Prendete fiato e provate a capacitarvi di ciò che i vostri occhi stanno per leggere: se (e va ribadito: se) domani Mattia Bellucci, opposto al cinese Zhang Zhizhen, dovesse avanzare ai quarti di finale del torneo di Hangzhou, non soltanto otterrebbe un risultato importante per se stesso (secondo quarto di finale in un torneo ATP dopo quello conquistato ad Atlanta un paio di mesi fa), ma soprattutto contribuirebbe a riscrivere la storia del tennis italiano. Che a quanto pare non ha intenzione di smettere di stupire, per la gioia dei tanti appassionati che quasi non credono a ciò di cui i loro occhi (appunto) stanno godendo.
- Bellucci, serve un ultimo sforzo per la storia
- Da un decennio all'altro (ma sembra un'eternità)
- Il futuro è tutto a tinte azzurre
Bellucci, serve un ultimo sforzo per la storia
Bellucci, battendo in due set Alex Karatsev (6-4 6-0), è l’unico tennista italiano ad aver fatto festa in una settimana nella quale invero poco o nulla è andato per il verso giusto, con i vari Sonego, Nardi e Darderi sconfitti all’esordio nei rispettivi tornei in terra d’Asia (e anche Fognini ha perso contro Safiullin al terzo nell’esordio a Chengdu). Ma avanzando agli ottavi ha già ritoccato il suo best ranking alla numero 101, guadagnando in un colpo 7 posizioni.
Adesso però gli tocca in sorte un compito in parte gravoso, ma in parte anche di grande privilegio: dovesse battere il cinese Zhang, testa di serie numero 6 del torneo (nonché 48 del mondo), automaticamente entrerebbe in top 100, facendo lievitare a 10 il numero dei tennisti italiani presenti tra i primi 100 tennisti al mondo. Un fatto epocale e di cui non si hanno precedenti: già avercene 9 sembrava un lusso, adesso addirittura l’Italia è a un passo dalla doppia cifra. Col il 10% dei primi 100 tennisti al mondo che battono bandiera tricolore.
Da un decennio all’altro (ma sembra un’eternità)
Se si pensa a quello che raccontavano le classifiche ATP dello scorso decennio, beh, il salto nel futuro è decisamente enorme. Per anni, tolto Fognini (stabilmente tra i primi 40 al mondo: oggi è comunque alla numero 80, alla faccia delle 37 primavere), trovare altri italiani in top 100 è stato un bel problema: Andreas Seppi e Filippo Volandri sono stati i più continui, con Potito Starace e Paolo Lorenzi che in varie fasi della loro carriera hanno comunque saputo portare mattoncini alla causa.
Ma se averne tre era la regola, 4 rappresentava una sorta di eccezione. E comunque nessuno era minimamente vicino alle posizioni che contano, col solo Fognini capace di arrivare fino alla top 10 nell’estate del 2019.
Il futuro è tutto a tinte azzurre
L’attuale fioritura del tennis italiano al maschile, ben evidenziata anche dai successi in Davis Cup, oltre che dai risultati raggiunti nei tornei ATP (11 quelli ottenuti da inizio anno in poi: 6 li ha portati a casa Sinner, tre Berrettini, uno a testa Darderi e Sonego), ha radici lontane ma un orizzonte, se possibile, piuttosto prolungato.
Perché l’età media di coloro che bazzicano le prime 100 posizioni del ranking è tale da far presagire che anche negli anni a venire potrebbe esserci spazio per confermare il trend: i primi 5 giocatori italiani (Sinner, Musetti, Cobolli, Arnaldi e Darderi) sono tutti nati tra il 2001 e il 2002, e così anche Bellucci (2001), mentre Nardi è addirittura 2003.
Al netto di Fognini, che presto dovrà lasciare spazio alle nuove generazioni (ma che resta duro a morire), ci sono poi Sonego e Berrettini che si avvicinano ormai alle soglie dei 30 anni. Senza dimenticare che Francesco Passaro (108 del ranking), Matteo Gigante (154) e Giulio Zeppieri (200) sono tutti nati a cavallo tra gennaio 2001 e gennaio 2002.
E poi non tarderà molto prima che arrivi anche Federico Cinà, classe 2007, che ha vinto proprio lo scorso fine settimana il primo ITF in carriera a Buzau, in Romania: oggi è poco sopra la posizione 700, soltanto di passaggio.