Il pareggio di Skopje ha lasciato strascichi non indifferenti in casa azzurra, pur essendo soltanto all’inizio di un nuovo percorso. L’1-1 maturato al termine della sfida tra Macedonia del Nord e Italia ha costretto Luciano Spalletti a fermare l’orologio e a confrontarsi sin da subito con il suo spogliatoio, prima ancora di voltare pagina e pensare all’Ucraina. Dall’aspetto tecnico alla mentalità da ritrovare, con poco tempo a disposizione: il discorso dell’ex allenatore del Napoli, nell’immediato post gara e in quel di Milanello, ha lasciato il segno.
- Il discorso di Spalletti dopo Macedonia-Italia: martedì c'è l'Ucraina
- Italia, cosa non ha funzionato in Macedonia
- Come cambia l'Italia di Spalletti contro l'Ucraina
Il discorso di Spalletti dopo Macedonia-Italia: martedì c’è l’Ucraina
Luciano Spalletti non ci sta. Dopo aver sognato di bagnare l’esordio sulla panchina della nazionale con una vittoria, il trainer di Certaldo non ha potuto far altro che parlare e consolidare l’autostima di Immobile e compagni, senza disperdere ulteriori energie mentali. Una terapia d’urto per provare a tenere insieme i cocci di un vaso che ha evidenziato l’ennesima crepa nella serata di sabato scorso, quando un gol del neo capitano azzurro non è bastato per portare a casa tre punti di vitale importanza.
Spalletti ha parlato a lungo alla squadra, tanto a Skopje quanto a Milanello, dove l’Italia sta attualmente preparando la delicatissima sfida contro l’Ucraina, in programma domani alle ore 20.45 a San Siro. A caldo, in terra macedone, si è tentato di trasmettere concetti fondamentali per tenere unito un gruppo ancora frastornato, tra risultati deludenti e recente cambio di guida tecnica: nonostante ciò che si legge e si scrive, la nostra nazionale non è certo la più scarsa d’Europa. Il materiale c’è e va valorizzato. Sulla mentalità, pensando al Napoli edizione 2022/23, c’è molto da lavorare.
La squadra si è poi ritrovata a Milanello nella giornata di ieri, per una seduta di scarico e, soprattutto, di analisi: dai tantissimi errori tecnici su un terreno di gioco ai limiti della praticabilità alle cose che non hanno funzionato sotto il profilo tattico, per una nazionale che deve gradualmente costruirsi una nuova identità. Con un solo pensiero in testa: la vittoria. Contro l’Ucraina, non c’è altra strada.
Italia, cosa non ha funzionato in Macedonia
Tra aspetti positivi e difficoltà legate al momento storico che sta attraversando, l’Italia vista a Skopje è ancora paragonabile a qualcosa di incompiuto. Un progetto tecnico appena cominciato, con poche ma significative direttive da parte di mister Spalletti, e una classifica che non concede inciampi, considerando il recente pareggio fra Ucraina ed Inghilterra e il passo falso azzurro in Macedonia. La partita di martedì assume così contorni decisivi in chiave qualificazione ad Euro 2024.
Per fare meglio, però, è utile tornare sugli errori commessi e capire dove migliorare, con la consapevolezza che il risultato finale vale più del tempo a disposizione. Dopo un primo tempo caratterizzato da fraseggi interessanti e occasioni da gol mancate in modo clamoroso, complice la serata di grazia vissuta da Stole Dimitrievski, l’Italia si è spenta sul pessimo campo macedone, regalando 45 minuti agli avversari di turno e lasciandosi trascinare dall’inerzia della gara.
Una compagine, quella azzurra, che ha faticato in maniera indicibile a preservare la distanza tra i reparti, in una ripresa in cui si è costantemente sbagliato l’ultimo passaggio a ridosso dei 16 metri macedoni. E se sbagli, si sa, il calcio ti punisce. Lo fa attraverso gli episodi, come la meravigliosa punizione di Bardhi, che ha persino riacceso le critiche ai danni di Gigio Donnarumma.
Al di là dell’aridità tecnica, che si intravede a tratti in fase offensiva, il problema degli Azzurri è prettamente mentale. Un blocco che ha radici profonde e facilmente rintracciabili. Un “freno” che non incide sulla volontà e sullo spirito di sacrificio, bensì sulla capacità di rimanere compatti nei frangenti più complicati di una gara e sull’incisività in zona gol.
Ed è per questo che serve immediatamente una vittoria, anche sporca, brutta e cattiva: un successo permetterebbe di ritrovare serenità e consapevolezza nei propri mezzi, rimettendo a posto le cose in classifica, con un aggancio all’Ucraina che sarebbe facilmente paragonabile ad un sospiro di sollievo di proporzioni notevoli. Poi, ognuno scriverà il suo futuro in autunno.
Come cambia l’Italia di Spalletti contro l’Ucraina
Cambiamenti in vista dopo l’amaro pareggio con la Macedonia del Nord. Non varierà il sistema di gioco, complice il poco tempo per lavorare su alternative tattiche, mentre non ci saranno sicuramente Gianluca Mancini e Matteo Politano, fermati dalle rispettive noie muscolari. Convocato Riccardo Orsolini, che andrà in panchina al “Meazza”. Chance per l’ex Roma Zaniolo, al fianco di Ciro Immobile e uno fra Raspadori e Gnonto.
In mediana, spazio a Manuel Locatelli in cabina di regia, con Barella da una parte e Frattesi dall’altra, nonostante la forte candidatura di Pessina. Probabile panchina per Tonali. In difesa, al posto dell’infortunato Mancini, agirà l’atalantino Scalvini, pronto ad affiancare Bastoni, al centro di una retroguardia completata da Di Lorenzo e Dimarco. In porta confermato Donnarumma.
Questa la probabile formazione dell’Italia in vista della sfida con l’Ucraina:
ITALIA (4-3-3): Donnarumma; Di Lorenzo, Scalvini, Bastoni, Dimarco; Barella, Locatelli, Frattesi; Zaniolo, Immobile, Raspadori. All. L. Spalletti.