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America's Cup, Alinghi accusa Emirates Team New Zealand, ma la coppa adesso è a forte rischio: Luna Rossa attende

Nubi sempre più nere si addensano sulla coppa: Alinghi, polemica con NZL, che ha replicato accusando gli svizzeri di non aver accettato la sconfitta

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Roberto Barbacci

Roberto Barbacci

Giornalista

Giornalista (pubblicista) sportivo a tutto campo, è il tuttologo di Virgilio Sport. Provate a chiedergli di boxe, di scherma, di volley o di curling: ve ne farà innamorare

Questa America’s Cup non s’ha da fare: se c’erano dubbi prima sul ritorno della più antica competizione sportiva nel 2027, adesso le nubi si fanno ancora più nere dopo che Alinghi, il sindacato svizzero che fa capo a Ernesto Bertarelli (vincitore nel 2003 e nel 2007), ha annunciato che non intende competere nella prossima edizione. E così facendo ha fatto infuriare soprattutto i neozelandesi, che in poche settimane si sono ritrovati senza due avversari come Alinghi e Ineos Britannia, tanto che adesso in molti si chiedono che senso abbia proseguire con i preparativi, rischiando che a gareggiare restino appena tre imbarcazioni.

New Zealand predica nel deserto: solo Luna Rossa è sicura

La situazione è surreale e adesso rischia di sfociare nel grottesco, perché la sensazione è che nessuno abbia poi tutta questa voglia di investire su una competizione che rischia di essere segnata prima ancora di cominciare. Perché da un lato c’è Emirates Team New Zealand che prova a forzare la mano, decisa a organizzare la nuova campagna di America’s Cup nel 2027 in una località che pure ancora non c’è (scartata Valencia, restano Napoli o Atene, con Jeddah sempre sullo sfondo ma non troppo gradita al team neozelandese). ù

Athena Racing, il consorzio che è Challenge of Record e che fa capo a sir Ben Ainslie, dopo lo strappo con Ineos è ancora alla ricerca di un partner che possa finanziare il nuovo assalto alla old mug, ma per ora tutto rimane abbastanza sottotraccia.

Luna Rossa Prada Pirelli ha ribadito di volerci riprovare, ma chiaramente attende che anche altri si facciano avanti. American Magic ha invece sollevato dubbi e non s’è ancora pronunciata, così come nulla è trapelato dai quartieri generali dei francesi di Orient Express e anche dagli svedesi di Artemis, che avevano pensato di aggiungersi alla flotta.

Le accuse di Alinghi: “Così non c’è alcuna crescita, né visibilità”

Alinghi, che ha tra i suoi principali finanziatori RedBull, ha spiegato la decisione di non prendere parte alla prossima America’s Cup accusando di fatto i neozelandesi di non avere a cuore la crescita dalla competizione. “Avremmo voluto vedere più responsabilità e maggiore trasparenza, crescendo tutti assieme per realizzare un evento commercialmente valido in grado di attratte copertura televisiva globale, spettatori e sponsor. Non avendo ottenuto risposte, con grande delusione assieme ai nostri partner abbiamo deciso di sciogliere il nostro team”.

Grant Dalton, CEO di Emirates Team New Zealand, ha risposto per le rime al comunicato degli svizzeri: “Era ovvio che Alinghi stesse faticando a riprendersi dalla prestazione deludente offerta a Barcellona lo scorso ottobre. E dire che c’erano state concessioni specifiche nella bozza di protocollo su richieste fatte proprio dagli svizzeri, vedi l’allentamento della regola sulla nazionalità per consentire almeno due stranieri a bordo”. Al netto delle accuse, la coppa non è mai stata così in alto mare.

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