L’atto finale dell’Inter plasmata da Simone Inzaghi pare rimarrà quella finale contro il Psg gettata via, cristallizzata in un’immagine generata in automatico ma che non restituisce la frustrazione autentica, vera che dovrebbe suscitare, in un giocatore cresciuto con il sogno di disputare quella partita. Non una qualunque, ma la prova della propria carriera. Si è appreso, poi, della scelta dell’allenatore di concedersi all’Arabia Saudita e all’Al Hilal nella piena consapevolezza di disporre degli argomenti utili a persuadere, a quel che sembra, anche alcuni dei giocatori osannati dalla critica e dalla tifoseria. Nulla che non sia stato già riportato, certo. Ma dopo la Champions sfumata, la Supercoppa, la Coppa Italia, il campionato e anche il Mondiale per club che cosa ha indotto esattamente Lautaro ad attaccare così frontalmente un compagno di squadra? Insomma che cosa sta succedendo all’Inter?
Non è solo Calhanoglu, non si tratta dello scontro in atto ma del processo di smantellamento in corso a cui pare di assistere. Con il centrocampista turco, sarebbero altri i giocatori ritenuti esuberi, sacrificabili e comunque non così indispensabili così come si ritenevano fino a inizio stagione. Pensiamo a Davide Frattesi che potrebbe andare all’Atletico Madrid, anche a Dumfries e a Sommer che sarebbe stato adocchiato dal Galatasaray pronto ad accogliere l’eroe turco che ha segnato il confine. Oltre le parole ci sono poi i social, sì. Quei like che destano non poche preoccupazioni come quelli di Thuram e di Arnautovic, salutato ormai.
Per non omettere nulla e nessuno, chi potrebbe rimanere – al netto delle scadenze di contratto – tra Barella o anche Bastoni che da tempo immemore hanno attirato sirene arabe e non solo, forti della loro notorietà a livello europeo. L’Inter si scopre una polveriera oggi? Sarebbe elementare affermarlo, sebbene un cauto ottimismo spingerebbe chiunque a sostenere la dissoluzione di un gruppo a causa della decisione di Inzaghi che è solo una delle variabili in questo magma. Forse siamo rimasti ad ascoltare passivamente un discorso che Lautaro Martinez ha recitato ai microfoni perché convinto di poterlo pronunciare senza timore di eventuali conseguenze. Adesso chi deve partire lo sa, non c’è da interpretare in una finale di stagione a zero titoli.