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Juventus, squalifica Agnelli: sanzione ridotta dalla Figc perché Covid considerato una attenuante

Pubblicate le motivazioni della sentenza che ha abbassato l’inibizione da 16 a 10 mesi e l’ammenda da 60 a 40mila euro: l’azione illecita avvenuta in un contesto non ordinario

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Fabrizio Napoli

Fabrizio Napoli

Giornalista

Giornalista professionista, per Virgilio Sport segue anche il calcio ma è con la pallanuoto che esalta competenze e passioni. Cura la comunicazione di HaBaWaBa, il più grande festival di waterpolo per bambini al mondo

Circa un mese fa la Corte Federale d’Appello della Figc accoglieva in parte il ricorso presentato da Andrea Agnelli e riduceva la sanzione legata alla sentenza di condanna dell’ex presidente della Juventus per la manovra stipendi. Oggi i giudici federali hanno pubblicato le motivazioni: la pena è stata ridotta perché Agnelli ha agito in un “contesto non ordinario” dettato dalla pandemia di Covid-19.

Juventus, sanzione ridotta per Agnelli per la manovra stipendi

Faranno discutere le motivazioni della sentenza con cui la Corte Federale d’Appello della Figc ha ridotto la sanzione nei confronti di Andrea Agnelli, condannato dalla stessa Caf per gli illeciti legati alla cosiddetta manovra stipendi della Juventus. In un primo momento l’ex presidente bianconero, che a differenza del club aveva scelto di non patteggiare con la Procura Federale, era stato condannato a un’inibizione di 16 mesi e a una multa di 40mila euro. Un mese fa l’accoglimento parziale del suo ricorso: la Corte ha confermato le responsabilità dell’ex presidente della Juventus, reo di aver violato il principio di lealtà sportiva, ma aveva stabilito una riduzione della sanzione, passata a 10 mesi di inibizione e 40 mila euro di ammenda.

Juventus, le motivazioni pro-Agnelli: il Covid una attenuante

Oggi la Corte Federale d’Appello ha spiegato il perché di quella decisione pubblicando le motivazioni della sentenza. In sintesi, Agnelli ha ottenuto uno “sconto” su inibizione e multa perché la sua azione è avvenuta in un “contesto non ordinario” scaturito dalla pandemia di Covid-19. Nelle motivazioni, i giudici elencano tra le attenuanti “il ricordato contesto storico durante il quale si sono verificati i fatti addebitati: nel 2020, in piena pandemia da Covid-19 e in un periodo di lock down totale e, nel 2021, con la ripresa della pandemia non ai livelli del precedente anno, ma, pur sempre con caratteristiche preoccupanti”.

“Con questo – continua dopo la sentenza -, non vuol certo dirsi che la prima manovra stipendi e la seconda manovra stipendi possano essere giustificate, stanti le conclamate violazioni accertate e confermate con questa decisione, ma solo che esse non sono state adottate in un contesto ordinario per fare fronte ad esigenze di bilancio prevedibili (il che avrebbe potuto addirittura comportare una aggravante), ma in una situazione di crisi sistemica derivante in gran parte dalla emergenza sanitaria in atto”.

Juventus, le altre attenuanti per Agnelli sulla manovra stipendi

La Corte d’Appello aggiunge poi nelle motivazioni che, sebbene la manovra stipendi sia stata nascosta alla Figc e agli organi di controllo, la Juventus ha poi onorato gli impegni con i tesserati. “Per quanto gravi e rilevanti siano state sul piano economico le due manovre – continua la sentenza -, esse non hanno inciso sul piano del rispetto degli impegni finanziari della società, poiché le spese (anche i costi nuovamente generati prima della chiusura del bilancio per effetto degli accordi integrativi) risultano essere state sostenute dalla società in esecuzione degli accordi stipulati con i calciatori e con l’allenatore”. Inoltre le violazioni operate da Agnelli in quanto presidente della Juventus “hanno avuto una durata limitata nel tempo, con conseguente attenuazione di possibili pregiudizi per il mondo esterno”.

Juventus, la manovra stipendi e l’impatto sul bilancio

Infine i giudici federali aggiungono che la manovra stipendi, pur essendo una pratica scorretta, “ha comunque messo il terzo nelle condizioni di avere un quadro complessivo della situazione patrimoniale della società al momento della approvazione del bilancio”. Di qui la decisione di rimodulare la sanzione nei confronti di Agnelli.

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