È il nuovo che avanza, e qualcuno farebbe bene a prendere appunti. Perché tutti aspettavano Zverev e Alcaraz, pronti a sferrare l’assalto alla numero 1 di Jannik Sinner (che è praticamente a metà del cammino della sospensione concordata con la Wada), ma da Indian Wells è arrivato un vento che soffia dal Nord Europa. Precisamente da Sutton, sobborgo di Londra, il luogo dal quale Jack Draper è partito per andare alla conquista delle vette del pianeta ATP.
- Un torneo da fuoriclasse: Draper non può più nascondersi
- La rivelazione: "La svolta quando ho battuto Berrettini a Stoccarda"
- Dopo Nadal, riecco un mancino "puro" in top 10
- Obiettivo erba: Sinner e Berrettini hanno un rivale in più
- L'Italia guarda già a Cinà: a Creta ko. in finale, ora Miami
Un torneo da fuoriclasse: Draper non può più nascondersi
La vittoria (netta) nella finale del primo Masters 1000 della stagione contro Holger Rune è soltanto la punta dell’iceberg della crescita mostrata nella ultime settimane dal britannico. Che ha relegato il danese a semplice sparring partner, tanto da “costringerlo” alle lacrime durante il discorso effettuato nella cerimonia di premiazione per la delusione di un risultato che in pochi avrebbero pronosticato solo qualche giorno prima.
Perché già un Draper vincitore a Indian Wells appariva alla stregua di un azzardo, ma vederlo battere Alcaraz in semifinale e poi appunto Rune in finale (doppio 6-2) testimonia lo straordinario momento di forma del suddito di Re Carlo, balzato di colpo alla numero 7 del ranking (ma già virtualmente alla 6 da questa settimana) ancor prima di prendere la via di Miami.
La rivelazione: “La svolta quando ho battuto Berrettini a Stoccarda”
Draper è nato nel dicembre del 2001, annata magica pensando che soltanto 4 mesi prima aveva visto la luce anche Jannik Sinner. Col quale il bilancio è in perfetto equilibrio, dal momento che il britannico ha vinto il primo precedente disputato sull’erba del Queen’s nel 2021 (doppio 7-6) per poi cedere lo scorso anno nella semifinale degli US Open, il torneo nel quale s’è un po’ rivelato e consacrato definitivamente al mondo della racchetta (7-5 7-6 6-2).
Perché sino a quel momento Jack aveva fatto parlare di sé (e bene) soprattutto sull’erba, guarda a caso la superficie prediletta da ogni britannico, tanto che la vittoria più importante a livello ATP prima di quella ottenuta a Indian Wells era arrivata a Stoccarda lo scorso giugno, battendo in finale un altro che sull’erba sa il fatto suo, vale a dire Matteo Berrettini. E quel successo, per stessa ammissione di Draper, gli ha cambiato la carriera.
“Vincere a Stoccarda mi ha dato maggiori certezze. Inizialmente ti senti spaesato a condividere spazi e ambienti con giocatori che fino a poco tempo prima ammiravi soltanto in tv, poi impari a farci l’abitudine e tutto prende un’altra direzione. La semifinale agli US Open è stata altrettanto fondamentale nel mio percorso perché mi ha permesso di prendere coscienza delle mie potenzialità”. Copione eseguito alla lettera: dopo la semifinale di Flushing Meadows sono arrivati la vittoria nel torneo di Vienna, gli ottavi agli Australian Open (sconfitto da Alcaraz), la finale di Doha persa con Rublev e adesso il trionfo a Indian Wells.
Dopo Nadal, riecco un mancino “puro” in top 10
In California, Draper ha dimostrato di poter essere un valido candidato al ruolo di “quarto incomodo” nelle dispute tra gli attuali big 3 della classifica mondiale, vale a dire Sinner, Alcaraz e Zverev. Dopotutto un segno distintivo ce l’ha: è l’unico giocatore in top 10 ad essere mancino, il primo da quando Rafael Nadal ha abbandonato le vette del tennis mondiale.
“So di avere questa particolarità, ma non ci faccio troppo caso. Onestamente non mi sono prefissato neppure determinati obiettivi: quanto fatto in quest’ultimo anno è frutto del lavoro quotidiano e dell’impegno che metto in ciò che faccio.
Dopo aver battuto Alcaraz mi sono svegliato che ero ancora stanco, ma mi sono detto che dovevo completare l’opera e così è stato. Ho messo giù la testa su ciò che dovevo fare per battere Rune e non ho pensato ad altro. Mi ero prefigurato tanti scenari, sono stato bravo a indirizzare gli eventi su quelli che avrei desiderato di più”.
Obiettivo erba: Sinner e Berrettini hanno un rivale in più
L’andamento lento di Alcaraz e Zverev ha offerto a Draper un’opportunità ghiotta che il britannico non ha fallito. E adesso la questione per lui si fa ancora più accattivante: tra Miami e Parigi, nei prossimi due mesi e mezzo di punti da difendere non ne avrà poi molti, perché la terra sin qui s’è rivelata essere una superficie un po’ indigesta e pertanto quello che verrà sarà tutto un guadagno.
Insomma, la top ten appena conquistata dovrebbe diventare abitudinaria per Jack, che pure il mirino l’ha già spostato un po’ più avanti, alla stagione sull’erba, dove davvero potrebbe rivelarsi alla stregua di un avversario durissimo per chiunque. L’erede designato di Andy Murray, pronto a riportare l’Union Jack a sventolare sui campi dell’All England Club. Per Sinner e Berrettini, un nemico in più da fronteggiare.
L’Italia guarda già a Cinà: a Creta ko. in finale, ora Miami
E a proposito di nuovo che avanza: Federico Cinà da questa settimana è ufficialmente uno dei primi 500 giocatori al mondo (441 per l’esattezza), anche se la finale del Challenger di Creta ha visto prevalere il bulgaro Dimitar Kuzmanov (371 ATP) per 6-4 6-2.
Cinà, allenato da papà Francesco (ex coach di Roberta Vinci), compirà 18 anni tra due settimane, ma è un ragazzo del quale si parla da tempo, destinato a detta dei più a rinforzare il contingente italiano in top 100 a stretto giro di posta. Questa settimana peraltro farà il suo debutto a Miami, in un torneo del Masters 1000, grazie alla wild card concessa dagli organizzatori.