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Napoli, Raspadori abbatte gli stereotipi poi la confessione su Mazzarri e sul no alla Juventus

Dalla festa Scudetto al calo fisiologico di questa stagione col Napoli, passando per studio e allenamenti: la vita di Jack Raspadori, calciatore universitario

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Pietro De Conciliis

Pietro De Conciliis

Giornalista

Giornalista pubblicista e speaker radiofonico, per Virgilio Sport si occupa di calcio con uno sguardo attento e competente sui campionati di Serie B e Serie C

Giacomo Raspadori e la sua vita da bravo ragazzo. Calcio ad alti livelli ed università, parallelamente. Lo studio che non pregiudica l’attività sportiva, e viceversa. Si può fare, lo ha ribadito a gran voce l’attaccante del Napoli nel corso di un’intervista rilasciata a Walter Veltroni per la Gazzetta dello Sport. Dagli stereotipi sui calciatori alla ferma volontà di dimostrare di non essere solo una “macchina da soldi”, in un mondo che spinge continuamente verso modelli ricchi di sovrastrutture. Chiaramente, è stata anche l’occasione per toccare con mano i problemi del Napoli, oggi allenato da Walter Mazzarri.

Raspadori e la battaglia contro gli stereotipi sui calciatori

Giocare ai massimi livelli arricchendo il proprio bagaglio culturale, continuando a studiare senza accantonare il valore del percorso formativo. È possibile? Una domanda ricorrente, soprattutto per chi si approccia al mondo del football e per i giovani talenti in rampa di lancio, spesso distratti dal primo stipendio o dalla prima chance nel calcio che conta. Vi è sempre, però, un’eccezione alla regola: corrisponde a tutti quei calciatori, o sportivi, che hanno deciso di non abbandonare l’università o gli studi, come Jack Raspadori.

Sempre educato, mai una parola fuori posto, cattivo in campo e sotto porta, bravo nelle aule d’università. Sembra un’oasi nel deserto, ma non è così. Non è l’unico che ce l’ha fatta o ce la sta facendo. Quella del centravanti del Napoli è, a tutti gli effetti, una battaglia contro gli stereotipi sui calciatori.

“Siamo sempre di più a studiare e giocare, fortunatamente – ha detto Raspadori alla Rosea –. Uno dei primi è stato proprio Chiellini, che ora si è ritirato, poi è toccato ai vari Pessina, Pobega, Buongiorno. Hanno dimostrato che è possibile far convivere lo sport ai massimi livelli con la propria formazione. Vorrei combattere gli stereotipi sui calciatori. Mi ritengo una persona pratica, molto concentrata sul quotidiano, non faccio voli pindarici”.

I problemi del Napoli

Il matrimonio con Rudi Garcia è stato fragile sin dall’inizio. Un Napoli troppo ancorato ai dogmi di Luciano Spalletti, non pronto per assorbire e metabolizzare i nuovi dettami tattici del tecnico francese, poi esonerato dal presidente Aurelio De Laurentiis. Il ritorno di Walter Mazzarri all’ombra del Vesuvio e un ambiente che ha ritrovato serenità, nonostante le pesanti sconfitte maturate con Real Madrid, Inter e Juventus.

Raspadori, uno dei calciatori più utilizzati in assenza di Osimhen, è consapevole delle problematiche vissute in questa prima parte di campionato, dopo la straordinaria vittoria dello scorso anno e uno Scudetto che mancava da 33 anni. A gennaio, soprattutto in Supercoppa, toccherà di nuovo a lui, considerando la partenza del nigeriano direzione Coppa d’Africa.

“Penso sia fisiologico un calo dopo la vittoria dello scudetto – ha ammesso l’ex Sassuolo alla Gazzetta -. Non è un alibi, ma l’anno scorso è stato emotivamente dispendioso, non siamo abituati a vincere, non abbiamo sempre la cattiveria che discende da quella convinzione. Dobbiamo ritrovarla, ci stiamo lavorando – ha aggiunto –. Siamo una grande squadra, non possiamo e non dobbiamo dimenticarlo mai”.

L’idolo di Raspadori

Il talento che si educa, il lavoro che valorizza il dono di madre natura. È questa la filosofia di Giacomo Raspadori, classe 2000 che si sta ritagliando un ruolo da protagonista tra le fila del Napoli. Nonostante l’ingombrante presenza di Victor Osimhen, il ragazzo di Bentivoglio non demorde, continuando a sprintare e a segnare. Lo fa seguendo le orme dei suoi idoli, giocatori che hanno fatto la storia del calcio europeo e mondiale.

Ce n’è uno in particolare che lo ha sempre attratto più di tutti: È il Kun Aguero – ha rivelato Raspadori –. Per caratteristiche fisiche e per modo di stare in campo, mi ci rivedo. Poi, ho seguito molto Di Natale, Rooney e Tevez, calciatori fortissimi”.

Raspadori, sogno di mercato di Juve, Inter e Milan

L’esplosione e la consacrazione in Serie A con la maglia del Sassuolo, squadra con cui è arrivato a conquistare traguardi impensabili per una società che rappresenta una comunità di poche migliaia di abitanti. Poi, il grande salto. La scelta di approdare al Napoli e di sposare il progetto di De Laurentiis, nonostante le sirene delle “strisciate”: dalla tradizione Juve alla voglia di riscatto del Milan, passando per un’Inter che voleva diventare più italiana.

“Mi avevano cercato Juve, Inter e Milan, – ha ricordato l’attaccante – ma sono felice di giocare con il Napoli, anche per la storia di calciatori che sono passati di qui, come Maradona e Juliano. Sono un ragazzo ambizioso, avevo bisogno di uscire dalla mia comfort zone e lottare per lo scudetto, oltre che per le coppe europee. Lo Scudetto qui a Napoli era nell’aria, c’era un’energia particolare che ci spingeva, un desiderio comune diventato gioia collettiva”, ha concluso un’emozionato Raspadori.

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