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Parigi 2024, il caso Khelif: intersex come Semenya e non transgender. Lo sport si divide, il milanista Bennacer la difende

La pugile che ha affrontato la Carini è nata donna come la sudafricana che scatenò un putiferio nell’atletica. Il centrocampista rossonero, suo connazionale, s’è schierato con le sui social

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Fabrizio Napoli

Fabrizio Napoli

Giornalista

Giornalista professionista, per Virgilio Sport segue anche il calcio ma è con la pallanuoto che esalta competenze e passioni. Cura la comunicazione di HaBaWaBa, il più grande festival di waterpolo per bambini al mondo

Nessun pugile transgender ha eliminato l’azzurra Angela Carini dalle Olimpiadi di Parigi 2024: Imane Khelif, l’algerina attorno alla quale si è sollevato un polverone nelle ultime 24 ore, non è un uomo che ha cambiato sesso. È nata donna, ma è affetta da una eccessiva produzione di ormoni maschili: la definizione corretta è dunque quella di intersex, proprio come Caster Semenya, l’ottocentista che divenne un caso nel mondo dell’atletica. In difesa di Khelif s’è schierato anche il connazionale Ismail Bennacer, centrocampista del Milan.

Parigi 2024: il caso Khelif, intersex e non trasgender

Imane Khelif è un’atleta intersex, non transgender. Una distinzione importante per il mondo dello sport: la pugile algerina che ha eliminato Angela Carini – l’azzurra s’è ritirata dopo pochi secondi dal via del suo incontro – dalle Olimpiadi di Parigi 2024 non è infatti una persona in stato di transizione sessuale. È nata donna, ha praticato la boxe sin da bambina combattendo sempre in categorie femminili: non è mai stato un uomo, così come dimostrato dai documenti presentati dalla federazione algerina al Cio.

Quale il problema, allora? Khelif è una donna affetta da iperandrogenismo, ovvero da una eccessiva produzione di ormoni maschili, in particolare di testosterone. I livelli di questi ormoni, però, sono stati giudicati dal Cio entro i limiti consentiti per gareggiare con le donne.

Parigi 2024: Khelif come Semenya, intersex dell’atletica

Le polemiche legate alla sua partecipazione alle Olimpiadi di Parigi 2024 derivano dal fatto che Khelif un anno fa era stata esclusa dai Mondiali di boxe perché non aveva superato i test di verifica del sesso: secondo l’analisi del Dna condotta dall’Internationa Boxing Association (Iba) Khelif presentava cromosomi XY, quindi maschili.

L’Iba, però, è un organismo non riconosciuto dal Cio, che dopo aver verificato la bontà dei documenti prodotti dalla Khelif e dall’entourage della delegazione algerina ha deciso di ammetterla ai Giochi: esattamente come era avvenuto per le Olimpiadi di Tokyo 2020. Il caso della Khalif ricorda quindi quello di Caster Semenya, l’ottocentista intersex sudafricana medaglia d’oro a Londra 2012 e Rio 2016 che per anni al centro di polemiche nel mondo dell’atletica e impegnata in cause contro la IAAF presso il Tribunale Arbitrale dello Sport riguardo ai livelli massimi di testosterone nelle atlete donne.

Parigi 2024, il milanista Bennacer difende la pugile Khelif

In difesa della Khelif s’è schierato nelle ultime ore anche Ismael Bennacer, centrocampista del Milan e suo connazionale. “Pieno sostegno alla nostra campionessa Imane Khelif, che sta subendo un’ondata di odio ingiustificato – ha scritto il giocatore rossonero -. La sua presenza ai Giochi Olimpici è semplicemente il risultato del suo talento e del suo duro lavoro. Crediamo in te per portare in alto i colori dell’Algeria”.

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