C’hanno provato in tanti, ma nessuno c’è riuscito: da 26 anni il mondo del ciclismo attende un nuovo erede di Marco Pantani, l’ultimo capace di centrare la doppietta Giro-Tour nello stesso anno. E forse sarà per questo che in tanti tifano affinché sia Tadej Pogacar l’uomo in grado di riscrivere la storia. Il favorito numero 1 nella corsa francese che scatta sabato da Firenze, dove oggi è prevista la cerimonia inaugurale in uno scenario unico e irripetibile, con gli occhi del mondo tutti rivolti a quello che accadrà nei dintorni di Piazzale Michelangelo.
- Pogacar avverte: "Mai stato meglio..."
- Incognita Vingegaard: "Non so come potrà reagire"
- Roglic al Tour con la spinta di... RedBull
- Cavendish per la storia, ma pure Bettiol la insegue
Pogacar avverte: “Mai stato meglio…”
Pogacar favorito numero uno, e su questo pochi hanno dubbi. Anche se le fatiche del Giro strada facendo potrebbero presentare il conto, sebbene chi lo ha visto allenarsi in quest’ultimo mese (ultima gara corsa la tappa conclusiva della corsa rosa sui Fori Imperiali) è pronto ad affermare che lo sloveno non è mai stato così in forma in tutta la sua carriera.
“Rispetto al Giro mi sento meglio, e forse mai mi sarei aspettato di stare così bene”, ha spiegato Tadej ai canali ufficiali dell’UAE Team Emirates. “Vincere il Giro è stata un’esperienza unica ed emozionante. Non lo so se mi converrà attaccare subito anche al Tour, come ho fatto nelle prime tappe della corsa rosa: le prime due frazioni che affronteremo saranno belle toste, con tanta salita e dislivelli importanti. E certo la concorrenza non vorrà farsi cogliere impreparata”.
Incognita Vingegaard: “Non so come potrà reagire”
Lo scorso anno al Tour vinse (anzi, stravinse) Jonas Vingegaard, che arriva a Firenze con l’incognita di quasi tre mesi pieni senza corse. La caduta nella quarta tappa del Giro dei Paesi Baschi resta un fardello pesante col quale doversi confrontare in vista delle tre settimane che lo aspettano. In qualche modo i poli si sono invertiti rispetto a un anno fa: nel 2023 Pogacar arrivò al Tour “di rincorsa” dopo l’infortunio al polso alla Liegi che gli impedì di allenarsi come avrebbe voluto, stavolta è il danese ad arrivare dopo settimane difficili (anche se il suo infortunio è stato ben peggiore).
“Non so come stia davvero Vingegaard, anzi credo che non lo sappia nemmeno lui. Lo scopriremo strada facendo, ma posso dire di nutrire grande rispetto nei suoi riguardi. E lo stesso dicasi di Roglic ed Evenepoel”. Guarda a caso altri due corridori coinvolti dalla terribile caduta all’Itzulia, anche se con conseguenze assai minori: Roglic è tornato e ha vinto al Delfinato, dove Remco ha conquistato la cronometro, preferendo poi uscire di classifica.
“I nostri corpi sono imprevedibili – conclude Pogacar – e davvero non so come reagiranno a tutte le fatiche fatte. Una cosa però la so: vengo da due secondi posti al Tour e sinceramente vorrei tornare sul gradino più alto. E poi pensare a olimpiadi e mondiali: la maglia iridata è un altro grande obiettivo”.
Roglic al Tour con la spinta di… RedBull
Pogacar ha una squadra attorno a sé che probabilmente spicca per qualità e quantità (Adam Yates, Almeida e Ayuso come primi “gregari” in salita, poi Soler, Sivakov, Politt e Wellens) e che si presenta come quella da battere. Peraltro con l’UAE è vicino a firmare l’ennesimo contratto record, portando la scadenza dal 2027 al 2030.
I Visma Lease a Bike, al netto delle condizioni di Vingegaard (tutte da verificare), hanno perso all’ultimo momento Sepp Kuss, vincitore dell’ultima Vuelta e primo uomo in salita per Jonas. E in più hanno Van Aert a corto di gare dopo la caduta alla Dwaars di fine marzo.
La Bora di Primoz Roglic arriverà a Firenze con una grande novità: sulla maglia per la prima volta comparirà il marchio RedBull, nuovo proprietario del team. Lo sloveno avrà con sé Jay Hindley (vincitore del Giro 2022) e Vlasov, mentre Evenepoel potrà far leva sull’esperienza di Mikel Landa. Il lotto dei favorito si chiude qui: Mas (Movistar), Carapaz (EF) e Pidcock (Ineos, più Bernal) potrebbero ragionevolmente ambire a una top 10, ma nulla più.
Cavendish per la storia, ma pure Bettiol la insegue
Se Jasper Philipsen sarà l’uomo da battere nelle volate, dove tutti faranno il tifo per Mark Cavendish (che ha posticipato il ritiro di un anno per puntare al successo numero 35, che ne farebbe il pluirivincitore di tappa all time staccando Eddy Merckx), Mathie van der Poel, Felix Gall, Romain Gregoire e Max Van Gils potrebbero giocarsi tante vittorie di tappa, approfittando di un percorso sempre mosso e mai scontato.
E gli italiani? Appena 8 al via, con Alberto Bettiol e Giulio Ciccone chiamati a battere colpi importanti. E se Ciccone punta deliberatamente a conquistare per il secondo anno consecutivo la maglia a pois riservata agli scalatori, Bettiol dopo aver conquistato il titolo italiano domenica scorsa sente di essere pronto per conquistare un successo che da 85 tappe sfugge sistematicamente a un corridore italiano.
“Arrivare all’appuntamento in maglia tricolore è qualcosa di unico. Mi sento bene, sto andando forte e non era scontato, pensando a come ero uscito (cioè malconcio) dal Giro di Svizzera. Il sogno è quello di indossare la maglia gialla, magari al termine della prima tappa, ma ci faranno un pensiero in tanti. Mi basterebbe però trovare la giornata giusta e vincere una frazione, mostrando in mondovisione la mia maglia tricolore”.