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Milan, la difesa di Pulisic dopo la "Trump dance": "Non era una cosa politica" e con la Juve sarà derby a stelle e strisce

La Serie A torna con il big match tra Milan e Juventus, vero e proprio derby in salsa americana: Pulisic e Musah da un lato, McKennie e il figlio d'arte Weah dall'altro

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Domenico Esposito

Domenico Esposito

Giornalista

Da vent’anni in campo e sul campo per vivere ogni evento in tutte le sue sfaccettature. Passione smisurata per il calcio e per la sfera di cuoio. Il pallone è una cosa serissima, guai a dirgli di no

Archiviata la parentesi nazionali, torna ad alzarsi il sipario sulla Serie A. E alla Scala del calcio va in scena il big match tra Milan e Juventus, un vero e proprio derby in salsa americana. Pulisic, finito nella bufera dopo la ‘Trump dance’ e Musah da un lato, Weah e McKennie dall’altro: chi la spunterà?

Pulisic e la Trump Dance: Capitan America si difende

La polemica è esplosa in seguito all’esultanza del calciatore del Milan dopo il gran gol segnato con gli Stati Uniti nei quarti di Concacaf Nations League contro la Giamaica – guarda un po’ – su assist dello juventino McKennie. Amici in nazionale, nemici in Italia: potere del calcio.

Pulisic ha festeggiamento con l’ormai balletto virale che imita appunto la danza del neoeletto presidente americano Donald Trump. Il calciatore, travolto dalla critiche, si è poi giustificato assicurando che dietro la sua esultanza “non c’è qualcosa di politico. Ho visto farlo a tutti nella Nfl, lo ha fatto anche Jan Jones (campione di MMA, ndr): era solo un balletto che tutti stavano facendo, mi piaceva”.

Milan-Juve derby a stelle a strisce: Pulisic leader rossonero

Partiamo dagli americani del Milan: Pulisic e Musah. L’11 rossonero è il punto di forza della squadra finora incostante allenata da Paulo Fonseca. I numeri raccontano di un calciatore che in Italia è capace di spostare gli equilibri: già cinque i centri, accompagnati da quattro assist. A completare quella che probabilmente è la sua miglior annata in Europa anche i due sigilli in Champions.

A 26 anni l’ex Chelsea è definitivamente sbocciato: toccherà a Capitan America prendere per mano il Diavolo nella super sfida con la Juventus. Poi, Musah. Che nella notte da sogno al Bernabeu ha giocato la sua miglior partita da quando è a Milano. Chissà che il tecnico portoghese non decida di riprovarlo largo a destra al posto di Chukwueze proprio come contro il Real Madrid.

Gli americani della Juve: Weah nello stadio di papà

Anche Thiago Motta a pronto a calare i suoi assi. McKennie è la garanzia. Da due stagioni in lista di sbarco, eppure capace di riconquistare prima la fiducia di Allegri e successivamente anche quella del nuovo allenatore della Signora. Duttile, generoso, votato al sacrificio: l’infortunio di Cabal potrebbe spingere Motta ha impiegare Wes anche come terzino, oltre che in mediana.

Ma gli occhi sono tutti puntati su Timothy Weah, anche lui a bersaglio in nazionale nel 4-2 alla Giamaica – guarda un po’ – su assist del rossonero Musah, e candidato numero uno a rimpiazzare l’infortunato Vlahovic in attacco. Da esterno destro (basso o alto all’occorrenza) a centravanti nello stadio in cui papà George ha regalato magia al popolo milanista.

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