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Dramma Eriksen: nuove parole di sollievo del ct della Danimarca

Kasper Hjulmand ha parlato, tra le altre cose, anche delle condizioni del centrocampista dell'Inter a due giorni dalla sfida col Belgio.

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Sono fondamentalmente due i pensieri che dominano su tutti gli altri nella nazionale della Danimarca: la sfida col Belgio, che si disputerà giovedì alle 18 a Copenhagen, e il dramma di Christian Eriksen. Su entrambe le questioni ha parlato oggi il ct Kasper Hjulmand, che si è presentato nella sala stampa dell’Hotel Marienlyst di Helsingor, dove i danesi alloggiano.

“I nostri contatti con Eriksen sono grandiosi, tutta la squadra continua a parlare con lui, anche io personalmente. E’ molto bello per noi vedere i suoi sorrisi, sapere che i test che sta facendo stanno andando bene – ha detto uno Hjulmand letteralmente sollevato, con riferimento alla foto che Eriksen ha postato oggi sul suo account Instagram -. Come lo sostituiremo contro il Belgio? Christian non si può rimpiazzare, è impossibile farlo, è il migliore di tutti, è un leader, influenza la squadra con le sue decisioni e le sue giocate, la sua abilità nel controllo dello spazio attraverso i suoi passaggi. Proveremo insieme, come squadra, a riempire quel vuoto. Siamo forti, uniti e pronti a combattere”.

Poi si passa direttamente alla sfida contro la nazionale di Romelu Lukaku, compagno di squadra (e di scudetto) di Eriksen nell’Inter: “Ieri ho avuto buone sensazioni dall’allenamento, oggi ne abbiamo un altro. Ogni ora che passa, ogni allenamento in più facciamo, ci aiuta. Penso che giovedì saremo una squadra molto difficile da battere, nonostante il Belgio sia una delle nazionali più forti del mondo. Non avremo paura di giocare. Sarà molto emozionante rimettere piede dentro lo stadio, sarà una sensazione particolarissima. Ma dal fischio d’inizio in poi, sarà battaglia“.

Infine Hjulmand attacca ancora una volta l’UEFA, con la quale ormai è aperta polemica a causa della decisione praticamente obbligata di giocare la prosecuzione della partita con la Finlandia poche ore dopo il malore che aveva colpito Eriksen: “Non è stato giusto metterci di fronte al bivio, decidere di rientrare in campo o rinviare il match al giorno dopo. Non è corretto dire che noi abbiamo chiesto di giocare, non è stato così. Non c’entra il protocollo, una buona leadership va oltre il protocollo: in caso di Covid avremmo avuto 48 ore di tempo, in caso di arresto cardiaco no. La cosa più giusta sarebbe stata quella di mandarci a casa. Spero questa situazione serva almeno da lezione per il futuro“.

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