Luciano Spalletti ha vissuto una viglia dell’incontro con Israele (che metterà in palio la possibilità per l’Italia di difendere il primo posto nel Gruppo A2 di Nations League, e non essere troppo in balia dei risultati delle altre avversarie) all’insegna dei chiarimenti, delle conferme per quanto riguarda qualche elemento che vedremo in campo domani al Bluenergy Stadium di Udine, e un inevitabile riferimento alla situazione in Medio Oriente che si riverbera inevitabilmente sull’imminente match con gli Azzurri. E riguardo i puntini sulla i messi dal tecnico, questi hanno riguardo il confronto con Simone Inzaghi sul caso ultras.
- Spalletti non ha chiamato Inzaghi? "Non ho nulla da chiarire"
- "Molti israeliani non vogliono la guerra"
- Come arriva l'Italia al match contro Israele
- Spalletti lancia Vicario e promuove Fagioli
- "Contro Israele sarà dura, dovremo fare superiorità intorno alla palla"
- "Ritorno a Udine? Avrei preferito circostanze migliori"
Spalletti non ha chiamato Inzaghi? “Non ho nulla da chiarire”
Partiamo proprio da qui, ricostruendo sommariamente la vicenda: parliamo dell’inchiesta che riguarda in particolare l’Inter sui presunti rapporti con frange del tifo organizzato, con nomi come quello del tecnico nerazzurro tirato in ballo in merito alle telefonate con il capo ultrà Marco Federico, e che vertevano sulla richiesta di biglietti per la finale di Champions League 2022/2023 contro il Manchester City.
Al riguardo nei giorni scorsi Spalletti aveva detto che, anche qualora avesse mai ricevuto una telefonata del genere, avrebbe saputo riattaccare. Cosa che ha un po’ indispettito a quanto pare l’Inter, e da qui sarebbe scaturita una telefonata tra i due tecnici (che condividono l’esperienza sulla panchina nerazzurra) per chiarire la cosa.
Tuttavia, in una intervista rilasciata oggi al TG1 ore prima della conferenza stampa, Spalletti ha affermato: “Non devo chiarire niente a nessuno, io ho solo risposto ad una domanda su come mi comporto in certe situazioni”. Quindi, non ci sono state delle scuse del toscano al collega, come invece pareva dalle indiscrezioni filtrate in questi giorni.
“Molti israeliani non vogliono la guerra”
Prima di passare agli aspetti più calcistici affrontati nella conferenza stampa, Spalletti sempre al TG1 ha fatto un accenno al contesto in cui si svolge il match contro Israele, dimostrando una certa sensibilità in merito a quanto avviene nel mondo (ricordiamo ad esempio l’omaggio alle donne iraniane che manifestavano contro il regime, portando una rosa in una conferenza stampa alla vigilia di un match contro il Torino quando era tecnico del Napoli): “Penso che ci siano molti israeliani che non vogliono la guerra e noi dobbiamo convincere sempre qualcuno in più che questa è una cosa che deve finire”.
Come arriva l’Italia al match contro Israele
Apriamo adesso la parentesi più prettamente sportiva. L’Italia ha avuto la possibilità di dare una bella spinta in merito alla qualificazione ai quarti di Nations League, e invece bisognerà fare un ulteriore sforzo contro Israele nel match che lunedì 14 archivierà questa finestra per la Nazionale di Spalletti. Ferme restando le varie combinazioni che riguardano le avversarie, Francia in primis, il pareggio contro il Belgio (frutto anche di un improvvido passo falso da parte di Pellegrini) ha reso un po’ più complesso il cammino dell’Italia verso la fase successiva. Contro Israele l’imperativo categorico è uno solo, ovvero vincere.
Spalletti lancia Vicario e promuove Fagioli
Il tecnico ha assicurato che per l’occasione verrà schierata “la formazione migliore“, fermo restando la situazione riguardante gli ammoniti. “Ma non farò troppi cambi in questo senso”. Poi la conferma del nativo di Udine come titolare tra i pali: “Vicario? Giocherà”.
“La partita è delicata” ha proseguito l’allenatore che guidò il Napoli allo scudetto, fornendo giusto qualche anticipazione riguardo i singoli. Fagioli, ad esempio: “Lui merita spazio, sa giocare a calcio e si sta impegnando parecchio. Può giocare con Ricci, gli ho dato il ruolo davanti alla difesa perché di solito il centrocampista cura quella parte lì. Bisogna anche saper cambiare la direzione del gioco, scrollarsi con facilità dalla marcatura: quel settore lì deve diventare un trampolino, la palla deve rimbalzare da una parte all’altra”. Ma in ogni caso la formazione vera e propria “ve la darò domani”.
“Contro Israele sarà dura, dovremo fare superiorità intorno alla palla”
Riguardo gli avversari già affrontati di recente, “li conosciamo uno per uno e un paio di loro sono forti”, ha spiegato Spalletti. “Israele sa giocare a calcio, in particolare nella metà campo, sanno fare il disimpegno e cose eccellenti. Sarà una partita dura come all’andata“.
Il tecnico poi ha detto di aspettarsi che l’Italia “prenda in mano alla partita” perché i rivali “non avranno lo stesso atteggiamento dell’andata o contro la Francia. In alcuni momenti aspettano con un blocco basso unico, in altri ti vengono a prendere. Vanno interpretati”. E inoltre “saranno fondamentali le giocate tra i reparti fatte in maniera precisa e di qualità, senza troppi riferimenti alla linea difensiva. Noi dovremo fare un po’ di superiorità intorno alla palla, per poi andare dieci metri sotto e cinque sopra senza fermarci e dare punti di riferimento”.
“Ritorno a Udine? Avrei preferito circostanze migliori”
Spalletti è poi tornato sull’aspetto di giocare a Udine, dove in passato ha allenato “imparando molto dal patron Pozzo“. Ma al tempo stesso, “avrei voluto essere qui in circostanze migliori, il calcio è gioia e il clima non è esattamente questo”. Quindi un appello alla pace “in questo pezzo di terra”, riferendosi alla situazione sempre più incandescente nel Medio Oriente, dove gli attacchi alle forze Unifil stanno complicando ulteriormente il quadro geopolitico. Ma questa è un’altra storia, distante dal calcio.