Ha deciso di rompere il silenzio sulle sensazioni appena elaborate, il ct Roberto Mancini piegato dal dolore intimo ma condiviso subito, per la perdita dell’amico e compagno Sinisa Mihajlovic, a cui rimane legato da un rapporto irripetibile.
La sua personale sofferenza, mostrata solo in parte quando è stato tempo di esternare uno sfogo parziale causato dalla perdita dell’amico, dell’uomo è stata appesantita anche dalla ricomparsa, in maniera violenta, della malattia che ha colpito il suo gemello, Gianluca Vialli, ricoverato in clinica a Londra dopo l’aggravarsi delle sue condizioni.
- Mancini: il dolore per Sinisa Mihajlovic
- La sofferenza e la speranza per l'amico Vialli
- Euro 2020, la vittoria che ha rinsaldato il legame
- Il Mondiale in Qatar secondo Mancini
- Il ritorno del campionato di Serie A
- La nuova Nazionale
- Il proposito per il 2023 del ct azzurro
Mancini: il dolore per Sinisa Mihajlovic
“Se n’è andato un 2022 triste, per me molto triste: la morte di Sinisa, la malattia di Gianluca. Queste sono le cose che pesano sul cuore: quelle per le quali non puoi fare nulla. Dopo una delusione sportiva, invece, si può sempre rimediare”, ha detto alla Gazzetta dello Sport.
Mancio ha riservato una dedica diversa, nuova all’amico-compagno Sinisa Mihajlovic scomparso il 16 dicembre 2022, stroncato a 53 anni dalla leucemia mieloide acuta, e Gianluca Vialli, l’ex gemello del gol in quella magnifica Sampdoria che ha voluto come capo delegazione dell’Italia, incarico che ha dovuto abbandonare per sottoporsi alle cure a Londra, dove è ricoverato, per il riacutizzarsi del tumore al pancreas che lo ha colpito anni addietro.
Roberto Mancini con Sinisa Mihajlovic
La sofferenza e la speranza per l’amico Vialli
Per Mancini, quanto sta affrontando Vialli è doloroso, terribile soprattutto dopo aver condiviso per via degli impegni della Nazionale una pagina di storia e di vita insieme, durante Euro 2020.
Un modo per ritrovarsi quando l’età e la maturità hanno consentito che si intrecciassero nuovamente le esperienze professionali, in uno staff che ricorda la Samp dei tempi migliori quella raccontata ne La bella stagione, film-evento che insieme hanno presentato in una delle ultimissime apparizioni pubbliche di Vialli.
Gianluca Vialli, alla presentazione del film sulla Samp, a cui ha partecipato anche il ct Mancini
Euro 2020, la vittoria che ha rinsaldato il legame
L’abbraccio con Mancini dopo l’ultima parata di Donnarumma la notte della finale, a Wembley, è stato tanto di più rispetto a un gesto che aveva quel carico di tensione e di commozione che ha emozionato e trascinato anche chi, in quell’Italia, non ci aveva creduto. Sembra ieri, invece fuori dal Mondiale e dal giro delle top, si studiava la nuova nazionale fino a quell’audio con il quale Vialli ha annunciato lo stop.
Quel vocale che ha scosso tutti:
“Al termine di una lunga e difficoltosa trattativa con il mio meraviglioso team di oncologi ho deciso di sospendere, spero in modo temporaneo, i miei impegni professionali presenti e futuri”.
Il Mondiale in Qatar secondo Mancini
Il Mondiale mancato in Qatar, che ha visto l’esclusione dell’Italia ha segnato la svolta nelle decisioni di Mancini che dovrà ridisegnare l’Italia sulla base del necessario ricambio generazionale che imporrà scelte importanti:
“Dove saremmo potuti arrivare in Qatar? Troppo facile parlare dopo. Mi ero sbilanciato, ma prima, sull’Argentina perché per Messi, il migliore degli ultimi 20 anni, chiudere la carriera senza aver vinto un Mondiale non sarebbe stato neanche giusto. Ma l’Italia, quando c’è, è pericolosa per chiunque: per questo ho sempre detto che puntavamo a vincere, e oggi dico che ce la potevamo giocare. Anche per provare a vincerlo, sì”.
“Un Mondiale anomalo, troppo poco tempo per prepararlo: alcune squadre, potendolo fare, avrebbero giocato anche meglio. Ci sono squadre fortissime che da anni non riescono a vincere: Germania, Belgio, Inghilterra. La Spagna? È anche sfortunata, e come gioco è fra le migliori. Cosa ha insegnato il Mondiale all’Italia? Spero che ai giocatori abbia fatto male quanto a me vederlo in tv: credo di sì, sapevano anche loro che avrebbero fatto una bella figura. E sanno che sarà necessario prepararsi meglio per i momenti decisivi delle prossime qualificazioni”.
Il ritorno del campionato di Serie A
Il 4 gennaio tornerà il campionato di Serie A, dopo un lungo stop che potrebbe dettare nuove verità e mostrare i limiti di una interruzione invernale del tutto anomala e sulla quale i club avevano -neanche troppo velatamente – avanzato dubbi notevoli.
Prima della sosta il Napoli ha dominato: 13 vittorie e due pareggi su 15 gare, +8 dal Milan, +10 dalla Juventus e +11 da Lazio e Inter.
“Napoli danneggiato dallo stop? Difficile parlare di vantaggio: erano in una condizione psicofisica straordinaria. Ma è anche vero che un momento di difficoltà in una stagione arriva sempre. Magari per loro sarebbe arrivato fra novembre e dicembre”. Il calendario, però, non sarà benevolo nei riguardi di Spalletti a gennaio: il Napoli affronterà Inter, Juventus e Roma: “Diciamo che il Napoli con tre vittorie metterebbe un’ipoteca seria. Kvaratskhelia? Mio figlio Andrea me ne aveva parlato come di un fenomeno già cinque anni fa: aveva ragione”.
Una domanda si ripete, da inizio campionato, il Milan è davvero l’anti Napoli in questa stagione così strana e l’attesa esplosione di De Ketelaere, acquisto importante di Maldini quando restituirà quanto promesso?
“È molto forte. Ma è giovane, dunque gli serve tempo, ed è un belga, ha bisogno di ambientarsi. Pensate al primo De Bruyne al Chelsea: sembrava non sapesse giocare a pallone”. E sull’Inter: “Lukaku è mancato molto: l’Inter può averne un grande vantaggio o sentirne la mancanza, se non tornerà quello di due anni fa. Anzitutto fisicamente. In coppia con Dzeko? Romelu svaria, Dzeko si muove tanto, ma gli altri possibili incroci con Lautaro mi sembrano più funzionali”.
E la Juventus che sta affrontando il momento societario più drammatico del post Calciopoli?
“L’ho vista giocare a volte bene e altre meno. Però ha avuto un sacco di infortuni che, buon per noi, hanno dato spazio a giovani che hanno un futuro in Nazionale. Chiesa e Di Maria? Se quei due stanno bene, è difficile non farli giocare. Ma Allegri ora sa cosa possono dargli Fagioli, Miretti, anche Kean: forze fresche, e gliel’hanno dimostrato. Se le vicende societarie influiranno? Il club Juve ha sempre protetto bene la squadra. Il Marocco del campionato? Forse la Lazio, che non gode di grande credito: gioco diverso, ma ora è più solida dietro. Ma anche la Roma: non la vedo così inferiore alla Lazio”.
La nuova Nazionale
L’occhio critico sul campionato, ovviamente, è anche dettato dalla necessità di capire che ne sarà della Nazionale che andrà incontro a un rinnovamento inevitabile: Mancini spera che possano arrivare indicazioni importanti, in ottica Nazionale, in questi sei mesi di campionato. Anche per presentarsi al meglio alle Final Four di Nations League contro Olanda, Croazia e Spagna.
Ancora fiducia a Nicolò Zaniolo, giocatore cardine del futuro degli azzurri:
“Zaniolo ha qualità per fare la mezzala, l’esterno d’attacco, la mezzapunta e nelle ultime partite ho visto progressi anche nella capacità di giocare con la squadra. Scamacca? La Premier ti dà cose che altri campionati non ti danno. Ma noi abbiamo vinto l’Europeo perché la squadra aveva un suo gioco, non per i gol di un centravanti. Che semmai era adatto a giocare in quel tipo di squadra: Immobile. Raspadori? È migliorato anche così, si è visto contro Inghilterra e Ungheria: giocando non sempre ma ad alti livelli, per vincere, gli è cambiata la mentalità”.
Il proposito per il 2023 del ct azzurro
Dopo il dolore per la scomparsa del campione e amico Mihajlovic, Mancio ha un proposito per il nuovo anno:
“Cosa chiedo al nuovo anno? Che non porti niente, ma non tolga più niente a nessuno, a proposito di tristezza. Semmai restituisca Chiesa e Zaniolo, perché sia il loro anno: dopo l’Europeo praticamente non li ho avuti, con loro e il gruppo al completo possiamo ricominciare davvero a fare bene. E magari una cosa il 2023 ce la porti, la Nations League di giugno: dipende da noi, le chance ci sono. E non sarebbe male”.