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Mancini, gli arabi offrono 25 milioni all’anno: ecco la nazionale che lo aspetta

Dal blocco Al-Hilal alla ricerca disperata di una punta proprio come con l'Italia: così i sauditi vogliono diventare protagonisti, affidandosi all'esperienza di Mancini.

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Marco Festa

Marco Festa

Giornalista

Frequentatore di stadi ed esperto di calcio, ama agganciare e far domande a idoli e futuri campioni. Anzi, spesso precorre gli addetti ai lavori e li scova prima di loro

L’Arabia Saudita vuole Roberto Mancini sulla sua panchina. Dopo i rifiuti di Mourinho, Luis Enrique e Spalletti, gli sceicchi hanno virato con decisione sull’ormai ex ct dell’Italia per continuare lo shopping di stelle del calcio europeo e internazionale: dentro e fuori dal campo. Sul tavolo c’è un contratto di base triennale da 25 milioni di euro per guidare una nazionale che non ha grandi potenzialità, almeno nel breve termine, ma che ha grandi ambizioni così come il calcio saudita.

Mancini, allenatore più pagato al mondo?

Se Mancini dovesse accettare l’offerta dell’Arabia Saudita diventerebbe il secondo allenatore più pagato al mondo dopo Diego Simeone, che all’Atletico Madrid guadagna 34 milioni di euro superando Steven Gerrard che l’Al-Ettifaq ha ricoperto d’oro con un contratto da 18 milioni. Dopo l’addio del francese Hervé Renard, c’è da trovare un sostituto in grado di rappresentare un upgrade in linea con la voglia di alzare il livello della qualità e delle competenze del calcio arabo. Mancini, con tutto il rispetto del collega francese, ovviamente, lo rappresenterebbe.

Arabia Saudita, la vittoria sull’Argentina è un punto di partenza

La Saudi Pro League ha nella Premier League il suo modello di riferimento. I soldi per competere con gli ingaggi faraonici e gli investimenti fuori mercato per Liga, Serie A, Ligue 1 (fatta eccezione per il PSG) e Bundesliga di certo non mancano.

L’aspirazione non si limita alla missione, già iniziata, di regalare e regalarsi i top-player livellando l’età degli stessi verso il basso. Non si vuole solo garantire agli spettatori in crescita esponenziale di poter ammirare fenomeni sul viale del tramonto, ma fuoriclasse nel pieno della propria maturità calcistica. C’è bisogno di una nazionale che non sia più uno sparring partner ai Mondiali e nelle competizioni asiatiche. Il successo per 2-1 in rimonta sull’Argentina a Qatar 2022 vuole essere sul un punto di inizio.

Non per caso si sta la federazione sta approntando norme per favorire l’esplosione dei talenti sauditi: dalla stagione 2025/2026 dieci calciatori arabi in ogni rosa dovranno avere meno di ventuno anni ed entro il 2026/2027 otto su venticinque dovranno essersi formati nei settori giovanili. Mancini coordinerebbe l’intero processo, un po’ come avrebbe dovuto fare con il Club Italia prima che il progetto finisse ancor prima di cominciare.

Arabia Saudita, il blocco Al-Hilal è la base per Mancini

Dopo aver battuto l’Argentina al debutto nel Mondiale in Qatar (2-1) prima di essere eliminata perdendo contro Polonia (2-0) e Messico (2-1), l’Arabia Saudita ha toppato in Coppa del Golfo dove è uscita alla fase a gironi: ancora una volta “buona la prima” (2-0 allo Yemen), per poi arrendersi all’Iraq (0-2) e all’Oman (1-2). Il bilancio tra amichevoli e competizioni ufficiali disputate nel 2023 è di una vittoria, cinque pareggi e tre sconfitte.

Mancini avrebbe in Al-Dawasari, esterno d’attacco dell’Al-Hilal, il giocatore più esperto sul quale fare affidamento: 25 presenze e 6 gol in otto stagioni con l’Arabia Saudita. Sempre nell’Al-Hilal di Milinkovic-Savic, Koulibaly e (presto) Neymar giocano il centrocampista centrale Mohamed Kanno, il difensore centrale Al-Bolehali e il portiere Al-Owais. Oltre al blocco Al-Hilal c’è anche Al-Almri, altro difensore centrale ma dell’Al-Nassr di Ronaldo su cui fare affidamento. L’attaccante? Manca, proprio come all’Italia: le speranze sono riposte in Al-Buraikhan dell’Al-Fateh.

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