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Rigorini, Rocchi dice basta: "Troppi regali, ora si cambia. Var a chiamata? Meglio interventi mirati"

Il designatore Rocchi parla dei troppi rigori, o meglio rigorini, concessi in Serie A. Verso una svolta per gli arbitri? Inoltre, commenta l'ipotesi della Var a chiamata

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Luca Santoro

Luca Santoro

Giornalista

Esperto di Motorsport ma, più in generale, appassionato di tutto ciò che sia Sport, anche senza il Motor. Dà il meglio di sé quando la strada fa largo alle due o alle quattro ruote

Il girone di andata della Serie A 2024/2025 volge alla conclusione trascinandosi un argomento di magnitudo polemica che ha tenuto banco in questi mesi. E ovviamente si parla di arbitri. Può sembrare un cliché, ma in questo caso non si tratta semplicemente di dibattiti da bar sport o punti di vista contrapposti: i freddi numeri inchiodano una realtà in cui, effettivamente, si sono fischiati troppi rigori. E ora la classe arbitrale di Serie A, come spiegato dal designatore Gianluca Rocchi, corre ai ripari.

Un po’ troppi rigori (o meglio, rigorini) fischiati in A: i dati

Anzitutto i dati, divulgati lo scorso ottobre e che fotografano una situazione particolare in merito al massimo campionato nazionale. Solo nelle prime 7 giornate di Serie A sono stati assegnati 32 rigori, una media di 4,6 a turno (in Fiorentina-Milan ne sono stati fischiati 3, per dire). In Liga questa media si abbassa a 3,7 dopo 9 giornate, mentre in Premier League dopo le prime 7 questo valore è addirittura dell’1,7. Statistiche inferiori rispetto al dato italiano anche per quanto riguarda la Bundesliga e la Ligue 1.

Una tendenza che comunque non è esclusiva solo di questa prima parte della stagione, ma già in atto da diverso tempo nel nostro Paese. Arbitri e Var concedono un po’ troppi rigori, ma gli stessi fischietti puntano a correre ai ripari e fare un po’ di pulizia nell’alveo dei cosiddetti “rigorini”.

Rocchi: “Combattiamo i rigorini. Ecco cosa dico agli arbitri per non sbagliare”

Rocchi, designatore di A e B, ha parlato ai microfoni di Radio Rai facendo il punto sul 2024 degli arbitri, affrontando il tema dell’eccesso di penalty fischiati. “Rigorini? Penso sia chiaro che sono quel tipo di rigori che stiamo cercando di combattere. C’è stata una giornata brutta – ha ammesso Rocchi – ma nelle ultime giornate siamo tornati a concedere quelli giusti”.

Quindi ha aggiunto: “L’importante è fischiare un rigore quando c’è qualcosa di importante, perché può decidere il risultato. Dico sempre ai miei arbitri che quando la pancia vi dice rigore, nel 98% allora è quello”.

I casi controversi di rigori non fischiati

Rocchi ha fatto poi l’esempio di Cagliari-Atalanta, arbitrata da Pairetto, in cui non era stato invece fischiato un rigore a favore dei sardi (tocco col braccio di Kossounou). “In quel caso l’arbitro non ha pensato di pancia ma ha fatto un ragionamento sul rimpallo: se avesse seguito la pancia, avrebbe concesso il rigore”. E ancora, il caso di Atalanta-Udinese, col fallo di mano in area di Hien non sanzionato: “Quello è stato un errore di superficialità – si è giustificato Rocchi – , mi è dispiaciuto perché è un errore evitabilissimo che non dobbiamo commettere, perché così ci facciamo del male da soli”.

La Var a chiamata: “Si rischia di deresponsabilizzare”

Poi sull’ipotesi della Var a chiamata, Rocchi si è detto aperto alle novità e alle eventuali modifiche. Ma, al tempo stesso, “non possiamo rispondere noi”. E ha spiegato: “La Var deve essere usata solo per episodi chiari e seri, non dobbiamo fare la moviola. Quella a chiamata rischia di deresponsabilizzare molto l’arbitro, ponendo invece la responsabilità della chiamata in capo al club o all’allenatore di turno”.

Secondo il designatore la via da seguire è un’altra: “Credo invece che dobbiamo lavorare cercando di formare i ragazzi di fronte al monitor, che siano capaci di decidere, di scegliere quando intervenire o meno, ovvero quando un episodio è chiaramente errato o no”.

Quindi Rocchi ha concluso: “Stiamo facendo un buon lavoro generale. Abbiamo avviato collaborazioni con l’Associazione Allenatori e l’Associazione Calciatori per far in modo che i nostri arbitri comprendano meglio le dinamiche di gioco, perché un arbitro deve essere un grande conoscitore del calcio, non solo delle regole”.

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