualcuno? Non obbligatoriamente. Non è che 2+2 deve per forza fare 4. Ma tant’è. Da qualche ora, sui social non si fa altro che leggere “Ceccon contro Tamberi!”.

La leggerezza in una medaglia

Da una parte, Thomas, il campione silenzioso e riservato che a Parigi si è preso l’oro nei 100 m dorso. Una medaglia (a cui aggiungere quella di bronzo nella staffetta 4×100 sl) che chiude il cerchio e che da qui in avanti, come confessato dallo stesso Ceccon una volta rientrato in Italia, gli permetterà di godersi il viaggio, senza dover più dimostrare nulla a nessuno. Un traguardo niente male per un ragazzo di appena 23 anni “genio e sregolatezza” pronto a scrivere ancora la storia, una bracciata alla volta, una vasca alla volta, una medaglia alla volta.

Il simbolo della sfortuna

Di contro, Gianmarco, il simbolo del vivere lo sport con entusiasmo, dell’esaltazione più libera, sincera e spaccona, che ti arriva in faccia a manate, prendere o lasciare. Che in pista davanti a quell’asta è da solo, concentrato a contare i passi, perfetto e magnifico nell’esecuzione, esagerato nel godersi il risultato. Un risultato che, però, a Parigi non c’è stato.

Sì, perché nella città che gli ha anche sottratto la fede nuziale, Gimbo è diventato solo il simbolo della sfortuna di queste straordinarie Olimpiadi parigine per la spedizione azzurra, che in Tamberi (portabandiera non a caso sulla Senna durante la cerimonia di apertura) riponeva enormi speranze per impreziosire ulteriormente il medagliere.

Si vince e si perde insieme

E, invece? Invece, nulla. Anzi, peggio. Una beffa atroce che colpisce con infame puntualità. La sfiga che assume le sembianze di una colica maledetta e in un attimo cancella tre anni di lavoro, di preparazione, di entusiasmo, di aspettative e di sogni. Ed è proprio qui che Gimbo ha voluto rimanere fedele a se stesso e condividere con i propri tifosi ogni passo di questo calvario.

Perché, se è vero che in pista, alla fine, Gianmarco è solo contro tutti (anche se non è proprio così… per info, chiedere a Mutaz Essa Barshim), quando c’è da esultare o, come in questo caso, da soffrire, lui vuole farlo con gli altri, condividendo tanto la gioia quanto il dolore che la vita da sportivo ti mette davanti.

Ed è proprio perché Gimbo non è un campione come tutti gli altri, che su quella pista a Parigi, alla fine, nonostante il sangue e il dolore, ha comunque voluto esserci. Ha voluto comunque lottare. Ha voluto chiudere questa storia a suo modo, provandoci fino all’ultimo. Non si diventa portabandiera per nulla, non si è campioni solo in pista. Gli atleti non vivono solo quando arrivano medaglie e vittorie.

“Back at home”

Nel frattempo, nelle Instagram stories, Gimbo scrive “Back at home” con tanto di faccina imbarazzata a didascalia di una foto che lo ritrae steso su un lettino d’ospedale. Il saltatore è, infatti, rientrato in Italia e prosegue con gli aggiornamenti per i propri tifosi. Lo scatto odierno, lo mostra nuovamente in clinica per un’ecografia di controllo all’addome dopo le coliche che lo hanno costretto a vivere un vero e proprio incubo, compromettendo le Olimpiadi.

Fonte: Instagram @gianmarcotamberi

Il mondo costruito sui però

La domanda da porsi a questo punto del racconto è molto semplice. Perché mai Ceccon avrebbe dovuto attaccare un atleta che ha appena vissuto il suo peggior incubo? E, a maggior ragione, per quale motivo avrebbe dovuto farlo pubblicamente? La risposta più probabile è che quella fosse semplicemente una storia Instagram di un ragazzo, un modo per ringraziare un tifoso speciale più che per veicolare una polemica.

Appuntamento in Quirinale

Gimbo e Thomas, se riterranno che questa storia meriti davvero un chiarimento, avranno modo di trovarsi già il prossimo 23 settembre alle 11, quando saranno entrambe al Quirinale al cospetto di Sergio Mattarella per l’incontro del Presidente della Repubblica con gli eroi di Parigi 2024. Probabilmente, lo faranno ridendoci su. Sicuramente, senza smettere di essere ragazzi e campioni, ognuno alla propria maniera.

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