James Pallotta è stato presidente della Roma per otto anni, dal 2012 al 2020. Nessun trofeo in bacheca, tanti secondi posti in campionato, ma anche un rapporto con i tifosi mai decollato veramente.
Otto mesi dopo la cessione a Dan Friekdin il magnate di Boston ha ripercorso la propria avventura in giallorosso in un’intervista concessa a ‘The Athletic’.
Primo tema, inevitabilmente, l’amarezza per non aver potuto realizzare il progetto stadio a Tor di Valle, individuato da subito come core business: “Stavamo già parlando dei naming rights per 15-20 milioni di euro e c’erano tanti sponsors importanti in ballo. Sapevamo di avere un’enorme opportunità di generare ricavi. Fa male sia finita così”.
Poi, i rimpianti: “La mia frustrazione è che i tifosi ricevevano messaggi falsi dai media. Dicevano che volevo costruire lo stadio per fare soldi solo per me stesso. Avrei dovuto passare le giornate a smentire tutto. Poi hanno cominciato ad insultare i miei famigliari, non una volta, ma in maniera costante e lì ho capito di non poter più andare avanti. Qualcuno pensa che solo perché non ero allo stadio ogni settimana o a vedere gli allenamenti tutti i giorni non stessi lavorando per la Roma. Una delle mie frustrazioni più grandi è che alcune persone non realizzano quanto io abbia amato la Roma e quanto tempo abbia speso per far funzionare le cose”.
Ma c’è spazio anche per l’autocritica oltre che per un duro attacco all’ex ds Monchi: “La Nike ci disse che ci avrebbero trattato come il Barcellona. Se sei un idiota come me, ci credi. Ma non fu così. Il mio errore più grande è stato ingaggiare Monchi. Nella lista di Franco Baldini non c’era, mi assumo tutte le colpe…. Non accettava aiuti esterni, dopo un mese era chiarissimo”.
“Sentiva di dover dimostrare che era Monchi, che non avrebbe ascoltato nessuno o considerato i nostri dati. Avrei anche dovuto realizzare che si chiamava da solo Monchi… È come chiamarsi da soli Madonna. Doveva essere un allarme. Non sapeva neppure chi era Zaniolo, il 100% del merito per averlo preso va a Baldini che chiamò l’Inter e disse che non avremmo ceduto Nainggolan se non in cambio di Zaniolo”.