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Parigi 2024, Djokovic vede l'Olimpo ma c’è il muro Alcaraz. Musetti e il labiale che lo riporta al passato

Novak Djokovic è a un passo dall’unico successo che ancora manca alla sua carriera: la medaglia d’oro alle Olimpiadi. Domenica la sfida con Alcaraz. Musetti non regge il confronto e ricade in vecchi difetti

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Gerry Capasso

Gerry Capasso

Giornalista

Per lui gli sport americani non hanno segreti: basket, football, baseball e la capacità innata di trovare la notizia dove altri non vedono granché

Un’ora in equilibrio poi la misura è colma e c’è solo un atleta in campo. Lorenzo Musetti ci ha provato, ha scavato nel suo bagaglio tecnico per cercare tutte le soluzioni possibili per mettere in difficoltà Novak Djokovic ma contro il serbo non è bastato. Stavolta non c’è stato neanche bisogno di andare a cercare motivazioni extra per il serbo che alla prima occasione ha chiuso il primo set, e dopo un paio di passaggi a vuoto nel secondo, ha messo definitivamente in crisi l’azzurro.

Djokovic a un passo dall’Olimpo

Novak Djokovic non ha mai fatto mistero di ambire all’unico “alloro” che ancora gli manca in carriera: la medaglia olimpica. Il primo passo in realtà l’ha fatto stasera visto che mal che vada l’argento olimpico di Parigi 2024 troverà spazio, un po’ a fatica, in un bacheca che vede la presenza di 24 slam, oltre che di una serie infinita di altri trofei. Ma conoscendo un po’ Nole, l’argento va bene ma forse non basta. Domenica la sfida è contro l’uomo del momento, quel Carlos Alcaraz che proprio da Parigi non ha mai alzato il piede dall’acceleratore: ha vinto il Roland Garros, ha dominato Wimbledon e anche alle Olimpiadi sembra non aver nessuno in grado di ostacolarlo.

Musetti-Djokovic: tutte le emozioni della partita

Tutte le armi di Nole

La mattina era cominciata con la notizia di un problema al ginocchio per Novak Djokovic, lo stesso che si era fatto male sulla terra rossa parigina due mesi fa. Lo stesso che si era operato e che aveva messo in dubbio la sua partecipazione a Wimbledon. Ma il serbo e gli infortuni sembrano avere una relazione perlomeno singolare. Contro Musetti, Nole non è mai apparso in difficoltà dal punto di vista fisico. Nei quarti il toscano si era trovato di fronte uno Zverev incerottato e il tedesco aveva dimostrato di non essere nella sua condizione migliore.

Il match di Nole è stato un concentrato di tutte le armi che hanno contraddistinto la sua carriera. Ci sono i colpi e su quello non ci sono dubbi, ci sono anche gli smash, quel colpo che non è mai riuscito a entrare nel suo repertorio e che continua a infastidirlo forse solo per renderlo un po’ più umano. E poi c’è la testa, la capacità di demolire mentalmente il suo avversario, quella di alzare il livello della tensione sua e del match, litigando in maniera furente verso la panchina fino al punto da beccarsi un “code violation” e ci sono anche le proteste nei confronti dell’arbitro, perché i grandi campioni sembrano andare alla ricerca di “nemici” a ogni occasione possibile. In mezzo un tennis che a 37 anni non sembra neanche vero e ora la possibilità di entrare dalla leggenda dalla porta principale e forse di chiudere il discorso “goat” una volta e per sempre.

Musetti prova a diventare grande

Lorenzo Musetti ci ha provato e di certo la semifinale persa contro una leggenda del tennis di ieri, oggi e domani non può essere causa di critiche. Ma la sensazione è che quel talento sconfinato che emerge quasi a ogni colpo debba andare di pari passo a un atteggiamento diverso, se per Djokovic la rabbia è benzina, per Musetti diventa la “Kryptonite”. Alla fine del primo set distrugge la raccheta, nel secondo set l’azzurro cede per la terza volta il servizio (non riuscirà mai a tenerlo nel set) a seguito di un game con un doppio fallo ed errori vari, e si rivolge alla sua panchina: “Ogni punto importante prende la riga”. La sfortuna come avversario non è la prima volta che fa capolino nei momenti negativi del toscano ma serve da alibi e spesso anche da palla al piede. Il talento che ha messo in campo a Wimbledon prima, a Umago poi e ancora a Parigi è di quelli da far girare la testa. Bellissimo, affascinante e figlio di un tennis di altri tempi. Ora però c’è da diventare grandi anche a cominciare dalla finalina per il terzo posto contro il canadese Auger-Aliassime in programma domani.

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