L’olimpo è di Remco, e non avrebbe potuto essere altrimenti. Perché quello che manda a referto il 24enne di Aalst è qualcosa che nel mondo del ciclismo non si vede tutti i giorni: era il grande favorito per la prova in linea élite di ciclismo, puntualmente ha tenuto fede alle attese, dominando una corsa che è andata via a strappi, tra scatti e contro scatti, ma nella quale soltanto Evenepoel è stato capace di dettare ritmo e tattiche a proprio piacimento.
Soprattutto, ha saputo abbattere anche la malasorte che infingarda ai -4 dal traguardo s’è presentata sottoforma di problema meccanico: per una ventina di interminabili secondo il belga ha chiamato a gran voce la propria ammiraglia, sperando di avere il più velocemente possibile una bici con la quale arrivare al traguardo. Ma aveva fatto legna per l’inverno: vantaggio sopra il minuto e nessun patema d’animo, a parte l’eccitazione del momento. Un’immagine destinata a passare alla storia e a rendere questo oro ancora più luccicante.
- Gamba spaziale, coraggio e quel duello mancato...
- Tattica perfetta: nessuno poteva resistergli
- Remco sembra un predestinato. E ha solo 24 anni...
Gamba spaziale, coraggio e quel duello mancato…
Remco è stato troppo più forte, perché nessun ciclista di questo mondo ha saputo tenergli testa: non il compagno di squadra Van Aert, “sfortunato” nell’essersi ritrovato questo fenomeno in casa. E nemmeno van der Poel, che ha confermato (se mai ce ne fosse bisogno) di non attraversare il miglior momento di forma dopo la meravigliosa campagna del Nord mandata a referto a inizio stagione.
Evenepoel ha tirato le fila del discorso dimostrando di avere una gamba spaziale, merito anche delle fatiche del Tour chiuso sul podio dietro a Pogacar e Vingegaard. E ripensando allo sloveno, beh, che spettacolo sarebbe stato vederlo in gara nei dintorni degli Champs Elysees.
Tattica perfetta: nessuno poteva resistergli
Perché se proprio un rimpianto dovessimo avanzarlo, questo è legato proprio all’assenza di Tadej. Che avrebbe potuto regalare un finale di corsa unico in un duello rusticano da fare invidia a quelli che si vedevano in Francia (se non a Parigi, dove?) nei secoli scorsi a suon di fioretti e spadaccini. Evenpoel come D’Artagnan? Per come ha infilato uno dopo l’altro i rivali più temibili, il paragone può anche calzare.
Devastanti le accelerazioni del belga: ha studiato il percorso nel dettaglio, non ha sbagliato mai il tempo dell’esecuzione, ha finito per menare le danze a piacimento e ha sfiancato letteralmente tutti i corridori che avanzavano legittime pretese di medaglie. Invero dei big il belga è stato l’unico che è stato sempre nelle posizioni di testa: è andato a riprendere Ben Healy, che aveva provato ad anticipare tutti (partendo troppo lontano dal traguardo), s’è portato dietro un quintetto del quale facevano parte, oltre a lui e l’irlandese, anche Haller, Kueng e Madouas. Quest’ultimo è stato l’ultimo a mollare, ai -15, accontentandosi però di arrivare secondo. E la festa francese è stata completata da Laporte, che ha chiuso al terzo posto in una volata ristretta dove nulla era scontato.
Remco sembra un predestinato. E ha solo 24 anni…
Evenepoel ha servito una doppietta storica: aveva già conquistato la cronometro sabato scorso, ha deciso di concedere il bis dimostrando di essere davvero il ciclista (assieme a Pogacar) più forte in circolazione. Una consacrazione bella e buona per il fuoriclasse belga, che a 24 anni e mezzo ha già nel proprio palmares due ori olimpici, due ori mondiali (strada e cronometro), due Liegi-Bastogne-Liegi, una Vuelta e un podio al Tour de France, per giunta nell’edizione in cui ha esordito nella grand boucle.
Può bastare per considerarlo un fenomeno? Probabilmente si, con Patrick Lefevere che adesso faticherà e non poco a tenerlo ancora nel wolfpack di casa Quick Step (Red Bull bussa alle porte sempre più con insistenza). La gara olimpica potrebbe in qualche modo aver segnato anche un simbolico passaggio di consegne: Van Aert e van der Poel non hanno tenuto il ritmo imposto da Remco, e chissà cosa ne sarà del finale di stagione.
Chiosa finale sugli italiani: mai della partita, come logica voleva. Viviani è andato in fuga al mattino, Mozzato non ha avuto molto spazio per incider, Bettiol s’è fatto vedere ai -70 dall’arrivo ma poi non ha mai risposto alle accelerazioni di Evenepoel, chiudendo 23esimo a 2’20”. Che ha scritto un altro capitolo di una storia destinata ad avere ancora tante altre pagine, oggi bianche, domani piene di inchiostro.