È il giorno di Marco Baroni. Ma lo show è soprattutto di Claudio Lotito. Il patron taglia i ponti col recente passato nel giorno della presentazione del nuovo tecnico della Lazio, reduce da una salvezza-impresa col Verona, presso il centro tecnico di Formello.
- Lazio, ciclone Lotito nel giorno della presentazione di Baroni
- Lotito e il nuovo corso della Lazio: taglio netto col passato
- La scelta di Baroni, l'attacco alle bandiere e Felipe Anderson
- Baroni-Lazio: la cultura del lavoro e l'occasione della vita
Lazio, ciclone Lotito nel giorno della presentazione di Baroni
Prende subito la parola Lotito e s’intuisce sin dalle prime battute che il vulcanico patron è sul punto di eruttare. “Questa è l’occasione per fugare una serie di considerazioni che non rispondono alla realtà. Lo dico con molta chiarezza: la Lazio non sta facendo nessun ridimensionamento, tutt’altro. Sta attuando una riorganizzazione, che è una cosa completamente diversa. Cercando di privilegiare il merito e le professionalità. La scelta dell’allenatore è pensata, voluta e basata su considerazioni tecniche legata a una squadra con più forza fisica e corsa. Perché il calcio è cambiato” spiega il patron del club biancoceleste.
Lotito e il nuovo corso della Lazio: taglio netto col passato
“Una volta c’erano le bandiere e io sono tra gli ultimi ad aver cercato punti fermi, ma le scelte di alcuni sono legati a interessi economici che prescindono all’attaccamento ai colori della maglia – continua Lotito – Abbiamo un allenatore che non corre dietro alle teorie ma alla pratica: chi merita gioca, e non solo perché ha un nome. Lo scorso anno la mancata applicazione di ciò ha determinato l’avvicendamento di due allenatori e qui chiarisco una volta per tutti: non hanno avuto nessun problema con la società. In questo società c’è bisogno che i calciatori si mettano al servizio della società e non il contrario”. Quindi l’affondo: “La Lazio non ha fallito: ha perso con le squadre meno attrezzate. Non era un problema di potenzialità di squadra, ma di spogliatoio, di testa. E questo ha portato alle dimissioni di Sarri e successivamente dello stesso Tudor. Chi vuole restare alla Lazio lo deve dimostrare”.
La scelta di Baroni, l’attacco alle bandiere e Felipe Anderson
“Baroni è una persona dalle qualità morali ineccepibili, per lui parlano i fatti. Doveva essere Panchina d’oro per quello che ha fatto – dice ancora il patron della Lazio -. Costruiremo una squadra competitiva, come lo era anche l’anno scorso, ma alcuni hanno abbandonato la nave nonostante avessero ricevuto tutto quanto richiesto. Mi è dispiaciuto soltanto per Felipe Anderson che ha fatto una scelta di vita preferendo tornare in Brasile”. Insomma, non ricorre certo a giri di parole, Lotito.
Baroni-Lazio: la cultura del lavoro e l’occasione della vita
Tocca quindi a Marco Baroni: “Da subito dobbiamo lavorare duramente. So che sto ereditando una squadra che ha cultura del lavoro: per me l’aspetto valoriale fa la differenza nelle piccole e nelle grandi cose – dichiara -. Questo aspetto, che si ricongiunge allo spirito laziale, serve da subito. Nel calcio non c’è tempo, dobbiamo lavorare sulla dedizione, la passione, l’essere attaccati al lavoro”. Sulla sua nuova avventura nella capitale: “È il momento più alto della mia carriera. Ama le sfide: non dobbiamo avere paura. La squadra non deve giocare per se stessa, ma per i tifosi. E si deve percepire: col mio staff lavoreremo su questo”. Del mercato dice che “sono arrivati giocatori giovani, in linea col processo di ringiovanimento che si adatta al calcio che vogliamo proporre. Io metto sempre il calciatore al centro del progetto”. Per quanto riguarda il modulo, “l’impianto sarà una difesa a 4 con il doppio esterno”. Su Greenwood, citato anche da Lotito: “Il suo valore lo conosciamo, può giocare sull’esterno e in altri ruoli. Ma preferisco non parlare dei singoli e del mercato”.