La solita partita romanzo, la solita faticaccia che pure si risolve nella maniera più logica possibile. Con Jannik Sinner che un set lo lascia per strada (mai una partita con Holger Rune s’è chiusa senza che uno dei due la spuntasse almeno in un parziale), ma che si prende di forza e autorità i quarti di finale agli Australian Open. Come? Imponendosi dopo 4 set tiratissimi, complice il caldo e in mezzo medical time out e pure un servizio bomba del numero uno del mondo che distrugge letteralmente il gancio della rete (e relativa pausa di 10’ per rimetterlo a posto). Alla fine però la legge che passa è quella di Jannik: 6-3 3-6 6-3 6-2 in poco più di tre ore di gioco, e passa la paura.
- Battaglia vera, ma alla fine i conti tornano tutti
- Partenza a razzo, poi qualcosa s'inceppa
- La grande paura, il finale tutto in discesa
Battaglia vera, ma alla fine i conti tornano tutti
Di tutti i cagnacci possibili, Rune è certamente tra i peggiori. Ma sono sembrati altri i nemici di Sinner: il caldo, ancora una volta, che gli ha tirato un brutto scherzo sul finale di secondo set, quando il calo è parso evidente e l’intervento del fisioterapista s’è rivelato provvidenziale. E poi quella sensazione di non essere mai davvero completamente a posto che un po’ gli ha tolto qualche certezza, facendogli sembrare peggiore la sua prova, che poi così male non era affatto (gliel’ha detto anche Cahill durante una delle tante pause).
Insomma, un Sinner che s’è fatto bastare la mole di vincenti e una bella dose di ace, con Rune che nei momenti chiave del match s’è un po’ lasciato sopraffare dalla capacità del numero uno del mondo di incidere al momento giusto. E così facendo Jannik quell’autostrada che (nelle intenzioni) dovrebbe portarlo dritto alla finale di domenica l’ha percorsa in pieno: non sarà ancora la miglior versione possibile, ma basta e avanza per dar vita ancora una volta ai sogni.
Partenza a razzo, poi qualcosa s’inceppa
Nella notte italiana, i più temerari che decidono di restare svegli vengono subito destati dal un bel break a zero conquistato da Sinner nel secondo gioco. E che si fa bastare nel corso di un primo set giocato a ritmi elevatissimi, con scambi “pesanti” e con la voglia di voler anche un po’ strafare (vale soprattutto per Rune). Quando entra la prima (nel 70% dei casi), Jannik diventa difficile da arginare. Con la seconda, se possibile, ancora di più: nelle 6 volte in cui la tiene in campo (altre due volte commette doppio fallo) vince sempre lo scambio.
In 33’ il set scivola via senza pensieri e il secondo sembra mettersi ugualmente bene, tanto che nel quinto gioco arrivano due palle break. Stavolta però il danese si salva, con Sinner che sbaglia un dritto e poi spedisce un rovescio in rete sulla seconda. E di colpo la partita gira, anche perché l’italiano accusa qualche problema fisico piuttosto evidente. Nell’ottavo gioco, quello che decide il parziale a favore di Rune, prima di fa sorprendere da due risposte profondissime di Holger, poi commette doppio fallo sulla palla break. Con 21 errori gratuiti, il match rischia seriamente di scivolare dalle mani dell’altoatesino. Che si fionda al bagno e riemerge dopo 4’ dagli spogliatoi, provando subito a scrollarsi di dosso ansie e paure.
La grande paura, il finale tutto in discesa
Rune capisce che l’occasione che aspettava ormai ce l’ha davanti agli occhi: nel terzo gioco del terzo set si spinge sul 15-40, ma prima Sinner sfonda col dritto (dopo una gran difesa), poi in uno scambio a metà dal drammatico e l’epico (37 colpi!) riesce a ritrovare la parità a quota 40 con uno sforzo di immane fatica. Che paga tutto nello scambio successivo, dove arriva la terza palla break, stavolta annullata con un provvidenziale ace. Alla fine, alla quarta opportunità, Sinner mantiene il servizio e da quel momento nuovamente sembra tornare padrone delle operazioni, anche se nei turni di servizio la sofferenza è totale (altra palla break salvata nel quinto game).
Jannik allora chiede l’intervento del fisioterapista: sa bene di non essere al top e quei 10’ di pausa lo rimettono a nuovo. Cahill gli sussurra qualcosa e qualunque essa sia la formula funziona: l’ottavo gioco è quello della svolta, perché Sinner porta Rune ai vantaggi e alla seconda opportunità trova il break che gli consegna un set altrimenti complicatissimo (e anche il danese poi chiede il fisio).
Nel quarto, altra pausa “salvifica”: un servizio bomba dell’italiano fa saltare il gancio che tiene la rete, e così passano altri 16’ prima di risolvere il problema. Tempo che Jannik sfrutta per riposare, e non a caso il set diventa poi una formalità, con due break e una rapida chiusura che vale i quarti di finale, dove saranno Michelsen o de Minaur gli avversari da piegare.