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Mancini rende omaggio a Paolo Rossi, la reazione di sua moglie

La moglie di Pablito, la giornalista Federica Cappelletti, ha espresso la sua opinione dopo quanto affermato dal ct azzurro su Raspadori

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Elisabetta D'Onofrio

Elisabetta D'Onofrio

Giornalista e content creator

Giornalista professionista dal 2007, scrive per curiosità personale e necessità: soprattutto di calcio, di sport e dei suoi protagonisti, concedendosi innocenti evasioni nell'ambito della creazione di format. Un tempo ala destra, oggi si sente a suo agio nel ruolo di libero. Cura una classifica riservata dei migliori 5 calciatori di sempre.

La sua presenza si avverte ad ogni partita, ad ogni evento che la Nazionale si appresta a vivere, perché quella maglia azzurra è stata e rimarrà inesorabilmente cucita addosso al ricordo dell’uomo e del campione, Paolo Rossi. “E’ la dimostrazione che Paolo c’è sempre” ha voluto ribadire Federica Cappelletti, sua moglie parlando con l’ANSA. “Si conferma – ha aggiunto – che è stato e rimane un punto di riferimento. Parole che fanno ancora più piacere perché vengono dal tecnico della Nazionale“.

Il tributo di Federica Cappelletti, moglie di Paolo Rossi all’Italia

“Paolo avrebbe sorriso con orgoglio…”. Federica Cappelletti, vedova di Paolo Rossi, ha reagito così alle parole del commissario tecnico della nazionale, Roberto Mancini, che ha citato Pablito parlando dell’inserimento dell’attaccante del Sassuolo, Giacomo Raspadori, nella lista dei 26 convocati per gli Europei.

“Spero che possa entrare e fare come Paolo Rossi” ha detto il ct, addossandogli una responsabilità non da poco e onorando, con una frase sola pronunciata al momento opportuno, la memoria di uno dei giocatori più amati di sempre.

Federica Cappelletti ha tenuto a sottolineare che “sarebbe bello se un giorno Raspadori potesse indossare la maglia azzurra con il numero 20, come fece Paolo”. “Ma ora – ha aggiunto Federica – pensiamo tutti a tifare Italia agli Europei”.

Paolo Rossi, il mito del calcio azzurro

Paolo Rossi è scomparso, a causa di una malattia, a soli 64 anni il 9 dicembre 2020 dopo aver combattuto con la consueta determinazione un cancro che lo aveva aggredito di ritorno da un viaggio importante con sua moglie Federica e la sua famiglia, per confermare le promesse. Fu proprio Federica, la sua compagna di storie e di vita, ad annunciarne l’addio con un commovente post su Instagram.

Nato a Prato il 23 settembre del 1956, Rossi conquistò il titolo di capocannoniere in quell’indimenticabile Mundial sotto il ct Enzo Bearzot. Pablito entrò nell’immaginario collettivo con la memorabile tripletta al Brasile, con la doppietta in semifinale alla Polonia e il gol che aprì le marcature nella finalissima vinta contro la Germania Ovest che lo rese l’eroe sorridente, allegro di quelle leggerezza bella, densa di facili entusiasmi che il calcio dona senza avarizia.

Nello stesso anno Pablito vinse il Pallone d’oro, divenendo così il primo giocatore nella storia del calcio a vincere Mondiale, titolo di capocannoniere e il prestigioso premio: un record eguagliato solamente da Ronaldo il Fenomeno nel 2002.

Con la Juventus di Giovanni Trapattoni negli anni ’80 ha vinto due scudetti, una Coppa Italia, una Coppa delle coppe, una Supercoppa europea e la Coppa dei campioni nel 1985. Nella sua carriera ha militato anche nel Como, nel Vicenza che rimase nel suo cuore, nel Perugia, nel Milan e nel Verona. Dopo l’addio al calcio giocato, ha intrapreso l’attività di opinionista e quella di imprenditore, insieme a sua moglie Federica Cappelletti, giornalista, scrittrice e con lui nell’avventura di un agriturismo in provincia di Arezzo.

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