Se vincere è difficile, confermarsi lo è ancora di più. E a Napoli sanno che uno scudetto vinto non può bastare a placare la sete di vittorie di una città che ha riscoperto il dolce gusto della festa. Anche se molti sono gli snodi che attendono una dirigenza che ha saputo dar vita a un calcio (definito) “sostenibile”, ora alle prese con le lusinghe di mezza Europa per i suoi talenti divenuti vincenti.
Ma un top player il Napoli sapeva di averlo dietro la scrivania, e non è un caso se su Cristiano Giuntoli abbiano messo gli occhi in tanti: le sirene inglesi sono note da tempo (Tottenham su tutte, ma anche il Manchester United ha fatto un sondaggio), ma quelle della Juventus, a quanto pare, sono state le più convincenti. Tanto da averlo ammaliato e sedotto come mai prima d’ora gli era capitato, se è vero che dopo ben 8 stagioni il suo addio da Napoli è dato per certo.
La Juventus ha voglia di aprire un nuovo ciclo, anche (se non soprattutto) a livello dirigenziale, e Giuntoli sembra il perfetto anello di congiunzione per mettere in moto il nuovo corso. Tanto che De Laurentiis ha (avrebbe?) dato il suo assenso all’operazione, liberando il direttore sportivo con un anno d’anticipo rispetto la fine del contratto. La Juve, di anni, gliene offre tre: un’avventura nuova e piena di stimoli, una sorta di upgrade che sembra aver colpito nel segno..
- Napoli, da Giuntoli ad Accardi
- Mezza Europa vuole Victor Osimhen
- Kvaratskhelia e gli altri incedibili
- Il sacrificio di Kim e i possibili sostituti
- Spalletti continua ma a quali condizioni?
Napoli, da Giuntoli ad Accardi
La poltrona lasciata vacante da Giuntoli dovrebbe essere affidata a Pietro Accardi, in arrivo dall’Empoli. L’ex terzino, diventato dirigente qualche giorno dopo aver appeso gli scarpini al chiodo (era il 2014 quando conclude la carriera da calciatore a Empoli e dà il là al nuovo corso dirigenziale, sempre nelle file dei toscani), è un omologo di Giuntoli dal 2016 e ha fatto in tempo a inanellare due retrocessioni in B e altrettante promozioni in serie A.
Trovata la quadra intorno al nome di Accardi – ma sono discorsi ancora in divenire nei quali le indiscrezioni non sono certezze -, a quel punto la prima missione del nuovo diesse potrebbe essere improntata alla strenua difesa con la quale dovrà cercare di evitare una diaspora che pure, stando alle tante offerte provenienti da ogni parte d’Europa, avrebbe anche motivo di vedere la luce.
Mezza Europa vuole Victor Osimhen
Il Napoli che verrà vorrebbe tenere sotto la sua ala tutti i protagonisti della cavalcata scudetto, o almeno la stragrande maggioranza di essi. Victor Osimhen però non ha fatto nulla per passare inosservato, e adesso che ADL ha fissato il prezzo (non parte per meno di 150 milioni) qualcuno disposto a sborsare quella cifra in giro sembrerebbe esserci per davvero.
Il Bayern è tra le squadre interessate, così come il PSG (che sta per liberarsi dell’oneroso contratto di Messi, promesso sposo dell’Al Hilal in Arabia Saudita) e l’immancabile Manchester United, accostato più o meno ogni estate a qualsiasi tipo di attaccante. Ad oggi la sensazione è che Osi resterà a Napoli, al quale è legato da altri due anni di contratto.
Dovesse però partire, un sostituto ancora non c’è: piace Beto dell’Udinese come prima alternativa, ma è soltanto un’idea butta là. Anche perché, per quanto visto quest’anno, pensare di sostituire il nigeriano è compito assai arduo. Di sicuro in avanti ci sarà un po’ più di spazio per Giacomo Raspadori, e poi bisognerà capire cosa ne sarà di Giovanni Simeone, frenato da troppi problemi fisici (e in scadenza).
Kvaratskhelia e gli altri incedibili
Per Osimhen un sacrificio va messo in conto solo se i soldi sul piatto diventano una proposta indecente; per Khvicha Kvaratskhelia, invece, non c’è trattativa che tiene: il georgiano è il perno attorno al quale il Napoli del futuro è pronto a costruire, forte anche di un accordo che lo lega al club campano fino al 2027.
Stessa durata contrattuale di Stanislav Lobotka, altro pezzo pregiato che pure non pare destinato a muoversi da Fuorigrotta. Pure Meret, Di Lorenzo, Juan Jesus, Rrahmani, Zielinski, Anguissa, Elmas e Politano sembrano destinati tutti a restare.
Il sacrificio di Kim e i possibili sostituti
Diverso è il discorso da fare per Kim Min-Jae: la clausola rescissoria da 60 milioni di euro ha ingolosito tanti club di Premier League, col Manchester United pronto ad anticipare la concorrenza (addirittura il Chelsea sarebbe pronto a spedire a Napoli l’ex Koulibaly e Pulisic, pur di assicurarsi il coreano, che fa gola anche come uomo immagine per il mercato asiatico).
Trattenere Kim appare abbastanza complicato: il Napoli s’è già cautelato bloccando Danilho Doekh dell’Union Berlino, mettendo gli occhi pure su Giorgio Scalvini, rivelazione nell’Atalanta e già nel giro della nazionale.
E poi ha stretto contatti in Spagna, dove da tempo segue con attenzione Yeremi Pino, enfant prodige del Villarreal (ruolo esterno d’attacco), e Gabri Veiga, centrocampista del Celta Vigo. Per l’attacco, poi, tra i rumors circola con insistenza il nome di Rasmus Hojlund, che pure l’Atalanta vorrebbe tenere ancora per un po’ alle dipendenze del Gasp.
Spalletti continua ma a quali condizioni?
Ci sarebbe però un’ultima conferma da ufficializzare, prima di immergersi a piene mani sul mercato: è quella di Luciano Spalletti, che attende di parlare con ADL prima di sciogliere la riserva. Ufficialmente il biennale firmato nell’estate 2021 è in scadenza, ma la proprietà partenopea può esercitare un’opzione per confermare il tecnico una stagione in più, costringendolo quindi a liberarsi in caso contrario dietro il pagamento di una clausola.
Spalletti non vuole andare allo scontro, ma teme l’effetto “rimbalzo”: se davvero il mercato gli sottrarrà pedine chiave come Osimhen e Kim, giusto per citarne alcune, è evidente che il tentativo di confermarsi al vertice in Italia, provando anche a dare l’assalto alla Champions League, risulterebbe assai più minato del previsto.
Sembrerebbe che Luciano abbia intenzione di porre determinate condizioni alla proprietà, prima di accettare il rinnovo: appena terminato il tempo della festa ci sarà da guardarsi in faccia e dirsi tutto quello che c’è da dire.