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Champions, l’uscita della Juve è una dura lezione per tutta la Serie A

Cosa rimane alla Serie A di questa fallimentare campagna Champions delle italiane? Poco, ma ci sono spunti per ripartire.

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La debacle in Champions League della Juventus lascia cicatrici profonde in seno a tutto il calcio italiano. I bianconeri erano infatti l’ultima squadra del nostro Paese ancora in corsa per raggiungere i quarti. Delle quattro squadre presenti a inizio torneo, due sono state fatte fuori ai gironi e due nella prima fase a eliminazione diretta. Se ci si mette anche le sconfitte di Napoli e Lazio prima di raggiungere gli ottavi di Europa League, ne emerge una Serie A molto ridimensionata e poco competitiva a livello continentale.

Champions League, le sconfitte di Inter e Juventus sono la fotografia della nostra Serie A

Incredibile come le due squadre forse attualmente più prestigiose a livello europeo di tutta la Serie A non siano state in grado di andare oltre gli ottavi di finale di Champions League. 

L‘Inter ha dominato per gran parte della doppia sfida contro il Liverpool, venendo battuta nei 15 minuti finali a San Siro e andando addirittura a vincere ad Anfield, dove i Reds non perdevano da un anno. L’uscita dei nerazzurri è molto diversa infatti dalla tragedia juventina, incapace di produrre un gioco apprezzabile, di concretizzare le occasioni da gol nel secondo tempo di Torino e molto disattenta in fase difensiva all’andata, quando il pasticcio RabiotDe Ligt ha compromesso una vittoria che sarebbe stata fondamentale.

Restano però i fatti, e questi ci raccontano di una Champions League priva delle italiane, per l’ennesima volta, e questo mostra la “non” crescita della nostra Serie A quando i livelli si fanno seri. 

Milan, Lazio, Napoli: risultati diversi, ma la sostanza non cambia

Partiamo dall’analizzare il cammino del Milan, tornato quest’anno in Champions dopo parecchie stagioni senza la massima competizione europea per club. I rossoneri sono usciti dall’Europa come ultimi nel girone, vittoriosi solo nella quinta giornata contro l’Atletico Madrid. Surclassato dal Liverpool e anche dal Porto, il Milan ha qualche scusante essendosi riaffacciata ora al grande calcio.

Diverso il percorso del Napoli, che al Maradona negli spareggi per gli ottavi di Europa League ha incassato una sonora lezione dal Barcellona. La superiorità dei catalani è stata evidente sotto tutti i punti di vista. Dopo il buon 1-1 del Camp Nou, un 4-2 nettissimo per gli uomini di Spalletti.

La Lazio di Sarri era arrivata seconda nel proprio girone, ma negli spareggi è stata eliminata dal Porto di Conceicao. I biancocelesti non sono riusciti a ribaltare il 2-1 dell’andata al Do Dragao, e sono incappati nell’ennesima delusione stagionale. 

Rimane ancora in vita l’Atalanta, che questa sera affronterà alla BayArena il Bayer Leverkusen. Gli orobici sono l’ultima speranza del nostro calcio per evitare un ridimensionamento che ci riporterebbe indietro di anni.

La Serie A sotto accusa: il livello delle nostre squadre è basso

Perchè se due uscite sono un indizio, ben cinque sono una prova nettissima del fatto che la nostra Serie A semplicemente è ancora molto lontana da tornare al top in Europa. Gli aspetti che ci penalizzano sono tantissimi, a cominciare da quelli economici, e nello specifico dalla suddivisione degli introiti dei diritti tv (molto inferiori, per esempio, alla Premier), che non ci permettono investimenti come negli altri campionato. Basti pensare che una squadra di media classifica in Inghilterra può investire più di Inter e Juventus

Importante considerare anche la questione stadi e infrastrutture di allenamento, nella maggior parte dei casi molto vecchie, non all’altezza delle big europee e non dotate delle tecnologie migliori per far rendere al meglio i nostri giocatori.

Oltre a questo rimane radicata nella nostra mentalità, la scarsissima fiducia nei giovani. Basti considerare che Scamacca e Raspadori, i due giocatori forse al momento più ambiti sul mercato italiano, sono dei classe 2000 che non hanno mai giocato in Europa. All’estero, i 2000 non sono quasi più considerati giovani, ma giocatori ormai formati e titolari in parecchie squadre.

In Italia serve la forza e soprattutto la pazienza delle proprietà di puntare sui giovani, di farli sbagliare ma di dargli comunque fiducia, in modo da poter crescere anche a livello internazionale. Prendendo a esempio la Juve, perchè mandare Fagioli in prestito alla Cremonese invece di metterlo in mezzo al campo e farlo giocare? Questo è solo uno dei tanti esempi che potremmo portare per ribadire, come dice Sacchi da anni, la scarsa mentalità vincente che abbiamo in Italia.

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