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Il font unico delle maglie della Serie A di calcio

Unificato dalla stagione 2020-2021, scopriamo i motivi e le particolarità del font utilizzato da tutti i club della massima serie calcistica italiana per le proprie divise

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Già adottato in campionati importanti come la Premier League inglese, La Liga spagnola e la Ligue1 francese, dalla stagione 2020-2021, il font unico caratterizza anche le divise di tutti i club della nostra Serie A. Parliamo, ovviamente, del carattere utilizzato nelle gare del massimo campionato e delle coppe nazionali per i numeri e i nomi che i calciatori portano stampato nella parte posteriore della maglietta, che dalla stagione 2020-2021 può essere esclusivamente quello approvato dal regolamento ufficiale della Serie A e non più a discrezione degli sponsor tecnici dei vari club. Una novità per l’Italia, ma che in Inghilterra è attiva dal 1997 e ha già visto due aggiornamenti del carattere con cadenza decennale, nel 2007 e nel 2017.

Font unico maglie Serie A: le motivazioni della scelta

Il motivo di questa scelta è principalmente per ragioni di leggibilità di nomi e numeri che, in passato, non hanno mancato di creare qualche problema e partorire peculiari, strambi e poco chiari font personalizzati da far girare la testa. Una manna per gli appassionati e i collezionisti, meno per la visione di una gara allo stadio o in televisione. Dal punto di vista commerciale, si tratta anche di una trovata per dare una immagine univoca alla Serie A.

Fonte: Getty Images

Il font del numero e delle lettere della maglia dell’Inter

La scelta definitiva della Figc

Il font prescelto dopo un’attenta selezione è denominato Moustaches e presenta un design semplice e arrotondato, caratterizzato da alcuni tocchi per renderlo più piacevole. Proprio questi tocchi, però, non rispondendo ad alcune norme dell’UEFA costrinsero la Federazione italiana a modificare il modello originale per renderlo ancora più semplice e leggibile, capace di riscuotere largo apprezzamento da parte dei tifosi e degli addetti ai lavori. Creare qualcosa che si adattasse al meglio alle divise e alle “personalità” delle diverse squadre non era semplice, ma il risultato è più che soddisfacente.

Progetto affidato a Stilscreen: 100% Made in Italy

Proprio come accade ne LaLiga spagnola, alla base dei numeri ogni club ha facoltà di inserire il proprio logo ufficiale. In Premier League, invece, il logo ammesso è quello del campionato. Il progetto originario per la Serie A è stato realizzato da Stilscreen, azienda della Brianza negli anni ha accumulato una grande esperienza nel settore, disegnando font e materiali applicabile (transfer termoadesivi) per le divise di squadre di primo piano come Milan, Inter, Roma o Atalanta, in Italia, ma anche per Olympique Lyonnais (il Lione), in Francia, e il Manchester City, in Premier. Senza dimenticare tutte le maglie firmate Puma per le Nazionali di calcio.

Fonte: Getty Images

Le maglie dei calciatori del Napoli riprese di spalla

Italia uniformata alle competizioni europee

Nonostante l’obbligo del font unico riguardi esclusivamente le competizioni nazionali (campionato e coppe), i top team italiani lo utilizzano anche per le competizioni europee. Danno, invece, libero sfoggio della propria “personalità” le squadre degli altri campionati, che in Europa preferiscono in molti casi sfoggiare font differenti rispetto a quelle imposte dalle federazioni nazionali. In contro tendenza, invece, le squadre di Serie A, che non hanno mai preso in considerazione la possibilità di distaccarsi dal font unico scelto dalla Lega.

Una scelta dettata, forse, dalla mancanza di creatività o di voglia di distinguersi e che, al contempo, preclude le già citate possibilità di esprimere la personalità e l’identità del club e, perché no, accrescere le opzioni di personalizzazione e di vendita dei kit, resi davvero unici e pienamente in linea con lo stile della squadra, magari omaggiando una stagione particolare, come fatto in passato anche dal Real Madrid, trasformando la divisa “europea” in un oggetto di culto, ambito da collezionisti, tifosi e cultori.

I numeri e le scelte più strane dei calciatori

La storia dei nomi dietro le magliette dei calciatori è abbastanza recente. Il primo appuntamento a metterle in mostra fu il Mondiale disputato negli Stati Uniti nel 1994. Era esattamente il 17 giugno 1994 e il confronto tra Germania e Bolivia che inaugurava la rassegna iridata vedeva impresso in bella evidenza il cognome del calciatore sopra il numero.

Negli anni non sono mancati casi particolari, giochi di parole e assonanze sfruttate per accostare un cognome a un numero. Restando nel nostro campionato, il pensiero va al mitico 44 indossato da Fabio Gatti ai tempi del Perugia all’inizio degli anni duemila. In tempi più recenti, invece, ha fatto sorridere la scelta del numero 7 da parte di Nani per la sua avventura alla Lazio.

Così, come il cinque scelto da Stefano Sensi, il 14 del portiere Fortin, l’1+8 di Zamorano per lasciare la 9 a un certo Ronaldo e il 21 di Zlatan Ibrahimovic al primo anno della sua seconda avventura al Milan, con il due a indicare la lettera “Z” di Zlatan e l’uno come “I” di Ibra. C’è poi chi, come Cristiano Ronaldo, attorno al numero di maglia ha costruito in vero e proprio marchio capace di macinare soldi a palate. Non si contano, infatti, i prodotti e le realtà lanciate dall’ex Juventus con il loro CR7.

Fonte: Ansa

Francesco Magnanelli è stato capitano del Sassuolo

Uniformata la fascia al braccio del capitano

Prima della scelta di uniformare il font per numero di maglia e nome, la Lega aveva sancito l’uniformazione della fascia indossata dai capitani. Anche in questo caso, a fare da apripista è stato il campionato inglese. In Serie A, la decisione è stata resa definitiva nel 2018, con l’articolo 11 che recita testualmente:

Il capitano, in ciascuna delle gare delle competizioni organizzate dalla Lega, deve portare, quale segno distintivo, esclusivamente una fascia fornita dalla stessa Lega. La Lega si riserva la facoltà, in occasione di eventi speciali, di proporre la realizzazione di fasce da capitano celebrative.

La fascia ufficiale, semplice bianca e con la scritta “CAPITANO” a caratteri cubitali nega ai capitani la possibilità di personalizzazione che tante piccole opere d’arte aveva generato: dalle fasce a tema cartoon dell’ex capitano dell’Atalanta, Alejandro “Papu” Gomez, a quelle utilizzate in occasione di ricorrenze o occasioni speciali. Nel corso del primo anno di adozione della fascia unica, alla Fiorentina fu concessa una deroga speciale per onorare la memoria di Davide Astori, deceduto prematuramente il 4 marzo 2018 a trent’uno anni.

Gli stili iconici che hanno fatto la storia

Anche se può sembrare banale, quella dei font delle maglie di calcio è una storia ricca e affascinante, capace di generare emozioni e far tornare alla mente ricordi unici con un semplice sguardo. Basta nominare Cruyff, Maradona, Pelé, Zoff, Ronaldo, Baggio, Cannavaro o Messi per andare ad aprire un cassettino speciale nella propria mente contenente una maglia, un numero, una partita che hanno segnato la storia di questo fantastico sport.

Il culto dei font delle maglie di calcio è talmente radicato che nel 2013, il designer e appassionato di calcio, Rick Banks ha dato alle stampe una vera e propria bibbia delle font calcistiche: “Football type”, volume scritto a quattro mani con Denis Hurley che ripercorre la storia del calcio attraverso quelli che, posti sulle spalle dei campioni di ogni epoca, hanno smesso di essere semplici segni grafici e hanno assunto le sembianze riservate a chi entra nella leggenda. “Football Type 2” è il sequel e l’edizione rivista del pluripremiato libro di Banks.

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