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Xavi l'ultima idea per Milan e Juventus: possesso, scacchi, identità e regole dell'ex Barca

Per le panchine di Milan e Juve torna d'attualità il nome di Xavi: la filosofia del catalano, pronto a tornare in pista dopo l'addio al Barcellona

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Domenico Esposito

Domenico Esposito

Giornalista

Da vent’anni in campo e sul campo per vivere ogni evento in tutte le sue sfaccettature. Passione smisurata per il calcio e per la sfera di cuoio. Il pallone è una cosa serissima, guai a dirgli di no

Milan e Juventus si guardano intorno. Se la panchina di Conceicao traballa già ora, la posizione di Thiago Motta potrebbe essere in bilico al termine della stagione. Tra i tanti nomi che circolano sull’asse Milano-Torino spicca quello di Xavi, simbolo della Spagna del tiki taka e leggenda del Barcellona.

L’ultima idea: Milan e Juventus sulle tracce di Xavi

Da calciatore ha vinto tutto. Ma proprio tutto. Otto volte la Liga, due Champions, due Mondiali per Club, uno storico Mondiale con la Spagna, due Europei e anche un argento olimpico, solo per riassumere in breve. Da allenatore, oltre ai successi in Qatar, una Liga e una Supercoppa di Spagna col suo Barcellona.

L’anno scorso, però, non è andata benissimo e il club blaugrana in estate ha deciso di puntare su Hansi Flick. Xavi, dunque, è sul mercato. Pronto a tornare in pista. Col suo calcio basato sul possesso palla. Milan e Juventus ci pensano seriamente, anche se le pretendenti di certo non mancano. Le minacce arrivano soprattutto dall’Inghilterra, dove – a quanto pare – ci sarebbe un club disposto a esaudire ogni sua richiesta. Nelle scorse settimane radio mercato ha riferito di un contatto già avvenuto tra la Signora e il tecnico catalano, ma è il Diavolo – dopo il terzo ko di fila rimediato contro la Lazio, che potrebbe avere maggiore urgenza in caso di addio anticipato al contestato Conceicao.

Per il Milan è un ritorno di fiamma: il retroscena

Le strade del Milan e di Xavi stavano per incrociarsi già quando l’ex Barcellona era appena maggiorenne, giocava nella formazione B dei catalani e aveva un futuro luminoso davanti. Il Diavolo ci provò. Corteggiamento serrato. Ma respinto. No, grazie. Anzi, ‘no gracias’.

“Perché sono sempre stato tifoso del Barça e gli ho dato sempre priorità” spiegò il tecnico nel corso di una conferenza stampa andata in scena circa un anno fa. “A 18 anni non ho ascoltato un’offerta del Milan. Non si è trattato di uno sforzo, io sono così”. Il tempo gli ha dato ragione. Perché poi ha indossato la camiseta blaugrana per 17 stagioni di fila, diventando una leggenda del Barcellona e simbolo di quel tiki taka che si è ritagliato un posto nella storia di calcio. Il nome di Xavi era già spuntato per il post Fonseca, ma poi i rossoneri hanno virato su Conceicao.

Possesso, scacchi, identità e regole: ecco Xavi

Di Xavi si diceva che fosse l’uomo che giocava a scacchi correndo. E in panchina ha mantenuto inalterata la sua filosofia. Perché continua a interpretare la partita come una partita di scacchi, durante la quale è necessario mantenere il controllo attraverso il possesso palla.

Già, il possesso. Xavi era il metronomo del Barcellona di Guardiola e della meravigliosa Spagna capace di vincere Europeo-Mondiale-Europeo dal 2008 al 2012, l’architetto del calcio, ‘la Macchina’, come era stato ribattezzato in patria. Ma al top non si arriva mai per caso. Al talento innato Xavi ha abbinato applicazione, metodo, costanza, sacrificio. Senza mai rinunciare al sorriso. Perché per vincere vale il mantra “regole, ordine e divertimento”.

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