Non che l’ufficialità abbia destato sorpresa, ma l’incarico che Maurizio Arrivabene ricoprirà da adesso in avanti alla Juventus segna un passaggio necessario quanto sofferto, anche per la proprietà che ha deciso di rinnovare – per ora – la fiducia a Andrea Agnelli. Una fiducia condizionata, inevitabile ribadirlo da che cosa porterà questa rivoluzione interna che – com’è nello stile Agnelli – si consuma quasi sottotono, con estrema attenzione alle implicazioni sul piano comunicativo e dell’immagine della società reduce da una stagione deludente e non solo per i risultati sportivi.
Il comunicato ufficiale della Juventus
L’annuncio dell’ingresso formale di Maurizio Arrivabene è stato reso noto attraverso un comunicato, pubblicato a valle del Cda della Juventus, riunitosi nella giornata di mercoledì:
“Il CdA esamina gli impatti della pandemia sui tre esercizi 2019/22, stimabili ad oggi in euro 320 milioni complessivi quali effetti economici negativi diretti ed indiretti. Confermati gli obiettivi strategici di lungo periodo di cui al piano di sviluppo 2019/24 in tema di competitività sportiva e sostenibilità economico-finanziaria. A sostegno del piano, che, a causa della pandemia, sarà oggetto di revisione nel primo semestre dell’esercizio 2021/22, il CdA ha definito le linee guida di un rafforzamento patrimoniale mediante aumento di capitale sociale fino a euro 400 milioni
Da ultimo si segnala che il Consiglio di Amministrazione ha deliberato di attribuire deleghe per la gestione dell’Area Football e i relativi poteri a Maurizio Arrivabene, consigliere della Società, eletto dall’Assemblea dei soci tenutasi in data 25 ottobre 2018 e tratto dalla lista presentata dall’azionista di maggioranza EXOR N.V”.
Maurizio Arrivabene amministratore delegato dell’area football, dunque, Federico Cherubini football director ovvero una sorta di direttore sportivo con una veste – almeno nell’organigramma – inedita rispetto al recente passato. La Juventus è anche questo: cambiare la muta pur rimanendo aderente ai valori e agli obiettivi della dinastia Agnelli che ha confermato i propri interessi e a sostegno del club ha permesso e autorizzato un innesto di capitale non di poco conto. Un modo per iniettare ancora più fiducia (e responsabilità) nel nuovo (vecchio) management e nei riguardi dell’allenatore Max Allegri.
Il ruolo di Pavel Nedved nella nuova Juve
Entrambi verranno presentati oggi dal presidente Andrea Agnelli, al fianco del suo vice Pavel Nedved, rimasto in società nonostante fosse stato messo in discussione dopo alcuni episodi non proprio graditi né in linea con lo stile che vorrebbe ripristinare John Elkann, presidente di Exor e cugino di Andrea.
Da un lato, infatti, la decisione di un rafforzamento patrimoniale mediante un aumento di capitale fino a 400 milioni di euro induce a ritenere ancora centrale nell’ambito degli interessi della dinastia torinese della Juventus. Dall’altra simili investimenti sono necessari per sostenere i conti del club bianconero, considerando l’impatto da circa 320 milioni stimabile nel triennio ’19/’22 conseguenti agli effetti perversi della pandemia.
Una contrazione comune alle società del calcio che conta e che aveva forse accreditato, con una certa spregiudicatezza, l’opzione Super League nel fortino costituito con Real Madrid e Barcellona più le inglesi. Progetto inviso alla Uefa, naturalmente, ai professionisti e ai tifosi, autentica risorsa di qualunque operazione commerciale e di marketing partorita dei club europei.
Il mercato della nuova Juventus: Allegri e il nodo Cristiano Ronaldo
Ora gli interrogativi vertono sul mercato: Allegri, allenatore aziendalista per antonomasia, ha sempre curato la costruzione della squadra in sintonia con la proprietà senza mai esternare – anche nei momenti più cupi – le perplessità che inevitabilmente potrebbero suscitare alcune scelte. Così ha studiato una Juve con e senza Cristiano Ronaldo, perno di gioco e di business, di quest’era di passaggio. E il cui futuro è ancora da decifrare, per davvero.
VIRGILIO SPORT