Le riforme, il razzismo negli stadi, le partite all’estero, la A a 18 squadre, i diritti tv. Si è parlato di tutto, anche se non si è deciso niente, nell’assemblea di Lega che si è tenuta oggi a Milano. C’era anche il presidente della Figc Gravina, invitato per l’occasione. Si è discusso su tutto e ci si è aggiornati al 5 febbraio, con una sola certezza: l’assemblea ha approvato, con 19 voti su 20, i criteri di ripartizione per il prossimo quinquennio, cosa che darà stabilità commerciale all’attività della lega: qualsiasi contratto che verrà siglato, a livello non audiovisivo, avrà già di base il criterio di ripartizione.
- Per la Lega non c'è un caso arbitri
- Casini smentisce minuto di fischi a Riad per Riva
- La Lega chiarisce sulla serie A all'estero
Per la Lega non c’è un caso arbitri
Di una cosa invece non si è parlato, ovvero del tema arbitrale dopo il servizio de Le Iene. Spiega il presidente Casini: “È un servizio televisivo, so che è stato molto commentato: la Serie A sarebbe vittima paradossalmente. In quelle che sono poi le proposte di riforma c’è anche il tema arbitrale: siamo d’accordo che la qualità degli arbitri italiani è tra le più alte al mondo. Discuterli è un errore. Sicuramente si possono avere delle migliorie, guardare al professionismo sul modello inglese o ragionare sull’assetto organizzativo dell’AIA. Guardando altri sistemi si può ragionare, ma non discutiamo la qualità”.
Lotta dura invece al razzismo: “Abbiamo trasmesso gli esiti della riunione al Viminale, si è deciso di costituire un gruppo operativo. L’obiettivo è ambizioso: da una parte si vuole verificare lo stato della normativa e dall’altro si vuole vedere lo stato di adeguatezza degli impianti per poter intervenire tempestivamente. E poi, terzo ma ancora più difficile, c’è la sfida culturale a portare che questi episodi non si verifichino”.
Casini smentisce minuto di fischi a Riad per Riva
Una sfida culturale che dovrebbe valere anche per i fischi al minuto di silenzio per Riva a Riad, in occasione della Supercoppa Italiana ma Casini getta acqua sul fuoco: “Parlando col ministro dello sport saudita, ci è stato detto che lì non capivano il silenzio e quindi andava fatto bene un annuncio. È stato fatto, sono partiti i fischi, è apparsa la foto, i calciatori hanno applaudito e tutto si è placato. C’è stato un fraintendimento e non è vero che c’è stato un minuto di fischi. Volevamo dare un messaggio agli italiani”.
Gli spalti deserti non hanno dato una bella immagine: “Per i pochi spettatori, credo che abbiamo avuto poco tempo per organizzare diverse cose come ad esempio i charter per i tifosi che sicuramente avrebbero aiutato. In loco la risposta è stata positiva, era la prima volta e sicuramente tante cose possono essere migliorate, ma non c’è stato alcun danno di immagine. Se la formula a quattro squadre sarà confermata? È una decisione che spetta all’assemblea, la prenderemo di anno in anno”.
La Lega chiarisce sulla serie A all’estero
Hanno fatto molto rumore nei giorni scorsi le parole dello stesso Casini che ipotizzava un’intera giornata di serie A all’estero, il presidente di Lega rettifica a metà: “Anzitutto, mi è stata fatta una domanda specifica a cui ho risposto chiarendo: primo, è un’idea antica, perché Tebas ne parlava 5-6 anni fa. In altri sport è praticata da decenni. Io ho detto chiaramente che non è una cosa in programma adesso: ci vorrebbero almeno 2-3 anni e non è programmata. Chiaramente se mi si chiedete se è possibile dico che tutto è possibile, valutando i pro e i contro. I contro, e tranquillizzo i tifosi, sono proprio loro: si perderebbero una partita in casa e bisognerebbe capire quale. È una cosa di cui si è discusso e si discuterà, ma se mi chiedete nell’immediato dico no”.
Infine sulla A a 18 squadre Casini rivela: “Non se ne è parlato in termini concreti. Si è ribadito che il calcio italiano è quello che ha il maggior numero di squadre professionistiche nel complesso, ma la Serie A non è il tema. Se le altre componenti arrivassero a chiedere la riduzione del numero di squadre in campionato? Risponderemmo che è un diritto della Serie A decidere il numero di squadre che ne fanno parte“.