Bella così, forse nemmeno nei sogni più audaci. Bella come una Sanremo che si anima per davvero a 30 chilometri dal traguardo, finalmente sulla Cipressa e non sul Poggio (come d’abitudine), e guarda a caso sempre per merito di chi le corse ha saputo reinventarle, facendo dell’audacia, del coraggio e della fantasia le sue migliori virtù. Solo che stavolta tutto questo non è bastato a Tadej Pogacar per prendersi una delle ultime due monumento mancanti nella sua bacheca di casa (l’altra è la Roubaix, che però non ha mai corso: possibile debutto tra tre settimane). Perché ha trovato un Mathieu van der Poel in formato gigante, oltre che un Filippo Ganna dal cuore grande così.
- Van der Poel: "Bellissimo vincere così, ma è stata durissima"
- Ganna sfinito: "Mi hanno fatto perdere dieci anni di vita..."
- Ancora Ganna: "Un giorno questa Sanremo potrà essere mia"
- Pogacar e quel "picco" mancato: "Ma bravi Mathieu e Pippo"
- Una classica d'altri tempi: questo è il ciclismo che piace
Van der Poel: “Bellissimo vincere così, ma è stata durissima”
Alla fine il neerlandese ha confezionato un bis che non riusciva a nessuno da 15 anni, da quando Oscar Freire vinse la sua terza Sanremo nel 2010. Da allora, 14 vincitori diversi anno dopo anno, fino alla volata perfetta mandata a referto da van der Poel, troppo superiore negli ultimi 300 metri per consegnare ai rivali l’opportunità di coglierlo di sorpresa.
“È emozionante essere tornato a vincere in via Roma. Questa poi ha un sapore particolare perché è stata una corsa durissima, nella quale sono riuscito a fare ciò che ho fatto perché credo di essere in uno dei momenti di forma migliori di tutta la mia carriera. Già alla Tirreno-Adriatico mi sentivo bene, ma non pensavo di esserlo così tanto.
La chiave di giornata? Quando ho visto Tim Wellens fare il passo all’inizio della Cipressa ho capito che dovevo attaccarmi alla ruota di Pogacar, perché se fosse partito lì non l’avrei mai più ripreso. Diversamente, sul Poggio sapevo che non sarebbe stato in grado di staccarmi, come poi è effettivamente successo. Sono stato anche fortunato: nella prima metà di corsa faceva freddo, poi dopo il Turchino la temperatura si è alzata, la pioggia è passata e le gambe hanno cominciato a girare meglio. Che dire, è tutto bellissimo”.
Ganna sfinito: “Mi hanno fatto perdere dieci anni di vita…”
Chi un giorno, guardando a quanto fatto in carriera, arriverà forse a “maledire” van der Poel è proprio Filippo Ganna: i due secondi posti alla Sanremo (2023 e 2025) sono coincisi proprio con le due vittorie del neerlandese. Ma al netto della delusione, Pippo sa di non avere molto da rimproverarsi.
“Felice sono felice, perché in fondo sono stato battuto da un vincitore seriale di classiche e ho messo dietro il campione del mondo, altro fuoriclasse delle corse di un giorno. La squadra ha fatto un lavoro straordinario, di più non avrebbe potuto fare.
Certo quei due lì mi hanno fatto perdere dieci anni di vita per non perdere le loro ruote sulla Cipressa e sul Poggio… posso rimproverarmi soltanto una cosa: di aver lasciato davanti van der Poel nella volata, quindi aspettando che fosse lui a lanciare lo sprint. Difficilmente però gli sarei finito davanti, anche se l’avessi anticipato ai -300.
Ancora Ganna: “Un giorno questa Sanremo potrà essere mia”
Penso di aver fatto una delle mie migliori prestazioni di sempre, quindi quando dai fondo a tutte le tue energie non hai molto da recriminare. Ci sono corridori che debbono aspettare 14 anni per vincerne una, io ho fatto secondo due volte negli ultimi tre anni, quindi ho fiducia che prima o poi potrò vincerla.
Penso inoltre che anche il pubblico si sia divertito: erano anni che non si vedeva una Sanremo così scoppiettante, ed è stato bellissimo sentire tutto il calore del pubblico a bordo strada. In tanti hanno tifato per me lungo tutti i 290 chilometri e li ringrazio, io ho fatto il massimo, andando su del mio passo sulle due salite finali e poi provando a giocarmela allo sprint”.
Ora però in tanti chiedono che la rivincita, anziché tra un anno, possa essere messa agli atti alla Roubaix il prossimo 13 aprile: “Mancano ancora 22 giorni, intanto pensiamo a prepararla bene, poi vediamo come andranno le cose”.
Pogacar e quel “picco” mancato: “Ma bravi Mathieu e Pippo”
Nelle parole di Tadej Pogacar traspare invece tanto rammarico per un finale che ancora una volta l’ha visto finire battuto. “Dal mio punto di vista abbiamo fatto tutto quello che dovevamo fare, ma evidentemente in qualcosa abbiamo sbagliato. Volevo una Sanremo esplosiva e così è stato: sul Capo Mele prima, poi sulla Cipressa, ma anche sul Poggio ho provato ad allungare e non sono riuscito a scappare.
Le gambe giravano bene, forse però non ho raggiunto il mio picco e sono stati bravi van der Poel e Ganna ad approfittarne. Ci riproverò l’anno prossimo, ma chiaro che sarà sempre più dura: per le mie caratteristiche ci vorrebbe un Poggio lungo 5 chilometri al 10% di pendenza, ma il percorso è questo e posso solo sperare di riuscire a mandare tutte le tessere del mosaico al loro posto. Oggi ne è mancata una alla fine, ma è stato comunque tutto bellissimo”.
Una classica d’altri tempi: questo è il ciclismo che piace
Al netto di tutto, una Sanremo così bella era da tempo immemore che non si vedeva. Pogacar l’ha fatta saltare per aria tagliando fuori tutti i velocisti (menzione speciale per Matthews, quarto all’arrivo e lesto a regolare il gruppo in volata: era tra i possibili favoriti e non si sarebbe fatto desiderare), ma assieme a van der Poel e Ganna l’ha resa elettrizzante.
Ganna alla fine è quello che torna a casa con la sensazione di aver mancato un’occasione più unica che rara: stava benissimo come condizione e come convinzione, ha gestito bene le forze su Cipressa e Poggio, ma contro questo van der Poel poco o nulla avrebbe potuto. Almeno però s’è convinto una volta di più che la trasformazione da crono man a uomo (anche) da classiche è ormai completata. E il tempo per vederlo riportare una monumento in Italia è (forse) più vicino di quanto si possa pensare.