Storia di un amore a prima svista. Tra Gasperini e Zaniolo neanche si può dire “c’eravamo tanto amati”, perchè – almeno per ora – la stima è sempre stata solo virtuale. Non decolla il rapporto tra l’allenatore dell’Atalanta e il talento ex Roma e un altro esempio è arrivato ieri dalla gara di coppa Italia contro il Cesena.
- Zaniolo riserva anche in coppa Italia
- Lo sfogo di Gasperini contro Zaniolo
- I precedenti da Gomez a Gollini
Zaniolo riserva anche in coppa Italia
La gara di Coppa Italia contro il Cesena, vinta poi senza problemi per 6-1, sembrava la vetrina ideale per schierare chi aveva giocato meno e per far rifiatare i titolari impegnati su tre fronti. Ed in effetti Gasp ha risparmiato molti big e lanciato tante riserve ma non ha dato spazio a Zaniolo dal 1′. Per lui solo panchina, con Retegui in campo.
Zaniolo è entrato solo nella ripresa, a risultato già in cassaforte e, al di là delle parole dell’allenatore, questo è parso un chiaro messaggio: “Perché Retegui e non Zaniolo titolare? Aveva bisogno di giocare, era calato di condizione, stasera ha fatto un’ottima partita. Noi cerchiamo di costruire i campioni. Un esempio sono Lookman e Ederson. Speriamo non lo diventino troppo se no potrebbero portarceli via“.
Non stravede per Zaniolo, Gasp. Inutile girarci intorno. A fine agosto la prima ammissione: “Su di lui speravamo di vincere la scommessa, ma dopo quasi due mesi siamo fermi al palo“. Non che non ci abbia provato. A fine settembre si affida di nuovo a lui che ricambia con l’assist per Samardzic che permette all’Atalanta di non perdere a Bologna (1-1) ma da quel momento per Zaniolo c’è spazio solo nei finali di gara. Venti. Venticinque minuti.
Lo sfogo di Gasperini contro Zaniolo
La rottura diventa realmente tale a dicembre. Due gli episodi contestati. Lunedì 2 dicembre l’Atalanta gioca e vince (0-2) all’Olimpico contro la Roma. Zaniolo entra a gara in corso. Segna di testa. esulta in modo smodato davanti al suo ex pubblico e molti ex compagni, sfilandosi la maglia e scatenando il popolo giallorsso. Il bis a Cagliari. Dopo 20′ della ripresa, Gasperini toglie De Ketelaere e inserisce Zaniolo. Trascorrono cento secondi. Nicolò di sinistro segna su assist di Bellanova. Poi va a esultare, ancora una volta in modo smodato e irriverente innanzi ai tifosi ospiti. E qui Gasp sbotta: “Non è tollerabile che ogni volta che segni vai ad incendiare il pubblico avversario. Questa è già la seconda volta che accade. Il Cagliari era tramortito, ma con la sua esultanza ha riacceso tutto lo stadio”. E ancora: “In questo momento una buona parte della squadra è pronta per lottare per lo scudetto, ma questo non vale per tutti i nostri giocatori. Alcuni devono ancora maturare sotto diversi aspetti, ed acquisire la mentalità per poter competere a questi livelli”.
I precedenti da Gomez a Gollini
La storia dell’Atalanta è piena di contrasti tra Gasperini e i suoi giocatori. Il caso più clamoroso è quello del Papu Gomez. Nel 2021 quest’ultimo raccontò di essere stato aggredito fisicamente dal tecnico al culmine di una lite negli spogliatoi. Dopo la rottura totale del rapporto, l’argentino decise di salutare l’Italia per approdare al Siviglia. Anche Ruslan Malinovskyi ha dovuto fare i conti con un confronto per niente facile con Gasperini. “Mi diceva in continuazione di non tirare in porta, nonostante io di gol così ne avessi fatti tanti”. Altra incomprensione e conseguente cessione al Marsiglia. Anche Timothy Castagne in passato aveva lanciato qualche frecciata nei confronti del tecnico nerazzurro. “Ha grossi problemi a controllarsi e durante la partita si arrabbia con troppa facilità”.
Per non parlare di Simon Kjaer e Martin Skrtel praticamente messi alla porta dopo poche settimane per incompatibilità tattica e, in particolare con quest’ultimo, c’è chi riferisce di una violenta rissa negli spogliatoi. Anche Gollini ha salutato Bergamo dopo un acceso confronto con l’allenatore. “Era il 2020 e mi disse che non sapeva chi far giocare tra me, Berisha e Rossi. Aggiunse che nessuno dei tre era da Serie A e che avremmo comunque fatto danni“. Finì con la rottura totale e addio del portiere.
Gli ultimi casi quelli di Medih Demiral e Joakim Maehle, che a Bergamo sono rimasti pochissimo. Per entrambi la motivazione principale è derivata proprio dalla rottura del rapporto con il tecnico dei bergamaschi. “All’Atalanta l’allenatore decideva tutto. Non c’era alcuna libertà. Vivevo in un bel posto, ma non avevamo mai tempo di goderci niente perché eravamo sempre ad allenarci. Sono stato criticato perché Hojlund veniva in macchina con me all’allenamento. La sua è una gestione dittatoriale basata sulla paura“, disse il danese, passato al Wolfsburg, spalleggiato da Demiral: “Tutto vero, presto conoscerete tutti i fatti…”.