Corentin Moutet ne ha fatta un’altra delle sue. Anzi, a dirla tutta ne ha fatte tante e tutte insieme. Il francese, che ha fama di essere uno dei “cattivi” del circuito (ma forse è semplicemente un po’ pazzerello) è riuscito nell’impresa di dare il peggio di sé e di superare, probabilmente, alcune delle sue storiche “prodezze” precedenti. Teatro della non richiesta esibizione, il Masters 1000 di Miami e in particolare la sfida del secondo turno contro Alejandro Tabilo, in cui il focoso transalpino ha litigato con un tifoso, poi con l’arbitro e infine col supervisor. Giusto per sintetizzare il massimo. Ah, alla fine ha anche perso, a causa del punto di penalità costatogli il secondo set e dell’ulteriore game di penalità risultato decisivo nel terzo.
- Miami, il match tra Moutet e il cileno Tabilo
- L'insulto del tifoso e la reazione del francese
- Il tifoso, l'arbitro e il supervisor: Moutet contro tutti
- Moutet, quante follie: dal cellulare alle gazzarre
Miami, il match tra Moutet e il cileno Tabilo
Stava filando tutto liscio – o quasi – per Moutet, che aveva vinto il primo set contro Tabilo ai vantaggi: 7-5. Nel secondo, invece, il cileno ha piazzato un break e si è portato avanti nel punteggio, scatenando l’euforia dei sostenitori latinoamericani presenti in tribuna: a Miami sono sempre in tantissimi. Il problema è che il sostegno a Tabilo non è stato “digerito” dal francese, che ha iniziato a innervosirsi. A un certo punto ai colpi sbagliati da Tabilo ha iniziato a esultare gesticolando vibratamente, lo stesso ha fatto anche quando il suo avversario ha messo a segno dei punti. Sul punteggio di 5-3 e 40-30 per Tabilo, il fattaccio: la lite con un tifoso.
L’insulto del tifoso e la reazione del francese
Uno spettatore sistemato alle sue spalle ha rivolto a Moutet un’espressione poco carina: “Piangi, figlio di…”. Anziché piangere, Moutet ha perso la testa. S’è infuriato, ha riferito le parole all’arbitro che però non aveva visto o sentito alcunché, chiedendo l’allontanamento del tifoso maleducato. All’invito del giudice di sedia a tornare in campo Corentin, offeso, ha risposto con una parolaccia. E s’è beccato il punto di penalità che ha chiuso il primo set in favore del cileno. La motivazione? “Udibile oscenità”. E nuove sceneggiate. Moutet, ormai inferocito, ha chiesto l’intervento del supervisor. E ha litigato pure con lui.
Il tifoso, l’arbitro e il supervisor: Moutet contro tutti
La discussione col supervisor e con lo stesso arbitro non ha placato gli ardori del francese, che si è recato sotto lo spicchio di tribuna del tifoso in questione, per chiedergli se avesse il coraggio di ripetere l’insulto. Risultato? Nuova penalità, stavolta un gioco completo perso a tavolino. Una punizione che alla fine si rivelerà determinante, dal momento che – dopo alterne vicende – il set s’è risolto ai vantaggi e con l’affermazione del serafico Tabilo che, dal canto suo, ha provato con successo a estraniarsi da quanto accaduto, mantenendo lucidità e nervi saldi. Nel prossimo turno se la vedrà con Casper Ruud, vincitore a fatica su Miomir Kecmanovic.
Moutet, quante follie: dal cellulare alle gazzarre
Quella di Miami è solo l’ultima di una lunga serie di sceneggiate con Moutet protagonista. Giusto per rinfrescare la memoria: durante un Challenger a Napoli mimò al pubblico il gesto dei soldi dopo una querelle che aveva coinvolto Brancaccio, a Madrid – vista l’ora tarda – chiese alla giudice di sedia se poteva portargli un caffè, a Santiago punzecchiò il pubblico dopo aver eliminato l’enfant du pays Jarry. A Roma, durante un match contro Djokovic, ha risposto addirittura al telefono. E durante una sfida contro Sinner al Roland Garros ha provato – con successo – a infiammare i tifosi parigini contro Jannik. Ora le follie di Miami. Non saranno le ultime, per Moutet. C’è da esserne sicuri.