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Buffon allo scoperto su Donnarumma, Vialli, Spalletti e Bonucci: ecco cosa darò all'Italia

L'ex portiere è entusiasta del suo nuovo ruolo da capodelegazione azzurro, obiettivi e stimoli per riportare l'Italia in alto dopo l'addio al calcio

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Fabrizio Piccolo

Fabrizio Piccolo

Giornalista

Nella sua carriera ha seguito numerose manifestazioni sportive e collaborato con agenzie e testate. Esperienza, competenza, conoscenza e memoria storica. Si occupa prevalentemente di calcio

In quell’aula, a Coverciano, si era presentato decine e decine di volte in passato, quando ancora giocava, nei 24 anni in cui ha fatto parte della nazionale (176 presenze), ma per Gigi Buffon – a distanza di oltre 5 anni dall’addio all’azzurro – è la prima volta da capodelegazione dell’Italia. L’ex portiere è stato presentato ufficialmente oggi. La maglietta azzurra a maniche corte, l’emozione che un po’ lo prende nonostante la lunga esperienza, Buffon ha parlato di tutto.

Gravina spiega la scelta di Buffon

A prendere la parola per primo è il presidente della Figc Gabriele Gravina, che già sabato aveva presentato Spalletti: “Buffon l’avevo cercato quando ancora non sapeva se avrebbe smesso ma decise di continuare a giocare, l’ho richiamato quando ha annunciato l’addio al calcio e ha accettato. Lo ringrazio per aver detto sì a questo nuovo ruolo. Devo confessarvi la mia emozione per essere qui e credo di aver fatto il massimo con Spalletti e Buffon per il nostro calcio”.

Buffon ricorda la figura di Vialli

Dopo un ricordo di Vialli, di cui prenderà il posto (“avevamo un grande rapporto, ci scambiavamo sempre le maglie, sarebbe sbagliato pensare di fare quello che faceva lui come capodelegazione, un errore pensare di riproporre Vialli, cercherò di essere quello che sono sempre stato”) Buffon parla dell’importanza della maglia azzurra: “Non ho avuto rimpianti nel non aver salutato ufficialmente la Nazionale, ancora oggi mi chiamano per gare d’addio che per me è un pensiero malinconico, per apprezzare questa maglia devi invece conoscere la storia. Io sono nato e cresciuto col mito di Zoff e Rossi, con i racconti di mio padre su Riva quando lo incontrai per la prima volta qui a Coverciano fu come guardare un monumento”.

La decisione di lasciare il calcio non è stata tormentata: “Non è stato difficile decidere, vista l’età. Ero arrivato in condizioni psicofisiche ottimali ai playoff col Parma e sono riuscito a farmi male, è stato un segnale decisivo. Mentre mi curavano avevo già deciso di smettere”.

Buffon parla del rapporto con Donnarumma

Poi si passa al rapporto con Donnarumma: “L’ho visto crescere, anche attraverso qualche sbaglio, si cresce anche quando dopo aver sbagliato paghi in prima persona, lo dico per esperienza. Si impara molto di più. Rispetto al ragazzo che avevo lasciato ho ritrovato un uomo di 24 anni, che si avvia alla maturità”.

Zoff ha detto che Buffon da giovane era più forte di lui ma che Zoff da vecchio era meglio: “Sono l’ultimo che vuole e può rispondere a questa domanda, sono felice di quello che ho dato e avuto, Zoff rimane il portiere di riferimento della storia italiana”.

Per Buffon Spalletti è il ct giusto

Spalletti ha invitato tutti a non sentirsi parte di un calcio minore per le due eliminazioni ai Mondiali: “Non c’è questo rischio per me, arriviamo anche dalla vittoria agli Europei, la verità è una via di mezzo, in questi giorni poi ho avuto la fortuna di star vicino al mister e al suo staff e devo dire che ho risentito parlare di concetti, emozioni e valori imprescindibili se si vuole arrivare a un obiettivo minimo. Penso che Spalletti sia l’uomo giusto al posto giusto”.

Il sesto mondiale mancato da calciatore potrebbe arrivare con un altro ruolo: “E’ un cruccio per me non aver partecipato al sesto mondiale ma la vita è stata sempre benevola con me e ancora non ho scoperto come mi abbia ripagato per quel dispiacere, ma chissà, magari mi sarei sentito a disagio perché mi piace condividere le gioie”.

Sull’addio di Bonucci alla Juventus, infine Buffon dice: “Ci siamo sentiti ora devo mandagli un messaggio. Ha sempre lottato per raggiungere i traguardi che ha raggiunto, gli va riconosciuto, è l’aspetto bello di un campione di 35 anni che affronta la sua sfida difficile, se possa o meno tornare in Nazionale non posso essere io a dirlo, visto che sono qui da dieci minuti”.

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