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Maignan riaccende polemica su cori razzisti ed è bufera anche su Cioffi

Indignazione generale per quanto accaduto ad Udine, Infantino e i tifosi chiedono la sconfitta a tavolino per casi del genere, il tecnico sotto accusa

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Fabrizio Piccolo

Fabrizio Piccolo

Giornalista

Nella sua carriera ha seguito numerose manifestazioni sportive e collaborato con agenzie e testate. Esperienza, competenza, conoscenza e memoria storica. Si occupa prevalentemente di calcio

Non è la prima volta che succede e non sarà l’ultima ma la reazione avuta da Maignan ai cori razzisti provenienti dagli spalti a Udine, durante la gara col Milan, ha riaperto una ferita mai veramente riemarginata. Il portiere rossonero, dopo le continue offese ricevute dagli ultrà friulani, non ce l’ha fatta più ed ha chiesto di lasciare il campo. Partita sospesa per 5′ da Maresca, poi Maignan è stato rincuorato da compagni e avversari e la gara è ripresa.

Maignan chiede una punizione esemplare

Il portiere ha spiegato a fine gara: “Nel primo tempo, quando sono andato a prendere il pallone dietro la porta, ho sentito i versi della scimmia e non ho detto nulla. Poi l’hanno rifatto, così ho chiamato il quarto uomo e ho spiegato cosa fosse successo. Così non si può giocare. Non è la prima volta, dobbiamo dare un messaggio importante. Un segnale. Serve una punizione. Si tratta di ignoranti, devono stare a casa. I veri tifosi vengono allo stadio per tifare, queste cose nel calcio non possono succedere. Non volevo rientrare, il nostro è un grande club e abbiamo un grande gruppo. Sono venuti tutti da me, e dopo siamo entrati in campo per vincere la partita. La risposta giusta era ottenere i tre punti”.

Il portiere si sfoga sui social: siete tutti complici

A freddo, oggi, Maignan è tornato a parlare dell’episodio di razzismo che si è verificato sabato sera a Udine con la gara sospesa per qualche minuto con un lungo post sui suoi canali social: “Non è stato il giocatore ad essere attaccato. È l’uomo. È il padre di famiglia. Non è la prima volta che mi succede. E non sono il primo a cui è successo. Abbiamo fatto comunicati stampa, campagne pubblicitarie, protocolli e non è cambiato nulla. Te l’ho già detto e se devo ripeterlo: non sono una vittima. È una lotta dura e ci vorrà tempo e coraggio. Ma è una battaglia che vinceremo,. è un intero sistema che deve assumersi le proprie responsabilità“. In che modo? Il francese aggiunge: “Gli spettatori che erano in tribuna, che hanno visto tutto, che hanno sentito tutto ma che hanno scelto di rimanere in silenzio, siete complici. La società dell’Udinese, che ha parlato solo di un’interruzione del match, come se nulla fosse, è complice. Le autorità e il pubblico ministero, con tutto quello che succede, se non fai nulla, anche tu sarai complice”.

Le scuse dell’Udinese a Maignan

Da parte dell’Udinese una nota per esprimere solidarietà e scuse: “Udinese Calcio è profondamente dispiaciuta e condanna ogni atto di razzismo e violenza. Riaffermiamo la nostra avversione a qualsiasi forma di discriminazione ed esprimiamo la nostra profonda solidarietà al giocatore del Milan Mike Maignan alla luce del deplorevole episodio avvenuto sabato nel nostro stadio. L’Udinese collaborerà con tutte le autorità inquirenti per garantire l’immediato chiarimento dell’accaduto, con l’obiettivo di adottare ogni misura necessaria per punire i responsabili. Come Club, continueremo a lavorare diligentemente, come abbiamo sempre fatto, per promuovere la diversità e l’integrazione di tutte le etnie, culture e lingue tra i nostri giocatori, lo staff, la città ed una tifoseria che ha sempre dimostrato correttezza”.

Infantino chiede sconfitta a tavolino per i cori razzisti

Solidarietà a Maignan è arrivata da parte di tutto il mondo del calcio, dal presidente della Figc Gravina a Mbappè fino a Infantino. Duro il commento del n.1 della Fifa: “Gli eventi di Udine sono assolutamente ripugnanti e del tutto inaccettabili. Non c’è posto per il razzismo né per altre forme di discriminazione, nel calcio così come nella società. va comminata la sconfitta a tavolino per le squadre i cui tifosi si siano resi protagonisti di atti di natura razzista – provocando così l’annullamento della partita -, cosi come vanno attuati divieti di accesso agli stadi di tutto il mondo e portate avanti accuse penali nei confronti di chi compie atti razzisti”.

Tifosi indignati per il caso-Maignan

Fioccano le reazioni sui social, si chiedono pene esemplari: “No ai gesti simbolici, ma seri provvedimenti come la chiusura dello stadio per almeno 10 partite” e anche: “Sospendere le partite e poi sconfitta a tavolino, poi vedi come la smettono”, oppure: “siamo nel 2024 quando avviene ciò che è succeso a Maignan si sospende la partita e si da la vittoria a tavolino, così questi idioti imparano

C’è chi scrive: “E le istituzioni restano inermi. Siamo tutti nauseati da comportamenti di gente schifosa” e poi: “Sarebbe stato bello se a interrompere la partita fosse stata l’Udinese” e ancora: “Fingere che in Italia non ci sia razzismo è come metter la testa sotto la sabbia, dire che l’Italia sia razzista è un errore quanto il primo. Questa gente non la cambi, puoi metterla fuori da uno stadio? ok ma esisterà fuori, non è un problema del calcio”

Sotto accusa il tecnico dell’Udinese Cioffi

Nella bufera ci va anche Cioffi. Il tecnico dell’Udinese ha quasi minimizzato l’accaduto dopo la partita. In campo sbraitava chiedendo l’espulsione di Maignan quando il portiere ha lasciato il campo e negli spogliatoi si è limitato a dire: “Di Maignan ha già parlato Balzaretti, parliamo di calcio”. Scoppia la polemica social: “Suggerimento gratuito per Cioffi: “E’ una vergogna! Spero che i sistemi di sicurezza del Friuli permettano di individuare i responsabili e di sbatterli fuori dagli stadi per sempre”.

Il web è un fiume in piena: “Cioffi che grande occasione hai perso per dimostrarti una persona, oltre che allenatore, serio con il tuo mancato commento sui cori razzisti a Maignan ?!? Vergognati…” e ancora: “Cioffi perde un’occasione e entra di diritto nell’Olimpo degli imbecilli” e infine: “Con dichiarazioni del genere si deve mettere in discussione l’uomo oltre che il professionista”.

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